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Quanto Costa l’Impianto Dentale?

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Tra le domande che genericamente ci si pone rispetto a quanto costa il dentista, una delle più frequenti riguarda il prezzo di un impianto dentale, ossia perché un’operazione di questo tipo raggiunge cifre importanti.

Oggetto di curiosità sono proprio i fattori che nelle ricerche on line fanno oscillare il costo medio di un impianto dentale comprensivo di corona dai 1.200 euro ai 3000 euro per un singolo dente e dai 4.000 euro fino a 30.000 euro per un’intera arcata.

Partiamo col dire che per inserire un impianto occorre una vera e propria operazione chirurgica perché si tratta di sostituire uno o più denti mancanti con radici in titanio ancorate all’osso che fungono da supporto per una protesi. Questo tipo di intervento si svolge in anestesia locale, ma nel caso il paziente abbia particolarmente paura del dolore è possibile effettuare una sedazione cosciente grazie alla presenza di un anestesista. Inoltre in caso di  pazienti particolarmente sensibili alla paura del dolore, possiamo operare con mediante un implantologia guidata, che permette all’implantologo di essere particolarmente preciso evitando l’incisione della gengiva che produce a volte  gonfiori, sanguinamenti e tumefazioni ed evitando con questa metodologia l’inserzione di punti.

Fattori che incidono sul prezzo dell’impianto dentale

Ma esaminiamo quali sono alcuni degli elementi che influenzano il costo delle procedure implantologiche.

Un intervento di implantologia ha di per sé un iter abbastanza lungo e dispendioso che comprende:

  • Visite ed esami specialistici, prima dell’operazione per controllare quante viti e corone sono necessari e per verificare che l’osso possa supportare l’impianto. Dopo l’operazione per  valutare lo stato dell’impianto.
  • Deficit di osso residuo, in questi casi è necessario ricorrere a manovre di rigenerazione ossea, come un rialzo del seno mascellare o un innesto osseo o un espansione ossea, che richiedono maggiore tempo da dedicare al trattamento e maggiori costi.
  • Gestione tessuti duri e molli. Oltre agli innesti ossei è fondamentale gestire anche la gengiva attorno all’impianto nella sua dimensione e nel suo spessore.
  • Rimozione vecchi impianti, in alcuni casi è necessario rimuovere vecchi impianti a causa di infezioni, che portano alla perdita di tessuto osseo, o perché sono stati posizionati in modo scorretto causando non solo problemi alle protesi, ma anche all’estetica.
  • Gestione dello studio, in cui rientrano le spese fisse di gestione. Uno studio localizzato nelle regioni del nord può avere spese maggiori essendo il costo della vita risaputamente  più alto. 
  • Materiali usati, una protesi in ceramica costa molto di più rispetto a una in resina o in composito.
  • Marche, sul mercato sono presenti diverse case produttrici, alcune più attente di altre alla ricerca e all’uso di materiali d’avanguardia nella costruzione degli impianti dentali. Nel nostro studio vengono usati impianti della Straumann e NobelBiocare, la cui affidabilità è riconosciuta a livello internazionale

Infine e non ultimo incide nell’onorario che un professionista può chiedere per l’inserimento di un impianto la professionalità e la competenza del professionista! Il costo per un costante aggiornamento a corsi e congressi è sempre molto elevato sia in termini di tempo che di costi! Anche un errore di posizionamento di un impianto di pochi millimetri può incidere notevolmente sul risultato estetico.

Per tutti questi motivi è impossibile a nostro avviso garantire predicibilità e qualità di un trattamento al di sotto di determinate cifre!

Detrazioni fiscali spese mediche

Non tutti sanno che le spese mediche dentali e per l’implantologia sono deducibili come detrazioni fiscali in fase di denuncia dei redditi per un importo pari al 19% del loro ammontare.

Per avere le detrazioni è indispensabile conservare tutte le fatture per le spese dentali e gli scontrini dei farmaci prescritti. 

Quali garanzie ho per la durata dell’impianto?

Molto spesso i pazienti prima di sottoporsi a un intervento per impiantare un dente (e di spendere cifre rilevanti) cercano garanzie sulla lunga durata dell’impianto.

Possiamo affermare che non esistono garanzie certe, nessun professionista serio sarà in grado di dire con sicurezza “questo impianto dura 6 o 10 anni”.

Oggi sappiamo che se gli impianti sono messi in modo corretto dopo 10 anni hanno una percentuale di sopravvivenza di oltre il 95 per cento!

D’altro canto però ci teniamo a dire che l’implantologia richiede precisione e meticolosità, perché in assenza delle condizioni adeguate un impianto dentale può fallire. In questo caso non dovremmo parlare di rigetto dell’impianto, perché questo non esiste, ma di errore umano del professionista o del paziente o di condizioni di difficoltà estreme che possono pregiudicare la riuscita dell’intervento!

L’unica cosa che un dentista può fare è offrire il miglior servizio possibile utilizzando i materiali migliori presenti sul mercato.

Gli impianti che usiamo nel nostro studio dentistico sono realizzati in Titanio, materiale che non provoca reazioni da corpo estraneo e si integrano perfettamente all’osso. La Straumann ad esempio ha brevettato nuovi impianti costruiti con una lega di titanio e zirconio che permettono di protesizzare impianti sottili evitando grandi manovre rigenerative. Ha anche brevettato una nuova superficie SLActive che permette la guarigione nell’osso ad esempio all’arcata inferiore in sole 3 settimane.

Inoltre sia Straumann e Nobel Biocare forniscono una certificazione di originalità dei propri prodotti ed un passaporto implantare in modo tale che il paziente, in caso di necessità, possa ricevere assistenza in qualsiasi parte del mondo.

Esistono cure alternative all’impianto?

Denti profondamente cariati, in pulpite, necrotici o con danni parodontali gravi possono essere curati. Il nostro studio dentistico si impegna costantemente ad attuare le migliori terapie nell’ambito dell’odontoiatria conservativa allo scopo di salvare i denti naturali ed evitare il ricorso agli impianti. Quando possibile il dente naturale è sempre meglio di un impianto.

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Risparmiare dal dentista? Si può fare!

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Tutti conoscono l’importanza di avere un bel sorriso e una bocca sana, non soltanto per un fatto puramente estetico, ma anche sotto aspetti psicologici e fisiologici. Avere una dentatura perfetta migliora l’autostima e i rapporti interpersonali, svolgendo un effetto benefico sullo stato d’animo.

Purtroppo molti rinunciano non solo a sfoggiare un sorriso smagliante, ma anche alla salute della propria bocca, per paura dei costi troppo elevati presenti nei tariffari degli studi dentistici.

Anzi convinzione diffusa è che il modo migliore per risparmiare i soldi di una visita odontoiatrica sia quello di non sedersi mai sulla poltrona del medico.

Nulla di più sbagliato. Oggi vogliamo mostrati come andare regolarmente dal dentista possa farti risparmiare molti soldi.

Basti pensare alla carie, che se viene diagnosticata in tempo si risolve con una semplicissima otturazione, ma se trascurata rende necessaria una devitalizzazione del dente e l’utilizzo di una corona (“capsula”) dentale, con conseguente aumento di tempo, materiali e costi.

Va da sé che mantenere bocca e denti nella migliore condizione possibile aiuta a fare economia.

Come risparmiare dal dentista

La parola d’ordine è prevenzione, che deve iniziare a casa con una corretta igiene orale quotidiana. Spazzolino e filo interdentale non devono mai mancare alla fine di ogni pasto, così come sarà opportuno sottoporsi a periodiche visite dal dentista utili a individuare sul nascere eventuali patologie, evitando così che possano verificarsi problemi più seri. Come abbiamo detto prima, più il problema riscontrato è lieve più la terapia sarà efficace e meno costosa.

Importantissima è anche la pulizia dei denti professionale, che andrebbe fatta almeno due volte l’anno fino a 4 volte l’anno nei pazienti parodontopatici. Eliminare il tartaro vuol dire evitare tutta una serie di malattie che possono danneggiare l’osso e le gengive.

Anche avere un’alimentazione sana aiuta a risparmiare sui costi del dentista. Forse non tutti sanno che mangiare verdura, ma soprattutto tanta frutta aiuta a far passare la voglia di dolce. Ciò si traduce in una minore assunzione di zuccheri semplici che aiuta a prevenire la carie.

Nel caso alcuni denti siano già caduti è importante rimpiazzarli nel più breve tempo possibile in quanto gli altri denti tenteranno a spostarsi alterando talvolta l’equilibrio occlusale che necessita di un lungo trattamento ortodontico per essere corretto.

Importante è la scelta fatta a monte, cioè contattare uno studio dentistico in base alla professionalità dei medici che vi esercitano, i quali devono essere iscritti all’Ordine dei Medici e degli Odontoiatri. Sempre più spesso infatti si verificano casi in cui a esercitare la professione sono persone non accreditate, i cosiddetti “abusivi”. Risparmiare affidandosi a personale non qualificato vuol dire una maggiore spesa in futuro per rimediare eventuali danni.

Non fumare! Oltre a essere dannoso per la salute, il fumo peggiora di molto lo stato delle malattie gengivali e dell’intera bocca. 

Le spese sostenute per i trattamenti odontoiatrici per se e per i familiare a carico sono detraibili dalle tasse per un importo pari al 19%.

Guadagnare con il dentista

Fino ad ora abbiamo affrontato gli aspetti legati al risparmio, ma una cosa che spesso non viene considerata è che, curando i propri denti in modo adeguato si può anche guadagnareAvere un bel sorriso migliora di molto umore e autostima e di conseguenza la possibilità di affrontare con maggiore sicurezza le situazioni impegnative della vita quotidiana. Forse non ci si pensa mai, ma denti curati e una bocca sana ti offrono una marcia in più per riuscire ad ottenere, ad esempio, un buon lavoro o a presentarti nella società.

Infine, non soffrire di problemi legati ai denti vuol dire non essere costretti, ad esempio, a richiedere giorni di ferie quando il dolore si fa insopportabile, con una ricaduta sul portafoglio da non sottovalutare.

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Denti Cariati, Come si Curano

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La carie dentale è una delle patologie più diffuse in ambito odontoiatrico. Consiste in un processo distruttivo a carico dei tessuti duri del dente a causa dell’azione di alcuni tipi di batteri presenti nella bocca e che trovano nella placca e nel tartaro l’ambiente ideale per riprodursi. Generalmente, i denti più interessati del processo carioso sono i molari, i premolari e gli incisivi superiori, mentre le zone più colpite dalla carie sono gli spazi interdentali, dove la rimozione del cibo risulta più difficile.

Nella sua fase iniziale la carie dentale è asintomatica e si manifesta come cambiamento di colore nello smalto che presenta macchie più scure. Man mano che progredisce e arriva alla polpa del dente, provoca un forte dolore ai denti, che visivamente presentano una specie di “buco” scuro contenente materiale rammollito. Si può sviluppare una forte sensibilità dentale.

È importante ricordare che il dolore dentale non è provocato esclusivamente dalla carie in fase avanzata, quindi dai denti bucati, ma anche da gengiviti, ascessi e pulpiti, ragion per cui è sempre opportuno consultare un dentista per risolvere questo problema in modo definitivo.

Cosa causa la carie?
Cibi, quali no e quali sì?
Abitudini che favoriscono la carie
Denti da latte cariati
Diagnosi della carie
Tipi di carie
Come si cura la carie
Curare la carie senza otturazione
Esistono dentifrici che rigenerano lo smalto?
Si può prevenire la carie assumendo fluoro?
Si può curare la carie da soli?
Si può curare la carie con la dieta e con gli integratori?
Carie non curata, quali complicazioni?
Quanto costa curare una carie?

Processo Carioso

Il processo carioso inizia con l’indebolimento dello smalto a opera degli acidi prodotti dai batteri che con il tempo riescono a bucare questa barriera, arrivando prima alla dentina e poi alla polpa ricca di vasi e terminazioni nervose.

Se non viene curata nemmeno in questa fase, possono manifestarsi complicazioni più importanti del classico mal di denti. I batteri che attaccano la polpa possono compromettere la salute del dente causando parodontite apicale, ascessi, granulomi o cisti.

In genere il processo di evoluzione della carie è molto lungo e può completarsi in un periodo che supera i 6 mesi.

Cosa causa la carie

Le cause che determinano la carie sono ancora poco note. Come già detto si sa che i batteri che abitano la nostra bocca in alcuni casi possono diventare pericolosi e iniziare a bucare i denti con il processo carioso. Il più temuto tra i batteri è sicuramente il lattobacillo che nutrendosi di glucosio produce come prodotto di scarto una sostanza ad alto contenuto di acidità, il lattato, che riesce a sciogliere e bucare man mano lo smalto dentale.

Questi micro organismi diventano molto pericolosi quando:

  • Si accumulano in modo eccessivo sui denti per la scarsa igiene orale, formando così placca e tartaro
  • Hanno molto cibo a disposizione a causa di un’alimentazione ricca di zuccheri e carboidrati
  • La quantità di saliva diminuisce. Non tutti sanno che la saliva è in grado di esercitare una funzione protettiva, antimicrobica e immunitaria nei confronti degli agenti cariogeni grazie ad alcune sostanze disciolte in essa.

I batteri non sono gli unici responsabili della carie, esistono diversi fattori e cattive abitudini che possono favorire l’insorgere di questa patologia.

