Hai inserito uno o più impianti dentali qualche anno fa e stai cominciando a chiederti per quanto tempo ancora resteranno solidi al loro posto prima di cedere e richiedere un nuovo intervento da parte del tuo implantologo? Per altro, con il passare del tempo, ti stai accorgendo della comparsa di un bordo nero o comunque di colore scuro tra corona e gengiva? Vorresti che non si vedesse ma non sai come fare?
La letteratura scientifica riporta pubblicazioni che attestano il corretto funzionamento di protesi su impianti per un tempo medio di 10/15 anni superiore al 95 per cento (Torabinejad et al., J Endod 2015; Setzer & Kim, J Dent Res 2014; Lang et al., COIR 2012). Per far sì che un impianto dentale abbia la durata più lunga possibile, è innanzitutto importante curarne la corretta igiene sia domiciliare che professionale.
Le soluzioni protesiche vanno sempre valutate caso per caso. Talvolta, in caso di forte riassorbimento osseo, vengono utilizzati impianti particolarmente corti, mentre alte volte possono essere realizzate protesi fisse complete eseguite su sei o anche solo quattro impianti. All’arcata superiore, dove l’osso è generalmente più spugnoso, quest’ultimo caso ha spesso una prognosi meno favorevole, quindi una durata media più breve. In ogni caso, i fattori che entrano in gioco nella determinazione della vita media di un impianto dentale sono tanti, tra cui l’occlusione che richiede una corretta valutazione dell’arcata antagonista.
L’impianto dentale può essere per sempre?
Dipende dai casi. Ovviamente proprio come succede per una protesi all’anca o al ginocchio, se il paziente è giovane sarà costretto a sostituirla con una nuova, mentre se il soggetto è in là con gli anni probabilmente la sua protesi sarà per sempre. Questo perché l’usura di una protesi in un giovane è maggiore rispetto a quella di una persona anziana.
La stessa cosa vale per gli impianti dentali, se non ci sono condizioni particolari che richiedono la rimozione della protesi, ad esempio la rottura dell’impianto o una perimplantite, un paziente di 70 anni e più, probabilmente non avrà la necessità di sostituirlo.
Molto dipende dallo stile di vita e dalla corretta igiene orale che se non viene curata al meglio annulla quanto detto fino ad ora. È vero infatti che l’impianto ha una durata media di 10 o 15 anni, ma se non si procede a una corretta manutenzione si rischia di doverlo sostituire dopo pochi anni.
Un discorso a parte merita il fallimento di un intervento di implantologia.
Un impianto dentale può essere rigettato dall’organismo e quindi fallire?
Il fallimento con conseguente perdita prematura dell’impianto dentale non dipende in alcun caso dal suo rigetto fisiologico. In pratica il rigetto di un impianto non esiste. Tale possibilità, di cui pure spesso si parla, è in realtà sconfessata nella letteratura scientifica, secondo cui l’osteointegrazione può fallire per varie cause intraoperatorie come:
- Surriscaldamento dell’osso
- Contaminazione della superficie dell’impianto con la saliva
- Errata valutazione del tipo di osso
- Errata valutazione del tipo di carico
- Non rispetto delle condizioni di sterilità del campo operatorio
Inoltre, le cause di un’infezione batterica attorno all’impianto possono essere numerose e dipendono da alcuni fattori, tra cui:
- Preparazione inadeguata all’intervento, approccio chirurgico non sterile, errata preparazione del cavo orale del paziente all’intervento
- Errata profilassi antisettica e antibiotica pre- e post-chirurgica, scorretta condotta post-operatoria da parte del paziente (evitare il fumo)
- Inadeguato mantenimento di una corretta igiene domiciliare e del mantenimento igienico professionale nel tempo
Le cause sopraelencate, già riportate nella pagina sul rigetto dell’impianto dentale, possono determinare in realtà il fallimento, quindi come detto la perdita, non il rigetto dell’impianto, dal momento che le leghe di titanio di cui sono fatti i perni non possono generare alcuna intolleranza o incompatibilità con la fisiologia umana. Solitamente la perdita si verifica dopo poco tempo dall’intervento implantare, non dopo anni, a meno che non intervengano patologie quali la periimplantite; quindi il più delle volte, se un impianto è ancora solido dopo 6 o 7 anni, è molto probabile che sia stato praticato correttamente.attorno
Proprio per quanto riguarda la Perimplantite (complicanza a lungo termine che determina perdita di osso attorno agli impianti paragonabile alla parodontite che determina perdita di osso attorno ai denti) va detto che una delle principali cause di perdita di impianti per perimplantite negli anni successivi si ha a causa di un errata cementazione della corona sull’impianto quando rimane del cemento sotto gengiva che con il tempo si infetta e con il tempo determina un riassorbimento di osso attorno all’impianto
Annerimento della corona dentaria
Può capitare di vedere un bordo nero tra corona e moncone. Quasi sempre si tratta del metallo del bordino della coronao del bordino dell’impianto che diventa visibili a causa delle recessioni gengivali. Tale retrazione può essere determinata da accumulo di placca e tartaro e va comunque diagnosticata con certezza a seguito di una visita specialistica in un centro di implantologia dentale.
Tale evenienza può essere evitata mediante una corretta gestione dei tessuti molli e duri all’atto dell’inserimento dell’impianto. Ispessendo infatti ad esempio i tessuti molli con innesti di connettivo si può evitare questa problematica.
Spesso abbiamo invece la stessa gengiva che con il tempo diventa più scura e violacea. Questo può essere dovuto sia ai tessuti troppo sottili che lasciano trasparire il collo metallico dell’impianto, sia a pigmentazioni che si possono avere se si utilizzano materiali non nobili nella realizzazione della corona oro-ceramica.
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