Chi ha perso uno o più denti, trova negli impianti dentali una delle soluzioni più efficaci non solo per riacquistare un bel sorriso, ma anche per risolvere diversi problemi legati alla masticazione e alla fonazione che spesso accompagnano la caduta di più elementi dentari, tuttavia capita che per cause diverse si debba rimuovere un impianto dentale e sostituito con uno nuovo.
Perché rimuovere un impianto dentale
La paura più grande di chi deve sottoporsi a un intervento di implantologia è il rischio di rigetto dell’impianto. In realtà questo è un timore del tutto infondato perché il rigetto di un impianto non esiste, essendo il titanio un materiale biocompatibile, piuttosto nel tempo possono verificarsi una serie di altre problematiche tali da richiederne la rimozione:
Perimplantite
La perimplantite, infezione dovuta agli stessi agenti patogeni che causano la parodontite, è una delle prime cause della perdita di un impianto dentale. Se diagnosticata nelle fasi iniziali è possibile porvi rimedio attraverso accurate sedute di igiene dentale professionale (effettuate ogni tre mesi nei pazienti parodontopatici), mentre nel caso in cui la perimplantite abbia già attaccato l’osso che ospita l’impianto, è necessario un intervento chirurgico.
Quando la forma del riassorbimento osseo lo permette è possibile attraverso un intervento chirurgico rigenerare l’osso attorno all’impianto, o al massimo stabilizzare la perimplantite eliminando la tasca (chirurgia resettiva).
Nei casi più gravi si deve procedere alla rimozione dell’impianto per eliminare l’infezione e nel caso rigenerare l’osso per poter applicare successivamente un nuovo impianto.
Impianto mal posizionato
Nel caso in cui un impianto venga mal posizionato a causa di un errore del dentista è spesso necessario rimuoverlo.
Può capitare infatti che venga collocato troppo vicino a un nervo determinandone la compressione oppure che venga inserito troppo esterno o inclinato rendendo impossibile la protesizzazione o creando un grosso disagio estetico per il paziente.
Rottura dell’impianto
Per quanto i materiali con cui vengono realizzati gli impianti dentali siano molto resistenti e durevoli, può capitare che possa rompersi o piegarsi. In questi casi l’unica soluzione percorribile è la rimozione del vecchio impianto per sostituirlo con uno nuovo.
Oggi con l’innovativa lega di di titanio e zirconia (Roxolid) è possibile inserire impianti di soli 3 millimetri in sicurezza essendo una lega molto più resistente del titanio di tipo IV.
Mancata osteointegrazione
Se l’impianto non si è perfettamente integrato nell’osso è necessario rimuoverlo.
Questo può avvenire per una serie di fattori riconducibili o ad un errore del paziente o più spesso ad un errore dell’operatore.
La perdita dell’impianto nei mesi successivi all’intervento si ha ad esempio se la superficie dell’impianto si è contaminata con fluidi salivari o altro al momento della sua inserzione, se nella preparazione del sito implantare non c’è stata sufficiente irrigazione e si è avuto un surriscaldamento dell’osso, se l’impianto ha subito un carico masticatorio per cui anziché avere un osteointegrazione abbiamo una fibrointegrazione, se il paziente non ha seguito le indicazioni dell’odontoiatra (fumo, antibiotico, igiene orale, etc).
In genere in questo caso la rimozione dell’impianto è abbastanza semplice in quanto si può rimuovere semplicemente svitandolo.
In caso di mobilità dell’impianto questo non è MAI recuperabile e pertanto va sempre rimosso quanto prima.
Richiesta da parte del paziente
Se la maggior parte dei pazienti vive l’applicazione dell’impianto dentale e il recupero di un bel sorriso come una vittoria, una liberazione dall’imbarazzo dovuto alla mancanza di uno più denti, ci sono casi rari in cui è lo stesso impianto a provocare un disagio fisico o psicologico in chi lo porta. In questi casi può capitare che sia lo stesso paziente a richiedere la rimozione dell’impianto. In circostanze come queste, dopo aver verificato che non ci sia una reale complicazione che giustifichi l’estrazione dell’impianto, il dentista dovrebbe provare a guidare il paziente in questa scelta spiegando la procedura e le conseguenze di un’asportazione dell’impianto dentale.
Come rimuovere l’impianto
La rimozione di un impianto dentale è un operazione delicata in quanto si va ad agire anche sull’osso che deve essere ricostruito subito dopo.
Per questo motivo prima di procedere è importante effettuare un’indagine approfondita che permetta di valutare in modo accurato ogni singolo caso e stabilire come e se è necessario eseguire l’estrazione dell’impianto dentale.
L’estrazione di un impianto non è una procedura semplice come estrarre un dente.
Infatti il dente è collegato all’osso da un legamento parodontale. Applicando una forza utilizzando leve e pinze andiamo letteralmente a strappare questo legamento che collega il dente all’osso.
L’impianto invece dopo essere stato avvitato si lega all’osso nei mesi successivi al suo inserimento attraverso un legame di osteointegrazione molto intimo e forte. È stato dimostrato che il legame osso-impianto è più forte rispetto al legame osso-osso. Per intenderci, applicando una forza enorme si fratturerebbe l’osso, ma non si staccherebbe l’impianto dall’osso.
Tutto questo rende l’estrazione dell’impianto molto difficile.
Fortunatamente il progresso e la tecnologia oggi ci permettono di togliere un impianto in modo più veloce e meno distruttivo nei riguardi dell’osso.
Per rimuovere un impianto oggi si possono utilizzare
- kit di estrattori specifici prodotti dalla casa implantare. Questi dispositivi si avvitano all’interno di un impianto e permettono di sviluppare grandi forze di svitamento.
- kit di estrattori generici per tutti i tipi di impianti. In pratica sono dispositivi in acciaio monouso che letteralmente si avvitano all’interno dell’impianto usando un movimento antiorario e permettono di esercitare forze di svitamento elevatissime pari a 200 Newton. In questo modo si riescono semplicemente a svitare la maggior parte degli impianti.
- nei casi più difficili – come gli impianti messi nella mandibola dove l’osso è più duro e compatto o gli impianti mal posizionati che non hanno perso supporto osseo e quindi sono ancorati ad esso per tutta la loro superficie – può essere necessario usare delle frese cave sottilissime. Ma saranno usate solo per i primi millimetri, giusto per ridurre la resistenza allo svitamento e poi provare ad usare nuovamente gli estrattori.
- oggi grazie ai manipoli sonici ed alla Piezosurgery è possibile separare l’impianto dall’osso con un minore sacrificio di osso. Infatti queste frese eliminano l’osso vibrando e agiscono in modo selettivo a differenza delle frese cave che agiscono su tutta la circonferenza dell’impianto. In più possono essere molto più sottili rispetto alle frese cave riducendo quindi l’asportazione di osso.
In ogni caso è importante subito dopo aver estratto l’impianto trattare il sito attraverso manovre di rigenerazione per permettere di mantenere il volume osseo al fine di poter successivamente sostituire l’impianto rimosso con un nuovo impianto.
Sostituzione del vecchio impianto
Prima di sostituire il vecchio impianto dentale con uno nuovo è necessario valutare la quantità di osso a disposizione per garantire il successo dell’intervento. Se l’osso che deve ospitare la vite implantare non è sufficiente, allora si ricorre a manovre di rigenerazione ossea con materiali bio-compatibili.