Cibi: quali no e quali sì

alimenti che favoriscono la carie

alimenti che favoriscono la carie

Tutti conoscono la relazione tra alimentazione e insorgenza della carie. Ma se è vero che ci sono alcuni cibi che possono incidere su questo processo è altrettanto vero che questi alimenti rappresentano un pericolo se rimangono a lungo nella bocca. Per evitare di ritrovarsi i denti bucati dalla carie, è sufficiente ricordare di lavarsi accuratamente i denti dopo ogni pasto, in particolar modo la sera prima di andare a letto.

Tra i cibi particolarmente insidiosi per la salute dei denti ci sono quelli contenenti zuccheri semplici, come il saccarosio e il glucosio, che possono essere sostituiti dal fruttosio che ha un potere cariogeno inferiore. Sul banco degli imputati ci sono anche i carboidrati complessi, come quelli presenti nei salatini o nelle patatine in busta, e quegli alimenti appiccicosi, come caramelle ma anche marmellata e alcuni tipi di frutta secca, ad esempio l’uva passa.

Attenzione anche a frutti come agrumi, fragole e ananas in quanto sono piuttosto acidi.

Esistono altri tipi di alimenti che invece aiutano a difendere la salute del cavo orale:

  • Il vino rosso contiene sostanze, le proantocianidine, capaci di prevenire carie e malattie parodontali
  • I funghi per gli effetti positivi dell’acido chinico
  • Il latte e lo yogurt per il calcio
  • La verdura cruda e frutta tipo mele che per la loro consistenza croccante aiutano l’autopulizia dei denti
  • La propoli per i suoi effetti antibatterici
  • Il cioccolato fondente con cacao all’80% contiene antibatterici naturali
  • I mirtilli rossi grazie alla presenza di procianidine
  • Il wasabi che contiene alcune molecole, isotiocianati, che impediscono ai batteri di aderire ai denti
  • L’acqua e il tè per la presenza di fluoro

Abitudini sbagliate

Ci sono alcune abitudini che favoriscono la porliferazione dei batteri presenti nel cavo orale. Prima di tutto la scarsa igiene orale e poi il fumo.
Alcuni tipi di tabacco, infatti, contengono zuccheri che aumentano la probabilità di sviluppare la carie, ma il fumo può essere anche responsabile di malattie come la piorrea e la recessione gengivale, che lasciano scoperti i colletti dentali, condizioni che facilitano l’attacco da parte degli agenti patogeni alla polpa dentale e l’insorgere dei classici buchi nei denti.

Denti da latte cariati

denti da latte cariati

Denti da latte cariati

Come quelli degli adulti, anche i denti decidui dei bambini possono essere attaccati dalla carie. Questa patologia interessa soprattutto i 4 incisivi superiori e i molari da latte.

Nei bambini il processo cariogeno è molto più veloce in quanto i denti da latte hanno una dimensione molto più piccola e lo smalto meno mineralizzato.

Tra le cause della carie dei denti da latte ci sono la scarsa igiene orale e la mancanza di fluoro. Non sempre i bambini riescono a pulire in modo adeguato il cavo orale, si consiglia pertanto l’utilizzo dello spazzolino da parte dei genitori sin dall’eruzione del primo dentino e di integrare la dieta dei più piccoli con fluoro (tranne nelle zone in cui l’acqua è già ricca di fluoro).

Cosa fare se il dente da latte e già cariato?

Erroneamente si pensa che il dente da latte cariato non debba essere curato perché è destinato a cadere. In realtà la carie dei denti decidui deve essere trattata perché non solo è molto dolorosa, ma potenzialmente dannosa per lo sviluppo dei denti permanenti e della mandibola.

Nel caso in cui la carie sia già in uno stadio avanzato e non fosse possibile curare il dente già bucato in modo irreparabile, sarà necessaria l’estrazione.

Diagnosi della carie

Come abbiamo detto la carie nel suo stadio iniziale è asintomatica e difficile da vedere; per evitare che degeneri, è necessario sottoporsi periodicamente a visite dal dentista in modo tale da poter diagnosticare precocemente la patologia.

La diagnosi della carie è suddivisa in: diagnosi in presenza, di attività e di rischio.

Diagnosi in presenza

Si basa sull’osservazione diretta delle superfici accessibili per valutare la colorazione dello smalto e la presenza di eventuali cavità aperte. In questa fase, il dentista può effettuare diversi esami strumentali, come l’utilizzo di specilli appuntiti, la transilluminazione, la conduttanza elettrica, la fluorescenza laser e le radiografie digitali o tradizionali.

Diagnosi di attività

La valutazione dell’attività della lesione cariosa è basata sull’attenta osservazione del colore e della consistenza dei tessuti del dente.

Diagnosi di rischio

In cui vengono valutati i principali fattori di rischio come la predispozione, la presenza di batteri acidogeni e il tipo di alimentazione. Questo tipo di diagnosi permette di mettere in atto misure preventive per i pazienti che presentano elevate possibilità di sviluppare un processo carioso.

Tipi di carie

Non tutti sanno che esistono diversi tipi di carie con differenti evoluzioni:

  • carie cronica: ha un lento decorso, circa 2 anni, e non presenta una forte sensibilità dentale
  • carie acuta: evolve in circa 6 mesi
  • carie secondaria (o recidivante): è una carie che non è stata curata in modo adeguato e si ripresenta dove c’è già l’otturazione
  • carie interdentale: si sviluppa nello spazio tra i denti

Come si cura la carie

La miglior cura è sicuramente la prevenzione. Con la corretta igiene dentale, la pulizia professionale periodica e una sana alimentazione, è possibile diminuire di molto le probabilità che si presenti una carie.

Quando è troppo tardi e il processo è già avviato, l’unica cosa da fare è rivolgersi a un dentista. Il principale trattamento per la cura della carie è l’otturazione con cui si sigillano tutte le fessure e i canalicoli causati dai batteri. Se il processo carioso ha già superato lo smalto e la dentina e sta attaccando la polpa, allora è necessario devitalizzare il dente. La branca dell’odontoiatria che cura questo genere di problemi è l’endodonzia.

Curare la carie senza otturazione

Alcuni siti web parlano di tecniche alternative all’otturazione per curare la carie senza trapano. Sarebbero ideali per tutti i pazienti che soffrono di particolare sensibilità ed hanno paura del dentista. Nella maggior parte dei casi tali tecniche non ottengono pubblicazioni scientifiche su siti ad impact factor elevato come Pubmed, quindi le riportiamo pur consapevolmente di ciò, per semplice completezza d’informazione:

Prep Start

È una tecnica che si basa su di un apparecchio che emette di biossido di alluminio, un minerale che con le sue particelle micronizzate, utilizza l’energia cinetica per abradere il tessuto dentario cariato. È necessaria una discreta abilità per dirigere opportunamente il getto che opportunamente calibrato rimuove unicamente il tessuto dello smalto e/o della dentina cariata, risparmiando il tessuto dentale sano.

EAER

Nigel Pitts e i suoi colleghi del London Dental Institute presso il King’s College di Londra hanno sviluppato un nuovo sistema per la rimozione della carie basato su una tecnica denominata Electrically Accelerated and Enhanced Remineralisation (EAER).
La tecnica consente di accelerare il movimento naturale di calcio e fosfato nel dente danneggiato, stimolandone così la riparazione.

Curare la carie con il laser

curare la carie con il laser

Curare la carie con il laser

Spesso si sente parlare dell’utilizzo del laser per la cura della carie, ma meno frequentemente vengono elencati gli svantaggi che questo tipo di trattamento comporta. Ad esempio, durante il suo funzionamento la punta del manipolo può raggiungere elevate temperature che possono surriscaldare la polpa del dente causandone la necrosi. A discapito dell’utilizzo del laser nei pazienti, c’è il forte rumore che spesso spaventa, rendendo più lungo e difficoltoso il trattamento.

Dentifrici per rigenerare lo smalto

Un altro aspetto spesso dibattuto tra i pazienti riguarda l’esistenza di dentifrici più affidabili di altri per contrastare il processo carioso. Una domanda che ci si pone spesso è se esistano dentifrici in grado di rigenerare lo smalto chiudendo i buchi provocati dalla carie. È subito opportuno dire che il processo di erosione dello smalto è irreversibile, infatti il nostro organismo non riesce a rigenerarlo autonomamente, tuttavia si legge di dentifrici contenenti silicato di calcio e fosfato di sodio anche abbastanza costosi che promettono una rigenerazione dell’82% dello smalto e addirittura la chiusura di eventuali fori microscopici causati da bevande gassate o alimenti zuccherati. Vorremmo essere molto chiari su questo punto, dicendo che non esistono dentifrici in grado di curare carie già presenti, questi possono solo eventualmente contribuire a fortificare lo smalto dentale.

Prevenire la carie assumendo fluoro

L’assunzione di Fluoro a partire dalla gravidanza (da parte della madre) e proseguendo nel bambino fino ad un’età intorno ai 7 anni, può determinare una mineralizzazione tale da rendere i denti inattaccabili dagli acidi responsabili della carie prodotti dallo streptococco mutans. È tuttavia importante dosare bene l’assunzione di fluoro, dal momento che una dose eccessiva potrebbe produrre macchie sui denti a livello profondo, quindi non facili da rimuovere. Occorre tener conto che il fluoro è già presente in alcuni alimenti e in alcune località è spesso presente in certe concentrazioni anche nell’acqua del rubinetto di casa. Queste contingenze rendono ancora più difficile determinare il dosaggio ideale di fluoro.

Si può curare la carie da soli?

La cura della carie fai da te è alquanto impossibile poiché i tessuti rammolliti non hanno capacità rigenerative, quindi l’unico modo per fermare l’evoluzione del processo è rivolgersi al dentista che procederà al trattamento per l’eliminazione del problema. Può sembrare assurdo che si ribadisca l’inattuabilità delle cure odontoiatriche in autogestione, ma sempre più spesso si sente parlare di vendita del “kit del dentista fai da te” che promette risultati eccellenti con un notevole risparmio. Il nostro consiglio è quello di rivolgersi sempre a uno specialista perché troppo spesso si rischia di fare più danno che altro. Insomma, detto in parole povere, non puoi curare i buchi nei denti da solo, perché curare una carie da soli è impossibile.

Come detto più volte, l’unico modo per curare la carie da soli è la prevenzione.

Curare la carie con la dieta e gli integratori

Detto questo, esistono teorie alternative, secondo cui sarebbe possibile curare una carie autonomamente, a casa, agendo sulla dieta per rimineralizzare un dente. Il Dr. Price ha studiato i denti di popolazioni che non hanno mai mangiato cibo occidentale e che non conoscevano le pratiche di igiene orale. Ha scoperto che, nonostante non avessero mai lavato i denti e che i residui di cibo rimanessero indisturbati incastrati in bocca per settimane, questi indigeni possedevano una dentatura sana senza traccia di carie. Sebbene la letteratura scientifica moderna sconfessi questa teoria, secondo alcuni sarebbe possibile addirittura invertire il processo di erosione dello smalto a seguito di una carie, rimineralizzando il dente con la corretta alimentazione, evitando legumi e in genere cibi ricchi di zuccheri, quindi bloccando il rifornimento ai batteri che provocano la carie. Occorrerebbe invece assumere vitamina A e D, che si trovano in molti alimenti, magari integrando nella dieta la vitamina C e sali minerali come il magnesio. Ricordiamo sempre che decisioni di questo tipo andrebbero prese sotto consulto medico e non leggendo informazioni sui siti internet.

Carie non curata, quali sono le complicazioni?

Se trascurata, la carie può provocare pulpite, ascessi, gengiviti, granulomi o addirittura dal “buco” si arriva alla totale distruzione del dente. In questi casi l’otturazione del dente è inutile, l’unica procedura da seguire è l’asportazione della polpa infetta.

Quanto costa curare una carie?

I prezzi del trattamento per la cura di una carie dipendono molto dallo stato di evoluzione di quest’ultima. Se ad esempio il problema può essere risolto con una semplice otturazione, avrà costi inferiori rispetto a quando è necessario devitalizzare il dente, un procedimento molto più dispendioso.

Nel nostro studio il costo di un otturazione semplice si aggira intorno agli 80 euro fino ad arrivare a 250 euro per i casi più complessi.

Consulta i nostri costi.

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Mal di Denti: Cause e Rimedi dell’Odontalgia

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Come il mal di schiena il dolore ai denti è qualcosa che prima o poi tutti sperimentano nel corso della propria vita. Ma se il primo per alcuni versi può essere più sopportabile e meno fastidioso il secondo in alcuni casi è talmente forte e acuto da impedire lo svolgersi di semplici azioni come la masticazione o un’accurata pulizia del cavo orale.

Cause del mal di denti

Il mal di denti non è una patologia a sé, piuttosto può essere sintomo di diversi disturbi. Generalmente il mal di denti è causato da infiammazioni gengivali o infezioni, ma anche da ipersensibilità dentale, dalla crescita del dente del giudizio o dai denti rotti e scheggiati.

Rimedi per il mal di denti

L’unico modo per far passare il dolore ai denti è recarsi nel più breve tempo possibile in uno studio dentistico in modo tale che l’odontoiatra possa effettuare un controllo e capire qual è la causa specifica che ha causato l’odontologia.

Solo individuando l’origine del dolore e praticando la giusta terapia è possibile risolvere definitivamente il mal di denti.

Nell’attesa di fare una visita specialistica è possibile assumere farmaci come antidolorifici e antibiotici per provare a tenere sotto controllo il dolore. Questi ultimi vanno presi sempre sotto prescrizione medica perché utili solo per alcuni tipi di disturbi, come l’ascesso.

Ovviamente le cure farmacologiche hanno un effetto temporaneo e per risolvere completamente il problema è indispensabile l’intervento dello specialista.

Dolore ai denti da infezione

L’infezione ai denti può avere diverse cause quali la pulpite, l’ascesso dentale, la parodontite, la gengivite e le cisti dentali. In ogni caso è necessaria la visita dal dentista che provvederà a realizzare un piano terapeutico per la cura della patologia.

Ipersensibilità e mal di denti

Il dolore da sensibilità dentale insorge quando cibi freddi, caldi, acidi o ricchi di zuccheri entrano a contatto con il dente in questione. L’ipersensibilità è causata dall’esposizione della dentina, nella quale sono presenti tubuli ricchi di terminazioni nervose. Ci sono diversi fattori che possono portare i denti a diventare più sensibili, quali lo spazzolamento troppo forte, la recessione gengivale o il bruxismo dentario.   In questo caso il dolore ai denti può essere contrastato utilizzando adeguate manovre di spazzolamento , solitamente insegnate dallo specialista durante le sedute di pulizia dentale,  applicando prodotti desensibilizzanti professionali e domiciliari, sempre consigliati dallo specialista, o mediante l’utilizzo di bite gnatologici in caso di bruxismo. 

Dente del giudizio e crescita dei denti decidui

Ogni genitore sa quanto possa essere doloroso per un bambino mettere i primi dentini. Durante la dentizione le estremità dei denti premono contro le gengive per farsi spazio creando infiammazione, gonfiore e dolore. Per dare un po’ di sollievo al bambino possono essere utili antidolorifici e antipiretici per tenere sotto controllo la febbre che può manifestarsi in questi casi, o pomate e gel da applicare direttamente sulle gengive. Ovviamente non è mai consigliabile, soprattutto in bambini piccoli, un uso prolungato di medicinali. Per tenere sotto controllo il mal di denti durante la dentizione è utile dare al bambino oggetti gommosi e refrigerati da mordicchiare. Un dolore simile possiamo riviverlo da adulti quando spuntano i denti del giudizio. Gli Antiinfiammatori come l’Oki ed altri presidi farmacologici, possono aiutare a controllare il mal di denti, ma è sempre meglio fare una visita dal dentista che valuterà la terapia più adeguata o le necessità di un intervento di estrazione.

Altre cause

Può capitare che il mal di denti non abbia nulla a che fare con infezioni, ipersensibilità o eruzioni dentarie. L’infiammazione alle orecchie e alcuni problemi cardiaci possono insorgere proprio con un forte mal di denti. Anche lo stress può essere causa del dolore dentale, in quanto durate questo periodo si tende a serrare i denti in modo involontario. Ne segue che patologie come il bruxismo possono portare ad avere male ai denti.

Mal di denti imbarazzante

Soffrire di odontalgia non è mai una bella esperienza, ma ci sono situazioni in cui avere mal di denti può letteralmente rovinare la giornata.

Nessuno vorrebbe che un improvviso mal di denti causato da una carie non curata, un ascesso o un dente del giudizio possa compromettere la propria seduta di laurea, il giorno del matrimonio o la vacanza tanto attesa per tutto l’anno. Il mal di denti è davvero una brutta compagnia. Molto meglio prevenire che dover cercare un dentista aperto in agosto.

È vero che il nostro cervello ricorda meglio gli avvenimenti più dolorosi, ma perché questo dolore deve essere per forza causato dai denti se è possibile evitarlo?

Basta effettuare una semplice visita poche settimane prima della partenza per un viaggio o del giorno delle nozze. Durante il controllo il dentista può accorgersi facilmente della presenza di eventuali patologie latenti e porvi rimedio prima che la nevralgia ai denti si manifesti.

Nel caso in cui non ci si sottoponga a una visita preventiva e il mal di denti decida di palesarsi proprio nel momento meno opportuno, allora l’unico rimedio rapido ed efficace potrebbe essere quello di assumere farmaci antinfiammatori non steroidei e analgesici capaci di placare temporaneamente il dolore.

Mal di denti in gravidanza e allattamento

Può capitare di soffrire di mal di denti in periodo delicato come è quello della gravidanza, durante il quale la futura mamma deve valutare con attenzione e sempre sotto consiglio medico quali sono i farmaci da prendere. In linea di massima l’unico medicinale che può essere assunto in gravidanza senza rischi è il paracetamolo, la tachipirina. Se il dolore persiste è opportuno consultare il proprio dentista.

Anche durante l’allattamento, prima di prendere qualsiasi farmaco è necessario un consulto medico, in quanto la donna che allatta al senso può facilmente trasmettere le sostanze che assume al proprio bambino attraverso il latte. Se il dolore è sopportabile sarebbe meglio non prendere alcun tipo di farmaco, in caso contrario il paracetamolo è ammesso. Anche alcune terapie antibiotiche se ben programmate possono essere effettuate durante il periodo della gravidanze e dell’allattamento al seno con la raccomandazione di evitare le tetracicline.

Ad ogni modo qualsiasi tipo di trattamento deve essere necessariamente concordato con il proprio ginecologo, in questi casi più che in altri la medicina fai da te può causare innumerevoli danni.

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Come è Fatto un Dente

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Tutti conoscono l’importanza di avere denti belli e sani, sia per la loro azione masticatoria sia per la loro funzione estetica.

Ogni dente può essere suddiviso in tre parti, una porzione superiore visibile detta corona, una completamente impiantata all’interno dell’alveolo dentario definita radice e una parte intermedia di connessione tra le due, molto sottile, detta colletto.

Anche i denti da latte hanno una radice. Facciamo questa precisazione perché quando i denti decidui cadono sembrano dei monconi, questo perché per poter cadere e lasciare il posto ai corrispettivi permanenti la loro radice  si consuma. 

Da cosa sono formati i denti

come è fatto un dente

come è fatto un dente

La parte più esterna della corona di un dente è costituita dallo smalto, un tessuto epiteliale molto duro e resistente che oltre a sopportare la masticazione ha il compito di proteggere la dentina sottostante da aggressioni esterne. Nello smalto non sono presenti nervi, per questo motivo la carie in fase iniziale è asintomatica e l’unico modo per diagnosticarla è attraverso una visita di controllo dal dentista.

Il secondo strato del dente è la dentina di colore giallognolo. La dentina è attraversata da piccoli canali detti tubuli in cui alloggiano particolari cellule, dette odontoblasti, responsabili della sensibilità dentale.

Il cemento è uno strato molto sottile e riveste la dentina su tutta la superficie della radice.

All’interno del dente in una piccola cavità c’è la polpa dentale, un tessuto connettivale con la funzione di fornire nutrimento e ossigeno alle cellule presenti nella dentina. Al suo interno si trovano fibre nervose e vasi sanguigni. Fornisce sensibilità al dente e mantiene la dentina elastica.

La gengiva protegge l’osso dal contatto con l’ambiente orale. Aderendo all’osso forma una barriera che impedisce il passaggio dei batteri.

Il dente è ancorato all’osso tramite il legamento parodontale costituito da fibre elastiche che da un lato si inseriscono nel cemento e dall’altro lato nell’osso.

Quanti e quali sono i denti?

I denti da latte sono in tutto 20 distribuiti nelle due arcate, una inferiore e una superiore: 8 incisivi (4 sopra e quattro sotto), 4 canini (due sopra e due sotto) e 8 molari (4 sopra e 4 sotto).

Nella dentatura permanente invece i denti sono in totale 32: 8 incisivi, 4 canini, 8 premolari e 12 molari.

Quali malattie colpiscono i denti?

I denti possono soffrire di diverse patologie dovute a diversi fattori. Le più comuni sono la carie, la gengivite e la parodontite.

La più diffusa tra adulti e bambini è sicuramente la prima.

La carie è un processo distruttivo del dente e si forma a causa dell’azione di alcuni batteri presenti nella bocca, di solito innocui ma che in condizione specifiche possono provocare gravi danni al cavo orale.

In caso di scarsa igiene orale, eccessivo consumo di zuccheri e scarsa salivazione, questi batteri possono accumularsi sui denti e col tempo cariarli. Nello stato iniziale la carie è asintomatica in quanto sullo smalto non sono presenti nervi, quando però il processo carioso arriva alla dentina il dente comincia ad essere particolarmente sensibile alle variazioni di temperatura. Se sottovalutato questo sintomo la carie può giungere fino alla polpa provocando forte dolore.

La carie può essere facilmente curata dal dentista attraverso l’otturazione e nei casi più gravi con la devitalizzazione del dente.

La gengivite è l’infiammazione della gengiva dovuta alla scarsa igiene orale e di conseguenza alla presenza prolungata dei batteri nella bocca. Le gengive infiammate sono rosse, gonfie e sanguinano frequentemente. Pulendo bene i denti dopo ogni pasto è possibile risolvere facilmente il problema delle gengive infiammate. È comunque opportuno rivolgersi al proprio studio dentistico per effettuare una pulizia dei denti professionale.

La parodontite è una patologia infiammatoria e degenerativa che coinvolge i tessuti circostanti i denti e che se non curata porta alla caduta di questi ultimi.

La piorrea, termine con il quale nel gergo comune si identifica la parodontite, è in realtà uno dei sintomi di quest’ultima, che si verifica in uno stadio abbastanza avanzato della malattia. E’ causata dai batteri presenti nel cavo orale, che a causa di una igiene carente si moltiplicano indisturbati provocando danni. Le tossine prodotte dai germi infatti causano un’infiammazione gengivale che se non curata può arrivare all’apparato parodontale distruggendo le fibre e l’osso alveolare con conseguente formazione di tasche parodontali, mobilità dentale e caduta di uno o più denti. Se diagnosticato in tempo questo processo è reversibile, nei casi in cui la patologia è già a uno stato avanzato sono necessari interventi più complessi come la terapia rigenerativa dell’osso. Tuttavia anche nei casi più gravi è possibile attraverso specifici trattamenti controllare e impedire la sua progressione nel tempo.

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Curare la Parodontite Senza Intervento Chirurgico

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La parodontite è una malattia infiammatoria degenerativa che determina la distruzione dei tessuti di supporto del dente, ossia osso, gengiva, cemento e legamento parodontale.

A questa patologia è associata la paura di perdere i denti con conseguenti disagi nella vita relazionale, nell’estetica del sorriso e disturbi delle funzioni masticatorie e fonatorie.

I disturbi parodontali sono causati dall’azione di batteri, detti parodontopatogeni. In condizioni di scarsa igiene orale (se ci si spazzola ad esempio i denti male o solo due volte al giorno o se ad esempio ci si sottopone a pulizie dei denti non fastidiose e quindi non profonde) questi batteri tendono ad accumularsi in maniera eccessiva vicino alla gengiva formando della placca e provocando infiammazioni e carie.

In individui particolarmente suscettibili può capitare che i batteri possano diffondersi e avanzare al di sotto dei tessuti gengivali provocando danni anche all’osso e alle porzioni più profonde del parodonto.

I batteri, infatti, si moltiplicano nelle tasche parodontali producendo tossine che distruggono le cellule responsabili della riproduzione ossea determinando un riassorbimento osseo e di conseguenza l’instabilità e la caduta dei denti.

Per prevenire i problemi di piorrea quindi è indispensabile una corretta igiene orale domiciliare e professionale che deve essere eseguita da un parodontologo per rimuovere il tartaro sotto gengivale.

La parodontite si può curare?

La piorrea è una malattia subdola in quanto nelle fasi iniziali è asintomatica, l’unico segno è dato dal sanguinamento delle gengive.

E’ importante sottolineare che le gengive non devono mai sanguinare.

Per questo motivo le persone si recano da un parodontologo solo quando i denti cominciano a muoversi e temono che questi possano cadere.

Spesso ai pazienti a cui viene diagnosticata la parodontite in stato avanzato viene presentato come unica soluzione per risolvere il problema in modo definitivo l’intervento chirurgico con l’estrazione dei denti per poi sostituirli con impianti e una riabilitazione di tipo fisso o mobile (protesi dentaria).

Fortunatamente la chirurgia non è l’unico modo per curare la parodontite, e spesso si può intervenire risolvendo definitivamente problemi di piorrea anche in stadio avanzato.

Come curare la parodontite senza intervento chirurgico

Quando parliamo della cura della parodontite senza intervento chirurgico non ci riferiamo all’uso del laser per il quale non ci sono dati in letteratura scientifica che ne giustifichino l’utilizzo in parodontologia, così come affermato dalla Società Italiana di Parodontologia.

La terapia non chirurgica prevede diverse sedute per rimuovere accuratamente la placca e il tartaro nelle tasche gengivali.

In passato attraverso appositi strumenti, le curettes manuali, venivano raschiate le pareti gengivali in modo da rimuovere i tessuti molli della tasca parodontale ed eventualmente i tessuti necrotici della radice lasciando così la superficie radicolare pulita e liscia per favorire la guarigione dei tessuti parodontali.

Oggi i concetti sono rimasti gli stessi solo che grazie alle curettes soniche che dispongono di un movimento oscillatorio tridimensionale, riusciamo ad eseguire in modo molto più accurato, veloce e performante le pulizie di queste tasche riducendo il discomfort per il paziente.

Subito dopo il trattamento le gengive appariranno gonfie e irritate, ma già pochi giorni dopo cominceranno a sgonfiarsi e a riaderire normalmente al dente.

Nelle settimane successive alla pulizia si ha un ritiro più o meno lieve della gengiva perchè questa  si sgonfia (guarigione), essendo prima tumefatta e sanguinante.

Si ha poi un aumento della sensibilità al freddo per qualche mese che può essere controllato mediante l’uso di dentifrici per denti sensibili.

Infine si ha un aumento temporaneo della mobilità dei denti che riprendono la loro stabilità dopo circa 4 settimane.

Questo approccio terapeutico non è assolutamente doloroso perché viene condotto sotto anestesia locale.

Come la gran parte delle malattie anche la piorrea, se curata nelle fasi iniziali, si risolve nel modo più semplice e veloce. Con il progredire della malattia il recupero può diventare più complesso e richiedere differenti tipi di terapie, come la chirurgia rigenerativa dell’osso.

Ciò nonostante con un giusto trattamento e un adeguato mantenimento è possibile tenere sotto controllo la parodontite impedendone la progressione.

Il nostro consiglio pertanto è sempre quello di fare tutto il possibile per prevenire malattie come gengiviti, carie e parodontiti attraverso un’accurata pulizia dei denti professionale e visite periodiche di controllo.

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Denti Sensibili: Cause e Rimedi

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Uno dei problemi più diffusi a carico del cavo orale insieme alla carie è l’ipersensibilità dentinale. È stato stimato infatti che almeno metà della popolazione mondiale accusa una forte sensibilità ai denti.

Per sensibilità dentale si intente una sensazione dolorosa a uno o più denti provocata quando cibi dolci, caldi, freddi o troppo acidi entrano a contatto con i denti. Quando si soffre di sensibilità ai denti anche semplici abitudini possono provocare dolore, come ad esempio inspirare aria fredda,  masticare o spazzolare i denti in modo energico.

Perché i denti diventano sensibili

La sensibilità dentale si manifesta nel momento in cui la dentina è esposta ad aggressioni esterne.

Il dente è formato da diversi strati. Quello più esterno è lo smalto, che ha il compito di proteggere la dentina sottostante che a sua volta funziona da scudo per la polpa, ricca di vasi sanguigni e terminazioni nervose, quindi molto sensibile ai cambiamenti di temperatura e alle sollecitazioni meccaniche.

Nel momento in cui per diverse cause smalto e dentina si assottigliano gli stimoli come il caldo e il freddo raggiungono direttamente la parte più interna del dente provocando dolore.

Cause dei denti sensibili

L’esposizione della dentina e la conseguente sensibilità dentale può avere diverse cause.

Oltre al consumo eccessivo di alimenti acidi, come agrumi, pomodori, sottaceti, tè e una scorretta igiene orale, a determinare i denti sensibili sono:

  • Erosione dentale per la presenza di sostanze acide nella bocca.
  • Bruxismo
  • spazzolamento troppo forte
  • Dentifrici aggressivi, come quelli usati per sbiancarsi i denti da soli, possono portare al consumo dei denti che con il tempo diventano sempre più sensibili.
  • Carie con interessamento dentinale
  • Recessione gengivale: quando le gengive si allontanano del dente, ad esempio a causa della piorrea, viene scoperto il colletto, che si trova tra la corona e la radice. Di conseguenza la dentina dei colletti dentali molto tenera e porosa viene esposta al cavo orale diventando molto sensibile agli stimoli esterni dolorosi che vengono trasmessi alla polpa attraverso i tubuli.
  • Gengiviti: le infiammazioni della gengiva possono causare ipersensibilità dentinale a causa della perdita dei legamenti di sostegno e la conseguente esposizione della superfice della radice direttamente collegata al nervo del dente.
  • Colluttorio troppo acido il cui uso prolungato può contribuire a danneggiare lo smalto e la dentina già compromessi.
  • Accumulo di placca sulle superfici radicolari che, a causa  della sua azione demineralizzante della struttura dentaria, può essere associata alla sensibilità dei denti. Una corretta igiene orale domiciliare e una periodica pulizia dei denti professionale aiutano a tenere sotto controllo la placca e il tartaro riducendo al minimo la possibilità di soffrire di ipersensibilità dentinale.
  • Traumi cronici come attrito e abrasione a carico degli elementi dentari possono rimuovere in alcuni punti lo smalto e il cemento normalmente posti a protezione della dentina, causando il contatto diretto tra la polpa e l’ambiente intraorale con comparsa di fastidi e dolori.

Parodontite e denti sensibili

Una forte sensibilità dentale è spesso presente quando si soffre di parodontite in quanto si verifica il ritiro della gengiva e l’esposizione delle radici dentali.

Non è detto che i denti sensibili siano sempre sintomo di piorrea, come abbiamo visto anche una carie può provocare un aumento della sensibilità del dente.

È comunque opportuno recarsi a visita dal dentista per verificare quali siano le cause dell’ipersensbilità dentinale e nel caso consultare un parodontologo. Si tenga presente che oggi la parodontite non fa più paura come una volta perché con un adeguato trattamento si può stabilizzare e controllare il decorso della malattia nel tempo ed evitare così che cadano i denti.

Denti sensibili durante la gravidanza

Le mamme in dolce attesa spesso lamentano un aumento della sensibilità ai denti, ciò è dovuto al fatto che durante la gravidanza l’aumento dei livelli di estrogeni può avere conseguenze anche nel cavo orale. I cambiamenti ormonali possono modificare anche la composizione della saliva aumentando la predisposizione all’accumulo di tartaro e placca incrementando il rischio di carie e gengiviti.

Inoltre il frequente vomito dovuto alle nausee può facilitare il consumo dei denti e quindi la sensibilità. Durante tutto il periodo della gestazione per non avere problemi sono necessarie una corretta igiene orale e visite periodiche dal dentista, che andrebbero fatte soprattutto nei mesi precedenti alla programmazione della gravidanza.

Rimedi per l’ipersensibilità dentinale

Se si accusa un forte dolore ai denti a causa della sensibilità la prima cosa de fare è rivolgersi a un dentista che dopo una attenta visita sarà in grado di stabilire quel è la causa dell’ipersensibilità e consigliare il trattamento più corretto per risolvere il problema.

Nel momento in cui vengono escluse patologie come carie, parodontite e gengiviti, è importante utilizzare uno spazzolino con setole morbide, spazzolare nel modo corretto i denti, utilizzare un dentifricio a bassa abrasività per denti sensibili e controllare la dieta evitando cibi troppo dolci e acidi.

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Alveolite Post-Estrattiva

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L’alveolite è l’infiammazione dell’osso alveolare, cioè quella parte di osso della mandibola che circonda la radice del dente con l’interposizione del legamento parodontale.

Insieme al gonfiore, al dolore e al sanguinamento, l’alveolite può essere la complicanza più fastidiosa e dolorosa a cui si va incontro dopo aver estratto un molare o qualsiasi altro dente.

Cosa succede dopo aver estratto un dente

Dopo che un dente è stato estratto il vuoto che viene a formarsi è “tappato” da un coagulo di sangue che blocca il sanguinamento, protegge i tessuti sottostanti dall’attacco di batteri e prepara la base del tessuto di granulazione da cui dipende la formazione del nuovo osso.

In alcuni casi è possibile che questo tappo non si formi oppure vada incontro a distruzione lasciando l’osso scoperto, ritardando la guarigione, ma soprattutto provocando un dolore intenso e prolungato nel tempo che tende ad irradiarsi verso le zone limitrofe all’alveolo interessato.

Sintomi alveolite secca

Di solito il dolore legato all’infiammazione alveolare inizia a farsi sentire all’incirca dopo 3 o 4 giorni dall’intervento di estrazione.

Altri sintomi sono l’alitosi, febbre alta, dolori gengivali, talvolta tumefazione facciale e linfadenopatia, cioè i linfonodi presenti nel collo possono ingrossarsi e fare male.

Diagnosi

All’esame intraorale la cavità alveolare si presenta vuota e secca o piena di residui di cibo, mentre la gengiva che circonda l’alveolo è poco arrossata, leggermente edematosa, liscia e lucente, se toccata i pazienti lamentano un forte dolore.

Fattori scatenanti alveolite

Esistono alcune condizioni che possono predisporre il paziente all’infiammazione dell’alveolo:

  • Estrazione particolarmente traumatica (meglio procedere in via atraumatica)
  • Fumo di sigarette
  • Nella donna assunzione di anticoncezionali per via orale
  • Infezione odontogena preesistente all’estrazione
  • Parodontite cronica
  • Scarsa igiene orale
  • Sciacqui abbondanti dopo l’intervento

Infine un importante fattore che può scatenare l’alveolite è l’inserimento di punti di sutura. Dopo un estrazione, a volte,  vengono inseriti punti di sutura allo scopo di bloccare il sanguinamento. I punti servono a formare una rete al di sopra dell’alveolo che favorisca la formazione di un coagulo. Di fatto, questa rete di sutura è la prima causa di alveolite perchè trattiene il cibo all’interno dell’alveolo.
Per tale motivo si cerca sempre di evitare l’inserimento di suture e quando sono assolutamente necessarie si posiziona in superficie una membrana in collagene che stabilizza il coagulo impedendo il ristagno di cibo all’interno dell’alveolo.

Cure per l’infiammazione dell’alveolo

Fortunatamente l’alveolite post- estrattiva seppur molto fastidiosa non presenta particolari complicanze per quanto riguarda il processo di guarigione.

L’alveolite infatti tende a regredire da sé, non ci sono particolari cure che riescano a diminuire i tempi di guarigione. È possibile intervenire per limitare la sintomatologia dolorosa e ripristinare le condizioni necessarie per favorire la ripresa dei processi rigenerativi.

Il mal di denti causato dall’infiammazione dell’alveolo, può essere arginato con la somministrazione di anti infiammatori che risulteranno efficaci per un tempo limitato. Gli antibiotici invece non risultano efficaci perché l’alveolite è un’infiammazione, non un’infezione.

Per questo è indispensabile intervenire localmente con un raschiamento dell’alveolo, lavaggio dell’alveolo e applicazione di una medicazione antidolorifica. Questo intervento non è doloroso perché svolto in anestesia locale.

Solitamente i pazienti avvertono la remissione del dolore già dopo un’ora dal trattamento.

Si può prevenire l’alveolite post-estrattiva?

Per evitare qualsiasi infezione alle gengive dopo l’intervento di estrazione di un dente basta seguire alcune semplici regole:

  1. Sottoporsi a una seduta di pulizia professionale per eliminare ogni traccia di tartaro dalle gengive almeno 10 giorni prima
  2. Fare sciacqui con colluttorio a base di clorexidina allo 0,20% nei giorni immediatamente precedenti all’intervento così da abbattere la carica batterica del cavo orale
  3. Non assumere farmaci che possono alterare il processo di coagulazione, come ad esempio l’aspirina
  4. Applicare tamponi di garza sterile medicata sulla lesione gengivale dopo l’estrazione
  5. Lavare l’alveolo con soluzione fisiologica fredda
  6. Ridurre al minimo il trauma gengivale
  7. Per la donna che assumono anticoncezionali programmare l’intervento di estrazione nell’ultima settimana del ciclo mestruale, perché in questo periodo il livello di estrogeni è particolarmente basso
  8. Evitare di masticare cibi dal lato dove è stato estratto il dente per evitare che residui possano depositarsi nella cavità alveolare
  9. Evitare di fumare nel periodo post operatorio.

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Quanto Dura un Impianto Dentale?

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Hai inserito uno o più impianti dentali qualche anno fa e stai cominciando a chiederti per quanto tempo ancora resteranno solidi al loro posto prima di cedere e richiedere un nuovo intervento da parte del tuo implantologo?‎ Per altro, con il passare del tempo, ti stai accorgendo della comparsa di un bordo nero o comunque di colore scuro tra corona e gengiva? Vorresti che non si vedesse ma non sai come fare?

 La letteratura scientifica riporta pubblicazioni che attestano il corretto funzionamento di protesi su impianti per un tempo medio di 10/15 anni superiore al 95 per cento (Torabinejad et al., J Endod 2015; Setzer & Kim, J Dent Res 2014; Lang et al., COIR 2012). Per far sì che un impianto dentale abbia la durata più lunga possibile, è innanzitutto importante curarne la corretta igiene sia domiciliare che professionale.

Le soluzioni protesiche vanno sempre valutate caso per caso. Talvolta, in caso di forte riassorbimento osseo, vengono utilizzati impianti particolarmente corti, mentre alte volte possono essere realizzate protesi fisse complete eseguite su sei o anche solo quattro impianti. All’arcata superiore, dove l’osso è generalmente più spugnoso, quest’ultimo caso ha spesso una prognosi meno favorevole, quindi una durata media più breve. In ogni caso, i fattori che entrano in gioco nella determinazione della vita media di un impianto dentale sono tanti, tra cui l’occlusione che richiede una corretta valutazione dell’arcata antagonista.

Un impianto dentale può essere rigettato dall’organismo e quindi fallire?

Il fallimento con conseguente perdita prematura dell’impianto dentale non dipende in alcun caso dal suo rigetto fisiologico. In pratica il rigetto di un impianto non esiste. Tale possibilità, di cui pure spesso si parla, è in realtà sconfessata nella letteratura scientifica, secondo cui l’osteointegrazione può fallire per varie cause intraoperatorie come:

  • Surriscaldamento dell’osso
  • Contaminazione della superficie dell’impianto con la saliva
  • Errata valutazione del tipo di osso
  • Errata valutazione del tipo di carico
  • Non rispetto delle condizioni di sterilità del campo operatorio

Inoltre, le cause di un’infezione batterica attorno all’impianto possono essere numerose e dipendono da alcuni fattori, tra cui:

  • Preparazione inadeguata all’intervento, approccio chirurgico non sterile, errata preparazione del cavo orale del paziente all’intervento
  • Errata profilassi antisettica e antibiotica pre- e post-chirurgica, scorretta condotta post-operatoria da parte del paziente (evitare il fumo)
  • Inadeguato mantenimento di una corretta igiene domiciliare e del mantenimento igienico professionale nel tempo

Le cause sopraelencate, già riportate nella pagina sul rigetto dell’impianto dentale,  possono determinare in realtà il fallimento, quindi come detto la perdita, non il rigetto dell’impianto, dal momento che le leghe di titanio di cui sono fatti i perni non possono generare alcuna intolleranza o incompatibilità con la fisiologia umana. Solitamente la perdita si verifica dopo poco tempo dall’intervento implantare, non dopo anni, a meno che non intervengano patologie quali la periimplantite; quindi il più delle volte, se un impianto è ancora solido dopo  6 o 7 anni, è molto probabile che sia stato praticato correttamente.attorno‎

Proprio per quanto riguarda la Perimplantite (complicanza a lungo termine che determina perdita di osso attorno agli impianti paragonabile alla parodontite che determina perdita di osso attorno ai denti) va detto che una delle principali cause di perdita di impianti per perimplantite negli anni successivi si ha a causa di un errata cementazione della corona sull’impianto quando rimane del cemento sotto gengiva che con il tempo si infetta e con il tempo determina un riassorbimento di osso attorno all’impianto

Annerimento della corona dentaria

Può capitare di vedere un bordo nero tra corona e moncone. Quasi sempre si tratta del metallo del bordino della coronao del bordino dell’impianto che diventa visibili a causa delle recessioni gengivali. Tale retrazione può essere determinata da accumulo di placca e tartaro e va comunque diagnosticata con certezza a seguito di una visita specialistica in un centro di implantologia dentale.

Tale evenienza può essere evitata mediante una corretta gestione dei tessuti molli e duri all’atto dell’inserimento dell’impianto. Ispessendo infatti ad esempio i tessuti molli con innesti di connettivo si può evitare questa problematica.

Spesso abbiamo invece la stessa gengiva che con il tempo diventa più scura e violacea. Questo può essere dovuto sia ai tessuti troppo sottili che lasciano trasparire il collo metallico dell’impianto, sia a pigmentazioni che si possono avere se si utilizzano materiali non nobili nella realizzazione della corona oro-ceramica.

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Perdita Ossea Dentale

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Avere un bel sorriso e una bocca sana aumenta l’autostima, il benessere psico-fisico e il potenziale di seduzione di ogni individuo. Oggi come oggi sono sempre di più le persone che si rivolgono a studi dentistici per migliorare il proprio sorriso grazie all’applicazione di faccette in ceramica, impianti dentali o sottoponendosi a sedute di pulizia dei denti e sbiancamento professionale.

Ci sono circostanze in cui l’estetica del sorriso e le funzionalità della bocca possono essere gravemente compromesse e necessitano interventi più approfonditi: è il caso della perdita ossea dentale .

L’osso alveolare ha la funzione di contenere i denti nelle arcate e rispondere alle sollecitazioni provenienti dall’ambiente esterno. Va da sé che il riassorbimento di quest’osso provoca danni e notevoli fastidi e che sono necessarie pratiche atte a contrastarne la perdita e a favorirne la rigenerazione.

Cause perdita ossea

La perdita dell’osso dentale può avere molteplici cause come traumi, infiammazioni gengivali, parodontite, ma può essere legata anche all’estrazione di un dente. Dopo questo tipo di intervento infatti può succedere che l’altezza e lo spessore dell’osso diminuiscano per la mancanza del carico meccanico. La perdita dei denti e dell’osso cambiano la fisionomia del volto del paziente e interferiscono anche con la capacità di masticare e con la funzione fonetica della bocca.

Rigenerazione ossea

Fortunatamente il riassorbimento osseo dentale non è una condizione permanente, anzi può essere contrastato con successo intervenendo con tecniche rigenerative che portano all’aumento del volume dell’osso e della sua funzionalità. Nel processo di rigenerazione dell’osso dentale vengono utilizzati bio-materiali, come il Bio-Oss, l’idrossiapatite, il fosfato di calcio mescolato alla colla di fibrina, le membrane in collagene (Bio-Gide) ed infine l’osso autogeno del paziente stesso che oggi può essere prelevato in modo semplice e atraumatico da un zona limitrofa mediante dei grattini per osso molto piccoli. 

Rigenerazione ossea nei casi di parodontite

La rigenerazione dell’osso con bio-materiali ha particolarmente successo nel trattamento della parodontite. Questa  patologia durante il suo decorso, se non viene trattata in modo adeguato, porta alla riduzione del tessuto osseo e alla conseguente caduta dei denti. Iniziando un processo di rigenerazione è possibile evitare in molti casi la perdita dei denti. Infatti, grazie all’utilizzo di bio-materiali come il gel a base di amelogenine della Straumann, l’Emdogain, viene ripristinata correttamente la struttura ossea scomparsa a causa della malattia. Questa rigenerazione ossea è possibile quando il riassorbimento osseo non è orizzontale, cioè quando ha una forma contenitiva nei confronti del materiale che inseriamo e nei confronti del successivo coagulo che si formerà e che poi darà origine  a nuovo osso. 

Rigenerare l’osso prima di impiantare un dente

Un’altra importante applicazione dell’Emdogain si ha nel settore dell’implantologia dentale. Prima di inserire un impianto è indispensabile valutare la quantità di osso a disposizione per garantire il successo dell’intervento e la sua durata nel tempo. Nel caso in cui l’osso che deve ospitare l’impianto non è sufficiente, si ricorre alla rigenerazione ossea che permette di avere la quantità d’osso necessaria all’inserimento dell’impianto e al suo mantenimento nel tempo. 

Per tali motivi è opportuno intervenire con una manovra rigenerativa per preservare l’alveolo (Socket Preservation) già al momento dell’estrazione del dente, per prevenire la perdita di osso che si ha sempre attorno all’elemento dentario dopo la sua avulsione. In tal modo avremo osso sufficiente per inserire gli impianti.

Straumann Emdogain

Nel nostro studio dentistico uno dei materiali maggiormente utilizzati nella rigenerazione ossea parodontale attorno ai denti è lo Straumann Emdogain, che nelle giuste indicazioni permette di rigenerare l’osso, consentendo la conservazione dei denti naturali del paziente.

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Problemi di Salute Correlati ai Denti

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Si parla spesso di patologie di vario genere che interessano vari organi del nostro corpo in relazione alla salute dei denti. In effetti quello che succede nel cavo orale può influenzare o in alcuni casi essere il segnale di una predisposizione a sviluppare certe patologie in aree anche lontane ed apparentemente non correlate ai nostri denti.

Guardando alla storia della medicina, lo stesso Ippocrate (460 – 375 a.C.) riportò diversi esempi in cui la patologia dentale produceva reazioni in altre parti del corpo. Ad esempio disse che “un reumatismo che resisteva ai tentativi di guarigione poteva essere eliminato estraendo eventuali denti compromessi” (On Epidemics, Hb. ii, section i, p. 1002).

Ad esempio, abbiamo già parlato del rischio di incorrere in patologie spesso gravissime e fulminanti come infarti ed ictus semplicemente perché si trascura l’accumularsi del tartaro sui denti. Per escludere questo rischio, sarebbe opportuno che la pulizia dei denti fosse eseguita da un parodontologo come illustra l’articolo di Maurizio Tonetti, riportato nel blog Zerodonto.

Gengivite e artrite reumatoide

Anche i problemi alle gengive costituiscono un campanello d’allarme che ad esempio può indicare una predisposizione ad una patologia fortemente debilitante come l’artrite reumatoide. Melissa Cantley e il suo team dell’Università di Adelaide in Australia hanno riscontrato che le cavie da laboratorio in cui viene provocata la parodontite, appunto una patologia che riguarda le gengive, risentono di artrite reumatoide in forma acuta.

L’artrite reumatoide è una malattia autoimmune per la quale è stato dimostrato che le persone già colpite nelle articolazioni vedono manifestarsi una perdita di tessuto osseo e cartilagine, insieme ad una propensione a perdere i denti spesso proprio a causa di parodontiti. Oggi gli scienziati hanno come obiettivo quello di capire se la prevenzione e la cura della salute gengivale può aiutare a ridurre i sintomi dell’artrite reumatoide.

Cantley ha osservato una correlazione tra le malattie proprio perché i topi affetti da disturbi gengivali manifestano in assenza di artrite la perdita di tessuto osseo nelle articolazioni, mentre in presenza di artrite gli stessi animali mostrano segni di perdita di tessuto osseo nelle mascelle.

Questi riscontri indicano da un lato che la malattia gengivale ha un’influenza sui tessuti delle articolazioni e dall’altro che l’artrite influenza i tessuti della bocca. La relazione tra queste due patologie pare essere per tanto diretta.

Denti e malattie correlate

Come visto in precedenza, tra le patologie più serie che possono essere correlate a problemi dei denti ci sono le malattie cardiache come le endocarditi che interagiscono sulle funzioni delle valvole cardiache provocando seri danni alla funzionalità dell’apparato cardiovascolare.

Ma, oltre alle endocarditi, le patologie del cavo orale possono provocare anche infezioni alle tonsille, da cui i germi patogeni possono giungere per via orale anche ai reni causando pericolose nefriti.

In effetti c’è ancora una conoscenza approssimativa dei danni che dalla bocca possono interessare tutto il corpo. Si ritiene erroneamente che la salute della bocca sia più che altro una questione estetica mentre invece le patologie odontoiatriche possono riguardare l’intero organismo. Anche chi si lava i denti spesso e nel modo corretto deve sottoporsi a controlli periodici dal dentista, soprattutto per tenere sotto controllo ciò che dall’esterno non si vede e scongiurare ogni rischio.

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Problemi Con le Faccette Dentali

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Sorridere è importante, ma se lo si fa con una dentatura perfetta è ancora meglio.

Avere un bel sorriso infatti ci aiuta a stare bene con noi stessi, ci agevola nei rapporti interpersonali e lavorativi.

Insomma, chi ha la fortuna di avere denti perfetti e un sorriso smagliante ha una vera e propria marcia in più.

Lo sanno benissimo anche le star di Hollywood che sempre più spesso abbandonano lo studio del chirurgo plastico per sedersi sulla poltrona del dentista.

Oggi tutti possono aspirare ad avere un bel sorriso grazie all’uso delle faccette dentali, sottilissime protesi in ceramica applicate direttamente sul dente per ritoccarne l’aspetto estetico.

Per quanto l’applicazione delle faccette sia un’operazione priva di rischi, la maggior parte delle persone che decide di intraprendere questa strada viene assalita da dubbi e paure, il che è assolutamente normale quando si decide di affrontare un cambiamento.

La prima preoccupazione di ogni paziente riguarda la limatura del dente sul quale sarà messa la faccetta.

La fase di preparazione del dente è importantissima e prevede, appunto, la limatura di una minima quantità di smalto dentale pari allo spessore della faccetta che sarà cementata. Se questa operazione non viene eseguita perfettamente si viene a formare uno “scalino” nella zona di passaggio a livello della finitura del margine delle faccette dentali. Con il tempo si rischia di vanificare tutto il lavoro fatto a fini estetici, in quanto le infiltrazioni di cibo e placca si accumulano nello scalino che con il tempo cambierà colore fino a diventare giallo.

Oggi, grazie all’utilizzo di materiali di ultima generazione che permettono la realizzazione di faccette dentali molto sottili,come il disilicato di litio, è possibili limare il dente pochissimo, bastano infatti solo 0,2 mm.

C’è rischio che le faccette si stacchino? Quanto durano?

Dopo quella della limatura del dente, la paura più frequente è sicuramente quella relativa alla “caduta delle faccette” (distacco o decementazione). In realtà, questa è una preoccupazione infondata perché, se viene studiata bene l’occlusione e se la cementazione è eseguita in modo corretto, non c’è pericolo che le faccette si stacchino.

Anzi, con la giusta attenzione, le faccette dentali possono durare anche più di 10 anni. La loro durata è influenzata dal materiale utilizzato, dalle abitudini del paziente e dalla cura che verrà dedicata alla loro manutenzione.

Un grande pregio delle faccette in ceramica è che non cambiano colore con il tempo e hanno un’elevata resistenza.

E se dopo aver messo le faccette non mi piaccio?

Applicare le faccette determina un cambiamento a livello dei denti che inevitabilmente si rispecchia anche sulla fisionomia del volto. Per questo uno dei più grandi timori dei pazienti è proprio quello di non piacersi dopo l’applicazione delle faccette dentali. Questo problema oggi è superato perché si hanno a disposizione delle simulazioni (mock-up), cioè delle faccette in materiale provvisorio di soli 0,1 mm che appoggiati sui denti fanno vedere esattamente quale sarà il risultato finale dopo l’applicazione delle faccette definitive.

Meglio mettere le faccette o incapsulare i denti?

Corone e faccette dentali sono entrambe protesi dentarie che vengono utilizzate di volta in volta e in base a specifici casi per correggere difetti come denti gialli, rotti, consumati o colletti dentali scoperti.

Oggi incapsulare un dente non è più traumatico come fino a qualche anno fa, quando occorreva limare molto i denti fino a farli diventare dei fragili monconi, in quanto le corone dovevano avere uno spessore notevole per essere sufficientemente resistenti. Con i moderni materiali, lo spessore delle capsule (corone, come le full veneers) si è assottigliato talmente tanto da consentire l’incapsulamento di un dente dopo averlo limato pochissimo. Le full veneers, che hanno la tenuta di una capsula ma lo spessore di una faccetta, si sono affermate come la soluzione protesica al momento più conservativa.

Le faccette sono ideali quando si tratta di risolvere problemi come piccole fratture, discromie o usure.

In quali casi si ricorre alle faccette dentali?

Solitamente si ricorre alle faccette dentali per risolvere scheggiature da trauma, anomalie congenite (malformazioni e spazi aperti) e usura.

Risolvere la discromia dentale con le faccette

La discromia dentale non è altro che l’alterazione del colore naturale del dente a causa di diversi fattori come l’assunzione di particolari cibi, bevande e farmaci. Nei casi più lievi, la discromia può essere risolta semplicemente con una pulizia dei denti accurata e uno sbiancamento dei denti professionale. Nel caso queste soluzioni non siano sufficienti, si ricorre all’applicazione di faccette dentali in ceramica.

Ho i denti consumati, posso mettere le faccette dentali?

Con l’avanzare dell’età è normale che i denti si consumino, ci sono però una serie di condizioni legate allo stress e alla tensione che portano all’abrasione dentale o all’assunzione di sostanze acide che causano erosione dentale anche in pazienti giovani. Ad esempio, il bruxismo è una di queste. Digrignare i denti durante il sonno produce continui sfregamenti che consumano notevolmente lo smalto, favorendo l’abrasione dei denti. Ma anche cattive abitudini come mangiarsi le unghie o mordicchiare i tappi delle penne a lungo andare portano allo stesso risultato. In casi come questi, l’uso delle faccette dentali può restaurare la forma originaria del dente.

Le faccette vengono posizionate in modo da non staccarsi a causa dei movimenti masticatori o quelli legati allo stress; in ogni caso è necessario correggere le cattive abitudini che, se portate avanti, con il tempo possono causare la perdita delle faccette.

Ho il diastema, devo mettere per forza l’apparecchio o vanno bene anche le faccette?

Il diastema è il tipico spazio vuoto (“finestrella”) tra due denti che caratterizza il sorriso di alcune persone. Se per alcuni è un segno distintivo che dona dolcezza e simpatia al volto, per molti altri il diastema è un vero e proprio problema estetico da correggere.

Risolvere il diastema è sempre possibile e lo si può fare attraverso diverse soluzioni. In alcuni casi l’applicazione delle faccette dentali è più che sufficiente ad eliminare lo spazio fra i denti. Va detto però che non sempre le faccette dentali rappresentano la soluzione ottimale per questi tipo di problema, in quanto modificano la forma dei denti ingrandendoli allo scopo di riempire lo spazio interdentale.

In casi in cui l’utilizzo delle faccette non è indicato, il diastema si risolve con l’apparecchio linguale fisso senza attacchi, discreto perché invisibile, comodo perché riduce al minimo ferite e alterazioni fonetiche.

Dente scheggiato, capsule o faccette?

Un dente scheggiato ha conseguenze decisamente sgradevoli da un punto di vista estetico e funzionale. Quando un dente si rompe a causa di un trauma e la scheggiatura è leggera, una soluzione può essere quella si ricostruire solo la parte lesionata attraverso l’applicazione di resine composite.

Se il trauma è importante, è necessario valutare in base al caso se è meglio procedere con l’applicazione di una faccetta o di una corona dentale. Solitamente viene preferita sempre la soluzione più conservativa e meno invasiva possibile.

Colletti scoperti devo operarmi per forza?

Quando la gengiva si ritira a causa della parodontite o perché ci si spazzola i denti in modo sbagliato, lascia il colletto del dente scoperto.

Per risolvere il problema della recessione gengivale e del colletto scoperto, si può operare per via chirurgica, riportando la gengiva all’altezza che aveva prima, o optare per una soluzione meno invasiva e traumatica, come l’applicazione delle faccette dentali.

La faccetta applicata sul dente crea un minimo spessore che va a coprire il colletto che era rimasto scoperto.

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Come Mantenere i Denti Bianchi

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Lo sbiancamento dei denti è sicuramente uno dei trattamenti cosmetici e conservativi tra i più richiesti dai nostri pazienti.

Prima di sottoporsi a sedute di sbiancamento va ricordato che il colore dei denti cambia da paziente a paziente con una gamma di tonalità che va dal bianco latte a varie sfumature di giallo fino al grigio.

Il risultato finale dello sbiancamento dipende molto dal colore naturale dei denti. Infatti mentre i cosiddetti “denti gialli” sbiancano moltissimo, non si ottengono grossi risultati con i “denti grigi”. Per tale motivo al fine di garantire il risultato al paziente viene fatto un test di sbiancamento ad una sola arcata dentaria per valutare se ci sono i presupposti di ottenere un buon risultato e quindi procedere allo  sbiancamento dei denti.

Lo scopo di uno sbiancamento dentale è ottenere un sorriso  più bello e luminoso.

Quanto dura l’effetto dello sbiancamento

In condizioni ottimali l’effetto dello sbiancamento dentale può durare fino a 1 anno. Succesivamente si tende a perdere fino al 50 per cento del risultato ottenuto. Utilizzando però una tecnica di sbiancamento tramite mascherine di precisione si può riprendere il risultato semplicemente facendo una nuova seduta notturna tramite la mascherine al fine di mantenere il risultato raggiunto. 

Per mantenere i denti bianchi più a lungo è anche importante seguire piccoli e semplici accorgimenti ed eliminare tutte quelle cattive abitudini che tendono a macchiare i denti.

Come mantenere i denti bianchi dopo lo sbiancamento

Per prolungare l’effetto dello sbiancamento professionale, che sia stato effettuato in studio o a domicilio per mezzo di mascherine individualizzate da indossare durante la notte, è importante nelle 24 ore successive alla seduta, seguire in modo scrupoloso poche semplici regole:

  • Lavarsi i denti dopo la seduta
  • Non fumare
  • Evitare cibi e sostanze pigmentanti e acide

Tra i cibi pigmentanti ci sono frutta e verdura di colore rosso, giallo, blu e verde come ad esempio carciofi, spinaci, barbabietole rosse, pomodoro, ciliegie, fragole, ravanello, cavolo cappuccio, mirtilli, more, lamponi ecc..

Da evitate inoltre, tè, caffè, bibite gassate, alcolici, yogurt, formaggi acidi, aceto, senape, ecc..

Per mantenere nel tempo l’effetto dello sbiancamento dei denti è necessario avere una corretta igiene orale quotidiana e sottoporsi a sedute periodiche di pulizia dei denti professionale. Mediamente occorre farne una ogni 6 mesi.

Dentifrici sbiancanti, funzionano?

Negli ultimi anni sul mercato sono presenti diversi tipi di dentifrici che promettono di sbiancare i denti.

Sconsigliamo l’utilizzo frequente e prolungato di questi prodotti che con il tempo tendono a deteriorare lo smalto dei denti. Nei dentifrici sbiancanti sono contenuti dei microgranuli che svolgono una funzione abrasiva sulla superficie del dente. L’azione di questo tipo di dentifrici quindi spesso è anche smacchiante andando a consumare nel tempo lo smalto del dente..

Posso mantenere i denti più bianchi con il bicarbonato?

Il bicarbonato di sodio è tra i rimedi fai da te più conosciuti per ottenere e mantenere i denti bianchi. In effetti sciogliere in acqua un cucchiaino di bicarbonato, del tipo che si usa per lavare le verdure per intenderci, e passarlo delicatamente sui denti con lo spazzolino può aiutare a mantenere l’effetto dello sbiancamento. Ovviamente è sconsigliabile l’uso prolungato di questo rimedio della nonna in quanto potrebbe corrodere i denti e aumentarne la sensibilità.

Per mantenere i denti bianchi è meglio lo spazzolino elettrico o manuale?

Spesso dopo le sedute di pulizia e di sbiancamento dentale i nostri pazienti ci chiedono quale spazzolino è meglio usare per mantenere più a lungo la sensazione di freschezza della bocca e i denti bianchi.

Per quanto riguarda lo spazzolino da denti in realtà si ottengono ottimi risultati sia utilizzando lo spazzolino elettrico, sia usando quello manuale. Ciò che conta sul serio è avere una buona igiene orale mettendo in pratica la giusta tecnica di spazzolamento.

Per mantenere la bocca sana e i denti più bianchi lo spazzolino deve seguire un movimento che va dalla gengiva verso il dente, ossia dall’alto verso il basso per l’arcata superiore e dal basso verso l’alto per l’arcata inferiore, solo così è possibile mantenere un buon livello di igiene orale senza abradere e consumare il colletto dei denti determinando delle recessioni sui denti stessi.

In ogni caso dopo esserti sottoposto a trattamenti di pulizia e sbiancamento dei denti professionale ti consigliamo di chiedere al tuo dentista di mostrarti il movimento corretto da eseguire con lo spazzolino.

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Smettere di Russare con il Bite

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Russare di notte può diventare un serio problema, non solo per la salute di chi soffre di roncopatia che come si sa può avere complicanze a livello cardiocircolatorio, ma anche per chi dorme accanto a un partner che russa, che spesso e mal volentieri rischia di passare intere notti in bianco.

Dormire male può essere alla base di incidenti e conflitti, ormai è appurato che chi non riposa abbastanza durante la notte rischia di essere stanco e avere cali di concentrazione durante tutto il giorno (e si sa quanto una distrazione possa ad esempio essere pericolosa quando si è alla guida di un auto) oltre che essere fortemente stressato e irritabile.

Inoltre non di rado capita che coppie “scoppino” proprio perché uno dei due partner russa.

Nei casi in cui è possibile, è importante fare di tutto per smettere di russare, perché oltre a salvaguardare la tua salute potresti salvare anche il tuo matrimonio.

Perché si russa?

Durante il sonno l’indebolimento del tono muscolare del palato molle e l’arretramento della parte posteriore della lingua rendono più difficoltoso il passaggio dell’aria attraverso le prime vie aeree. Questa condizione fa si che i tessuti molli inizino a vibrare producendo quel fastidioso rumore tipico del russamento.

Apnee notturne e complicanze

Spesso il russamento è accompagnato da apnee notturne durante le quali la respirazione viene interrotta per pochi istanti portando a frequenti micro-risvegli, da 30 a 300 per notte, che disturbano il sonno.

Le apnee notturne non devono essere assolutamente sottovalutate in quando possono portare gravi complicanze cardiovascolari.

Spesso si pensa che le conseguenze di chi dorme male a causa della roncopatia siano solo la stanchezza e l’irritabilità durante il giorno, in realtà chi russa molto è soggetto a ictus, ipertensione, fibrillazione atriale e insufficienza cardiaca da congestione.

È importante non sottovalutare il problema e rivolgersi a un centro del sonno specializzato per limitare i danni e trovare una soluzione.

Rimedi pratici per non russare

Chi russa occasionalmente e non vuole recare disturbi al proprio partner può provare a seguire semplici regole per limitare i danni.

Come prima cosa è importante avere uno stile di vita sano, fare attività fisica e dimagrire se necessario. Seguire un ritmo sonno-veglia regolare, andando a dormire sempre alla stessa ora.

Nelle ore prima di andare a dormire evitare di bere alcolici e consumare pasti pesanti, assumere sonniferi, antistaminici e tranquillanti.  Evitare la posizione supina, dormire sul fianco può aiutare a non russare.

Smettere di russare con il bite

Esistono diverse soluzioni per provare a risolvere il problema del russamento, ovviamente ogni caso va studiato e valutato da uno specialista che saprà consigliare il trattamento più idoneo per ogni singolo paziente.

In caso di semplice russamento un aiuto può venire da bite dentali da indossare durante il sonno.

Il bite antirussamento è formato da due elementi collegati tra di loro che mantengono aperto lo spazio respiratorio dietro la lingua favorendo il transito dell’aria e diminuendo le vibrazioni dei tessuti molli.

Dopo aver indossato un bite per smettere di russare, può capitare che ci si svegli con una sensazione di tensione muscolare che tuttavia dovrebbe passare in poco tempo. Tale sensazione di solito si presenta solo nelle prime settimane di trattamento. 

Questi dispositivi ortodontici, che devono essere sempre preparati da esperti, non possono essere indossati in caso di mobilità dentale, mancanza totale o parziale dei denti, malattie gengivali e parodontali.

È importante sapere che i bite antirussamento possono funzionare solo in caso di russamento semplice, anche in presenza di apnee notturne, ma la loro efficacia è nulla se la causa del russamento è dovuta alla deviazione del setto nasale, all’ipertrofia dei turbinati o alla presenza di polipi nasali.

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Devitalizzazione Dente, Cos’è e Quando Serve

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Devitalizzare un dente vuol dire salvarlo da una possibile estrazione. Grazie alle cure canalari, infatti è possibile riparare denti gravemente danneggiati da un trauma o da una carie profonda che è giunta fino alla polpa.

Quando si devitalizza un dente

Un dente deve essere sottoposto a terapia canalare quando la polpa, tessuto molle ricco di nervi e vasi sanguigni, si infiamma o si infetta causando forti dolori prolungati e un’elevata sensibilità dentale che rende difficile mangiare e bere anche cibi e bevande a temperatura ambiente.

Le cause dell’infezione e dell’infiammazione del dente possono essere diverse, le più comuni sono la carie non curata che raggiunge la polpa o traumi che portano alla rottura e alla scheggiatura del dente. In entrambi i casi è importante verificare la robustezza del tessuto parodontale per valutare se sia possibile procedere con la devitalizzazione oppure è necessaria l’estrazione del dente.

Come si devitalizza un dente

La maggior parte dei pazienti ha paura di sottoporsi a un intervento di devitalizzazione per il semplice motivo che non sa nello specifico di cosa si tratti. Conoscere la procedura con la quale il dente viene devitalizzato può essere molto utile per controllare l’ansia durante l’intervento e viverlo nel modo più sereno possibile.

Iniziamo con il dire che devitalizzare un dente non richiede molte sedute, anzi, gli studi attuali hanno dimostrato che bisogna sempre cercare di devitalizzare un dente in una sola seduta e solo in rari casi le devitalizzazioni si risolvono dopo appena un paio di visite ambulatoriali.

L’utilizzo del microscopio in endodonzia è assolutamente indispensabile nei casi complessi.

Dopo aver verificato con esami radiografici la necessità di devitalizzare un dente, si procede seguendo diverse fasi.

Dopo la preparazione con l’anestesia locale e il posizionamento della diga di gomma sul dente da trattare per isolare il campo operatorio si procede con l’intervento vero e proprio. La diga è un elemento in lattice che isola il dente mantenendolo libero dalla saliva e protegge i denti circostanti da eventuali scorie e frammenti. Senza diga di gomma oggi non è possibile devitalizzare correttamente un dente garantendo dei risultati stabili nel tempo.

  • Prima fase: si crea un foro nella corona del dente per accedere alla camera pulpare.
  • Seconda fase: si procede alla rimozione della polpa infiammata o infetta e si pulisce in profondità l’interno del canale radicolare per eliminare il tessuto ormai compromesso ed eventuali residui batterici.
  • Terza fase: si effettua l’otturazione del dente, cioè il canale radicolare viene riempito con materiale biocompatibile per sigillare totalmente i canali e impedire così l’ingresso di batteri e residui.

L’otturazione provvisoria non può rimanere all’interno del cavo orale per più di una settimana altrimenti si rischia un infiltrazione batterica. 

Se si è avuto un approccio conservativo utilizzando sistemi ingrandenti come il microscopio ed il dente non è molto compromesso non è indispensabile eseguire una corona sul dente ma si può semplicemente ricostruire in composito mediante una classica otturazione.

Se invece mancano delle pareti di contenimento del dente o se si è avuto un approccio non conservativo sarà necessario ritornare dal dentista che dovrà mettere una corona sul dente devitalizzato per proteggerlo e per fargli riprendere la sua normale funzione masticatoria.

Per quanto semplice la devitalizzazione è un intervento delicato che deve essere eseguito da endodonzisti, ossia odontoiatri specializzati nella diagnosi e nella cura di malattie a carico della polpa dentale.

Cosa succede dopo aver devitalizzato il dente

Per giorni successivi all’intervento può capitare che il dente sia sensibile e dolorante, ma questa sensazione passa in poco tempo e comunque può essere tenuta sotto controllo con l’assunzione di farmaci.

Quello che è importante è evitare di masticare e mordere con il dente devitalizzato, almeno fino a quando non si sarà proceduto all’otturazione o all’incapsulamento. Il dente non ricostruito infatti è molto più fragile e quindi soggetto a traumi e fratture.

In genere dopo l’intervento di devitalizzazione è bene seguire una buona igiene orale e sottoporsi a visite di controllo e sedute di igiene orali periodiche.

Ci sono casi in cui non è possibile devitalizzare un dente?

Come abbiamo detto la devitalizzazione di un dente si fa per evitarne l’estrazione, esistono però alcuni casi in cui non è possibile procedere con questo intervento ed è quindi obbligatorio togliere il dente.

Questi casi grazie all’utilizzo di nuovi materiali come l’MTA per chiudere eventuali perforazioni e l’utilizzo del Microscopio per rimuovere strumenti fratturati o superare canali calcificati, sono sempre più rari.

Anche nei casi limite in cui non si riesce a devitalizzare correttamente un dente si può sempre ricorrere alla chiusura del dente mediante un endodonzia chirurgica (Apicectomia).

Un dente non può essere salvato dall’estrazione quando  ha una grave frattura, non ha un supporto osseo adeguato o non può essere ricostruito.

Devitalizzare un dente in gravidanza

Spesso si pensa che in gravidanza sia sconsigliabile sottoporsi a ogni tipo di intervento chirurgico, in realtà non è così.

Se una donna è incinta e necessita di devitalizzare un dente, non c’è alcuna contro indicazione per cui non debba effettuare questo trattamento. La principale preoccupazione è dovuta alle emissioni degli esami radiografici e all’anestesia.

Oggi mediante l’utilizzo di rivelatori elettronici è possibile evitare e ridurre al massimo le radiografie e soprattutto tra il terzo ed il sesto mese è possibile eseguire in alcuni casi anestesie locali controllate senza rischi per la paziente.

E’ opportuno proteggere in ogni caso sempre la parte addominale delle pazienti con un grembiulino piombato ogni volta che si esegue una radiografia endorale proprio per proteggere tutte le pazienti in caso di possibili e non ancora accertate gravidanze.

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Anestesia e Dentista, Come Funziona

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La paura del dentista spesso è legata a tre elementi ben precisi: il rumore del trapano, la vista di tutti gli strumenti odontoiatrici e la sensazione di dolore che si potrebbe provare da lì a qualche minuto.

Per il rumore puoi sempre mettere le cuffiette auricolari per ascoltare un po’ di musica, per la vista puoi chiudere gli occhi ed immaginare di essere in un luogo più piacevole mentre, per quanto riguarda il dolore, rilassati perché per fortuna esistono diverse tecniche di anestesia locale o sedazione cosciente.

Sono pochissime ormai le persone che possono riferire di aver avuto esperienze dolorose per mano del dentista. L’utilizzo abituale di tecniche anestetiche, infatti, permette di effettuare interventi anche lunghi e complessi senza che il paziente provi dolore.

Può darsi che l’anestesia sia diventata la principale cura per l’odontofobia?

Anestesia locale in odontoiatria

I tempi dei colpi in testa e dei gas esilaranti fortunatamente sono finiti da un bel pezzo. Oggi, per i trattamenti ai denti o per qualsiasi altro tipo di intervento vengono impiegati farmaci che a livello generale o locale bloccano il dolore e proteggono l’organismo dall’aggressione chirurgica.

Generalmente, negli studi dentistici vengono effettuate anestesie locali con le quali si addormenta solo la specifica zona del corpo da sottoporre a trattamento mantenendo il paziente in stato cosciente.

In questi casi, il farmaco anestetico è iniettato direttamente vicino ai nervi che portano la sensibilità alla regione interessata dall’intervento, in modo tale da bloccare il dolore e non farlo arrivare al cervello.

La scelta dell’anestetico locale per uso odontoiatrico è fatta principalmente in base a quattro criteri: durata e complessità dell’intervento, bisogno di emostasi, necessità del controllo post chirurgico del dolore, controindicazioni a specifici farmaci, ad esempio allergie.

Tecniche di anestesia locale

Ci sono diverse tecniche che è possibile adottare per un’anestesia locale: alcune di superficie (o per contatto) che prevedono l’applicazione di sostanze sulla parte da trattare mentre altre per infiltrazione  si basano sull’iniezione del farmaco.

Quali sono queste tecniche anestetiche?

  • Perfrigerazione: consiste nel raffreddare la zona in cui si deve intervenire con un getto di cloruro di etile. Questa tecnica, di facile esecuzione, viene utilizzata per interventi di breve durata sui tessuti molli come l’estrazione dei denti decidui o l’incisione di un ascesso.
  • Anestesia topica: prevede l’applicazione sulla mucosa di un anestetico, generalmente in gel o spray. È utilizzata per interventi di brevissima durata o nelle sedute di igiene orale.
  • Anestesia locale plessica: consiste nell’iniettare il farmaco anestetico sotto la mucosa orale in prossimità dell’apice del dente. È utilizzata per gli interventi di breve-media durata.
  • Anestesia locale tronculare:  è effettuata direttamente nel tronco nervoso mandibolare interrompendo la trasmissione del dolore su tutti i denti e tessuti molli presenti sul lato della mandibola dove è stato iniettato l’anestetico.

Nel caso le tecniche anestetiche classiche non raggiungono il risultato sperato, è possibile ricorrere ad altri tipi di anestesia come l’anestesia intraligamentosa o l’intraossea.

La prima si effettua iniettando l’anestetico locale direttamente nel legamento parodontale grazie all’utilizzo di aghi molto corti. Con questo tipo di anestesia viene addormentato rapidamente solo il dente selezionato per lungo tempo. Ha, però, lo svantaggio di lasciare qualche fastidio anche dopo la fine dell’effetto anestetico.

Con l’anestesia intraossea, invece, i denti vengono anestetizzati iniettando l’anestetico locale direttamente all’interno dell’osso spugnoso o midollare intorno al dente interessato con un effetto quasi immediato.

Anestesia totale

In alcuni casi e per interventi più complessi, come la chirurgia maxillo-facciale, viene preferita l’anestesia totale.

L’anestesia generale viene effettuata solo in casi specifici in quando richiede la presenza di un medico anestesista e di specifiche apparecchiature per il continuo monitoraggio delle funzioni vitali del paziente.

Mentre fino a qualche tempo fa si ricorreva a professionisti esterni, oggi sono molti gli studi dentistici che hanno all’interno del loro staff la presenza dell’anestesista.

Allergia all’anestesia locale

Spesso si tende a credere che possano verificarsi casi di allergia solo per quanto riguarda farmaci utilizzati durante l’anestesia generale. In realtà, anche se in percentuali molto ridotte, si può essere allergici all’anestesia locale fatta negli studi dentistici. Le reazioni allergiche possono evidenziarsi con eruzioni cutanee pruriginose, nausea, dolori addominali e difficoltà respiratorie. Nel caso in cui già altri membri del proprio gruppo familiare abbiano avuto reazioni allergiche ai farmaci anestetici locali, prima della seduta dal dentista è opportuno sottoporsi a test allergici.

Sedazione cosciente

La sedazione cosciente è una tecnica anestetica tra le più utilizzate, in quanto il paziente è completamente insensibile al dolore ma allo stesso tempo può collaborare serenamente con il dentista durante tutto il trattamento. Mantenendo invariati i parametri vitali, come ad esempio la respirazione, il paziente è in grado di rispondere a domande, eseguire ordini semplici come aprire o chiudere la bocca ed effettuare operazioni di risciacquo della bocca.

La sedazione cosciente viene ottenuta tramite inalazione di un gas anestetico, il protossido di azoto, e ossigeno oppure con la somministrazione endovenosa di benzodiazepine.

La sedazione cosciente richiede la presenza dell’anestesista in studio.

Ipnosi sedativa in odontoiatria

In alternativa alla sedazione cosciente e all’anestesia totale, secondi alcuni si può ricorrere all’ipnosi sedativa, soprattutto nei casi in cui il paziente soffra di forti sensazioni d’ansia legate alle figura e alla poltrona del dentista, nei casi in cui le persone non possono essere anestetizzate a causa di allergie o per fobie legate all’ago e alle punture.

Le tecniche ipnotiche sono risultate efficaci in diversi casi: lo stato di autocontrollo emotivo elimina l’agitazione e di conseguenza riduce anche il dolore, in quanto il paziente sotto ipnosi è profondamente rilassato ma allo stesso tempo altamente collaborativo.

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Gli Effetti della Droga sui Denti

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Si sa, le droghe possono avere effetti devastanti sul benessere psico-fisico di chi ne abusa e il cavo orale non fa eccezione.

Oggi proviamo a indagare quali sono le conseguenze del consumo eccessivo di stupefacenti sulla salute dei nostri denti.

Carie e parodontite

L’uso di sostanze che creano dipendenza, anche quelle legalmente accettate come il tabacco, sono tra le cause di numerose problematiche odontoiatriche prime fra tutte la carie e la parodontite.

In realtà sono diversi i fattori che contribuiscono all’insorgenza del processo carioso, si parte dalle motivazioni socio-psicologiche fino ad arrivare agli aspetti di natura puramente biochimica.

Spesso le persone tossico dipendenti si ritrovano a vivere in contesti socio-ambientali caratterizzati da degrado ed emarginazione. Ciò comporta un’assoluta mancanza di interesse per l’igiene e la cura personale, anche perché la principale preoccupazione di un drogato non è quella di lavarsi i denti dopo ogni pasto, ma quella di riuscire a trovare una dose che soddisfi il suo fabbisogno quotidiano.

La scarsa igiene orale con il conseguente accumulo di placca batterica porta inevitabilmente e rapidamente allo sviluppo e alla diffusione della carie o all’infiammazione del parodonto.

Inoltre alcuni tipi di droghe soprattutto nei periodi di astinenza, portano al consumo conpulsivo di cibi ad alto contenuto di zuccheri che uniti alla poca attenzione nel lavarsi i denti danno come risultato l’insorgenza di un processo carioso. In modo particolare chi utilizza eroina e cocaina è soggetto a momentanee iperglicemie seguite da fasi di ipoglicemia durante le quali diventa necessaria l’assunzione di cibi a base di zucchero.

Perdita dei denti

Purtroppo nella maggior parte dei casi le persone che consumano abitualmente droghe pesanti corrono il serio rischio di perdere i denti in entrambe le arcate. Questo succede perché l’abuso di droghe analgesiche porta all’aumento della soglia del dolore. I pazienti si sottopongono a cure odontoiatriche quando ormai è troppo tardi per intervenire correttamente poiché la patologia si trova già in uno stato molto avanzato.

La mancanza dei denti e la difficoltà nel masticare compromette anche la dieta di questi pazienti con conseguenti carenze nutrizionali che vanno ad incidere sulla salute di tutta la bocca con la comparsa di cheliti angolari, candidosi orale, glossodinia e demineralizzazione dello smalto.

Bruxismo e Xerostomia

Tra le conseguenze di uso di droghe stimolanti ci sono anche il bruxismo e la xerostomia

Cocaina, crack, anfetamina e allucinogeni provocano un effetto eccitatorio sui muscoli facciali e masticatori portando a digrignare i denti fino ad usurarli.

Questa stessa tipologia di droghe è anche causa della xerostomia, cioè la secchezza delle mucose conseguente all’alterazione della produzione di saliva. I sintomi sono:

  • labbra secche e screpolate
  • ghiandole salivari ingrossate
  • lingua secca e solcata
  • depapillazione.

Inoltre la diminuzione della funzione antibatterica della saliva porta all’aumento della predisposizione del paziente di soffrire di carie, parondotopatie e infezioni delle mucose.

Modalità di assunzione e patologie del cavo orale

Gli effetti delle droghe sui denti e sulla la bocca in generale, possono cambiare in base alle modalità di assunzione di stupefacenti.

Ad esempio la cocaina in caso di inalazione porta a perforazioni del setto nasale e ulcerazioni ischemiche, mentre se viene assunta per strofinamento sulle gengive  causa infiammazioni gengivali, ulcerazioni delle mucose ed erosioni dentali.

Gli oppiacei riducono la salivazione, cosa che come detto prima può avere gravi conseguenze sulla salute orale, prima fra tutte l’insorgenza della carie.

Infine il crack assunto attraverso il fumo cause ulcere, ragadi  e vescicole alle labbra e alle mucose orali.

Cosa si può fare per ridurre gli effetti della droga sulla salute orale

Il primo suggerimento è quello di evitare l’uso di qualsiasi sostanza stupefacente in modo da evitare non solo gli effetti deleteri sui denti e la bocca, ma anche rischi ben più gravi sulla salute che possono mettere in pericolo la vita stessa delle persone che le utilizzano.

Appurato ciò è importante che la persona tossico dipendente cambi abitudini alimentari con una dieta ricca di fibre, frutta e verdura, ma povera di grassi e di cibi zuccherati.

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Differenza tra Protesi Fissa e Mobile

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Purtroppo può capitare che a causa di malattie, come la parodontite o per un trauma, si perdano uno o più denti, rovinando in alcuni casi l’estetica del sorriso e del volto. Questa situazione può provocare disturbi emozionali, come una forte sensazione d’ansia quando si è in compagnia di altre persone. Per questo è importante non perdere tempo e rivolgersi a uno studio dentistico per sistemare le cose mediante l’uso di protesi dentali fisse o mobili.

Cos’è una protesi dentale

Le protesi dentarie sono apparecchi che permettono di sostituire i denti naturali con quelli artificiali.

Esistono diverse tipologie di protesi, ma generalmente si dividono in protesi dentali fisse e in protesi dentali mobili o rimovibili.

Indipendentemente se sia fissa o mobile, qualsiasi tipo di protesi deve soddisfare tre caratteristiche ben precise: deve essere funzionale, ossia riabilitare le corrette funzioni fonatorie e masticatorie, deve essere resistente nel tempo, deve essere estetica e deve somigliare alla dentatura naturale del paziente e ridare bellezza al volto e al sorriso seguendo un attenta analisi estetica.

Protesi dentale mobile 

La protesi rimovibile è comunemente chiamata dentiera e viene preferita nei casi in cui c’è la necessità di sostituire l’intera dentatura di un’arcata. Come si può intuire dal nome, questo tipo di protesi può essere facilmente rimossa dal paziente per permettere le normali manovre di igiene orale.

Ci sono due tipi di protesi mobili:

Totale è la classica dentiera, viene indicata in casi di edentulia totale di una o entrambe le arcate dentali. La dentiera è formata da denti realizzati in resina che poggiano su un supporto in resina che imita l’aspetto delle gengive. Questo tipo di protesi non è ancorata a nessun dente, ma viene fatta aderire alle gengive con un meccanismo a ventosa.

Parziale è usata per sostituire uno o più denti, viene ancorata tramite dei ganci ai denti naturali residui o agli impianti. Solitamente è formata da una struttura metallica (scheletrato) che permette di ottenere una maggiore funzionalità della dentiera.

La durata e la stabilità della dentiera sono compromesse dal riassorbimento osseo, per questo motivo circa una volta all’anno la dentiera richiede una “ribasatura”, cioè la sostituzione della parte della protesi che poggia sulle mucose in modo da poter essere sempre perfettamente adattata ai cambiamenti morfologici dovuti al tempo.

Protesi dentale fissa

La dentiera fissa, formata da corone o ponti,  non può essere tolta senza intervento chirurgico e sostituisce elementi dentali in modo stabile e definitivo. Anche in questo caso si possono distinguere diversi tipi di protesi fissa:

  • Protesi su impianti che può essere avvitata o cementata a seconda dei casi
  • Protesi su denti che appoggiandosi ai denti naturali rimpiazza interamente i denti naturali. Oggi con l’utilizzo di nuovi materiali come il disilicato di litio è possibile limare i denti pochissimo evitando la loro devitalizzazione.

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Denti da Latte Cariati Vanno Curati?

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Spesso capita che alcuni pazienti ci chiedano consigli su come è meglio comportarsi riguardo la salute dei denti da latte.

Ad allarmare e mettere in ansia i neo genitori è in particolare la carie che colpisce i denti decidui. Spesso, ci si sente disorientati tra chi afferma che i denti decidui sono denti destinati a cadere e che quindi non è obbligatorio procedere a cure odontoiatriche e chi dice afferma, al contrario, che è assolutamente necessario non trascurare l’igiene orale e la cura dei denti da latte.

I denti da latte, quando colpiti da un processo carioso, devono necessariamente essere curati, senza se e senza ma! 

Innanzitutto, i denti da latte cariati fanno molto male. Il processo carioso nei bambini infatti è molto più rapido perché i denti decidui hanno una camera pulpare più ampia e, di conseguenza, il tessuto duro soprastante la camera pulpare ha uno spessore ridotto. Il rischio di infezione della polpa è molto elevato, così come è alta la probabilità che si formino ascessi o fistole dolorose.

Inoltre, vi è il rischio di compromettere la corretta eruzione dei denti permanenti e di conseguenza la necessità di sottoporsi da adulti a terapie  odontoiatriche più lunghe ed  invasive. Infatti, i molaretti che dovrebbero permanere fino agli 11 o 12 anni, se persi precocemente a causa di una carie, lasceranno uno spazio vuoto che ben presto sarà occupato dagli altri denti già presenti nella bocca impedendo al dente sottostante di uscire in modo corretto.

Quali sono le cause della carie nei denti da latte?

Come per gli adulti, anche nei bambini la causa principale della carie è il contatto prolungato degli zuccheri con i denti, associato ad  una cattiva igiene orale.

Nei bambini al di sotto di 3 o 4 anni spesso si parla di carie da biberon. Molti genitori, infatti, lasciano che il proprio bambino si addormenti succhiando il biberon con latte, tisane zuccherate e  succo di frutta oppure danno loro  il ciuccio immerso nel miele. Queste sostanze zuccherine e vischiose  favoriscono rapidamente l’insorgenza del processo carioso in tenera età.

Prevenzione e igiene orale

Ma cosa si può fare affinché i denti da latte non siano soggetti a carie?

fluoro nei bambini zymafluor

fluoro nei bambini

Non tutti sanno che è possibile ridurre il rischio di  carie  facendo assumere ai bambini soluzioni a base di fluoro (gocce in acqua) dalla nascita fino ai 6 – 7 anni. In questo modo i denti si formeranno in modo tale da essere più resistenti agli acidi prodotti dallo streptococco mutans, il batterio responsabile della carie. E’ importante informarsi bene, però, sulle modalità di somministrazione  e sul dosaggio, consultando il proprio dentista.

Come prima cosa è importante prevenire il processo carioso, ad esempio nel caso in cui il bambino non vuole saperne di addormentarsi senza il suo biberon, sostituendo bevande zuccherata con della semplice acqua.

La seconda cosa da fare è porre molta attenzione all’igiene orale del bambino.

Nel caso in cui sia abbastanza grande da lavarsi i denti da solo, nei primi tempi è opportuno seguirlo durante le procedure di igiene orale. Anche quando sarà perfettamente in grado di lavare i denti in autonomia, sarà sempre meglio controllare che lo abbia fatto prima di andare a dormire. Non sono pochi i casi in cui i genitori si lamentano del fatto che i figli non vogliono lavarsi i denti.

Nel caso dei neonati è importante che i genitori inizino a curare l’igiene orale del bambino sin da quando spunta il primo dentino. È sufficiente passare delicatamente una garza umida sulle gengive e sulla parete anteriore e posteriore di ogni dentino.

Come si capisce se un dente da latte è cariato?

Nelle prime fasi non è sempre facile individuare la carie dei denti da latte. Il campanello dall’arme è dato da una macchia di colore bianco opaco o un alone scuro: segnali che precedono il processo carioso conclamato.

Come si cura la carie denti decidui

I denti da latte cariati vengono curati esattamente come quelli permanenti, rimuovendo il tessuto cariato e otturando la cavità. Nei casi in cui la carie si estende fino alla polpa del dente, è necessario ricorrere alla devitalizzazione o , in pochi casi, all’estrazione. In quest’ ultimo caso, verranno, successivamente, applicati dei mantenitori di spazio per evitare che i denti vicino occupino lo spazio rimasto vuoto dopo l’estrazione.

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I Problemi ai Denti in Estate

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Soffrire di mal di denti in estate può diventare un brutto affare, intanto perché c’è il rischio concreto di rovinarsi la vacanza organizzata e sognata per un anno intero, poi perché i dentisti aperti in agosto sono più rari del Cosmos del cioccolato (fiore molto raro).

L’estate è un periodo particolarmente delicato per la salute delle bocca, in quanto il caldo e la lunga esposizione al sole possono favorire l’insorgenza di infiammazioni e di conseguenza dolore ai denti e alle gengive.

Se a questo ci aggiungiamo le cattive abitudini a cui ci si lascia andare in estate, allora carie e mal di denti sono quasi assicurati.

Ma vediamo quali sono il problemi ai denti che si presentano frequentemente in estate e che rischiano di trasformarsi in un vero e proprio incubo data la difficoltà di trovare uno studio dentistico aperto in agosto.

La carie

La maggior parte dei pazienti che necessita di interventi odontoiatrici in agosto ha un problema di carie. In estate infatti è molto facile che si consumino cibi e bevande zuccherate fuori pasto come gelati, succhi di frutta o aperitivi, ed è altrettanto frequente non avere un’igiene orale impeccabile durante le vacanze.

Tutti sanno dell’importanza di lavarsi i denti dopo i pasti per evitare l’insorgere della placca e del tartaro, spesso però passando intere giornate fuori, magari sotto l’ombrellone non sempre ci si ricorda di lavarsi i denti. Per evitare cattive soprese e soprattutto non rovinarsi le vacanze, ti consigliamo di portare con te uno spazzolino e un dentifricio da viaggio da tenere in borsa per lavare i denti dopo aver consumato alimenti con alto contenuto di zuccheri.

A dare problemi ai denti in estate, ma non solo, è anche l’abitudine di consumare aperitivi alcolici a fine serata. Salatini, tartine, patatine spesso lasciano residui tra i denti, in più i cocktail alcolici moltiplicano i danni in quanto l’alcol viene trasformato dagli enzimi presenti nella bocca in acetaldeide, sostanza che può essere molto dannosa per  fibroblasti, cioè i tessuti a sostegno delle gengive. Se dopo aver consumato aperitivi e drink si lavano accuratamente i denti, non c’è alcun rischio di danneggiare la salute della bocca, il problema insorge maggiormente in estate perché dopo un’intera serata trascorsa fuori con gli amici, spesso si ritorna a casa stanchi con l’unico desiderio di mettersi a letto e fare una bella dormita. In questi casi la prima cosa che viene trascurata è proprio l’igiene orale. Andare a letto senza lavarsi i denti e lasciare residui di cibo in bocca tutta la notte, periodo in cui c’è meno produzione di saliva, vuol dire lasciare la porta aperta a batteri, tartaro e placca.

Sensibilità dentale

Chi soffre di denti sensibili sa benissimo che in estate questo problema può essere particolarmente fastidioso.

In questo particolare periodo dell’anno aumenta il consumo di cibi e bibite fredde per trovare sollievo dalla calura estiva.

Nei casi in cui è presente sensibilità dentinale, mettere in contatto alimenti e acqua ghiacciata con i denti può essere estremamente fastidioso e doloroso.

È importante mantenere sempre i denti puliti, soprattutto dove è presente l’esposizione della dentina, ed evitare o diminuire il consumo di sostanze eccessivamente fredde che acutizzano il problema.

Per non avere fastidi, l’unica cosa da fare è quella di recarsi a visita di controllo dal proprio dentista prima di partire per le vacanze estive, in modo tale da eliminate il problema alla fonte e godersi le ferie in santa pace.

Denti fratturati

Può sembrare strano inserire in questo elenco anche i denti fratturati in quanto un trauma che porta a scheggiare un dente può verificarsi in qualsiasi periodo dell’anno. In realtà in estate si verificano maggiormente incidenti stradali o cadute che possono danneggiare la dentatura. In casi del genere, l’unica cosa da fare è assumere un analgesico per il dolore e recarsi nel minor tempo possibile dal dentista per una ricostruzione dei denti danneggiati.

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