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Il Filo Ortodontico

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Una delle principali componenti di un apparecchio ortodontico è il filo metallico inserito nei brackets (attacchi) con il compito di esercitare le forze che servono a spostare i denti e a portarli nella posizione corretta.

Per esercitare questa funzione l’arco ortodontico viene ingaggiato negli attacchi e modificato o sostituito durante le visite di controllo in modo da spostare gli elementi dentari in modo lento e progressivo.

L’’utilizzo delle trazioni elastiche consente di eseguire alcuni spostamenti come il perfezionamento dell’ingranaggio dentario.  

Materiali dell’arco ortodontico

La principale lega di cui è formato il filo ortodontico è l’acciaio inossidabile. Gli archi ortodontici in acciaio vengono piegati manualmente dall’ortodontista e permettono di gestire con grande accuratezza lo spostamento di ogni dente.

Di più recente introduzione  sono le leghe in Nichel – Titanio. I fili ortodontici realizzati in questo materiale sono molto flessibili, ma difficilmente modellabili e questo li rende inadatti a casi particolari in cui sono indispensabili numerose pieghe del filo.

Il filo ortodontico in Beta-Titanio ha una grande memoria elastica, una rigidità minore rispetto all’acciaio permettendo così un buon controllo dei movimenti e una buona modellabilità.

Fili bianchi estetici

Una delle principali preoccupazioni di chi ha necessità di portare un apparecchio ai denti fisso è l’estetica. Con il tempo si è cercato di dare comunque armonia al sorriso attraverso l’utilizzo di materiali meno visibili rispetto a quelli metallici.

I fili ortodontici bianchi sono resi più piacevoli alla vista grazie a un rivestimento che gli dona un colore più simile a quello dei denti. Vengono abbinati con brackets in ceramica o zaffiro. Nonostante siano meno evidenti, un apparecchio di questo tipo non potrà mai risultare totalmente invisibile.

A causa di questo materiale di rivestimento nonché del maggiore spessore che ne consegue, gli archi ortodontici bianchi determinano un aumento della frizione tra il filo e l’attacco, con il rischio di prolungare i tempi del trattamento.

Filo ortodontico apparecchio linguale

Per ottenere un effetto totalmente invisibile l’unica soluzione è quella di ricorrere a un apparecchio linguale con o senza attacchi.  Il filo metallico di questo tipo di trattamento 

Il filo ortodontico dell’apparecchio linguale senza attacchi è largo poco più di un millimetro ed è formato da vari filamenti intrecciati in acciaio. Viene attaccato direttamente nella parte interna dell’arco dentale con un materiale composito fluido che indurisce grazie all’azione della lampada fotopolimerizzante. Poiché non si adoperano i brackets per fissare il filo si evitano tutti i fastidi provocati da questi ultimi, come problemi fonetici o irritazioni alla lingua.

Problemi con il filo ortodontico

Durante un trattamenti ortodontico possono capitare alcuni problemi con i diversi elementi che compongono l’apparecchio come lo spostamento o la rottura di un filo, il distacco di un attacco o l’ingestione di una delle componenti. Si tratta di evenienze rare considerando che l’ortodontista fornisce tutte le informazioni necessarie affinché non si verifichino tali problemi. 

Filo apparecchio rotto

Può capitare che il filo ortodontico dell’apparecchio si pieghi o si spezzi e che dia fastidio irritando parti interne della bocca, come ad esempio le guance.

Se non è possibile ricorrere subito all’intervento del dentista per sistemare la situazione, una buona soluzione può essere quella di applicare una piccola quantità di cera ortodontica sulla parte dove si è rotto il filo metallico.

Se per qualsiasi motivo l’applicazione della cera non è possibile si può provare a tagliare il filo ortodontico con un paio di tronchesine ben pulite e sterilizzate.

Ingoiare un pezzo di filo ortodontico

Anche se può sembrare strano, può accadere che si ingoi una parte dell’apparecchio, che sia un bracket o un pezzo di filo che si è spezzato. La situazione però è meno grave di quanto si pensi perché generalmente le parti che sono state ingerite vengono eliminate naturalmente insieme alle altre scorie. Nel caso si avvertissero disturbi si può procedere con un’indagine radiologica.

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Ricostruzione gengivale

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Le gengive sono tessuti molli che ricoprono le arcate alveolari e circondano il colletto dei denti. La loro funzione prioritaria è proteggere il parodonto da eventuali attacchi di agenti esterni.

Ricordiamo che il parodonto è un insieme di strutture il cui compito principale è quella di sostenere il dente e di mantenerlo ben ancorato al tessuto osseo.

Se il legamento parodontale subisce dei danni a cui non viene posto rimedio si rischia la caduta del dente coinvolto.

Va da se quindi, che qualsiasi problema riguardante la salute delle gengive non deve essere in alcun modo sottovalutato, poiché nel lungo periodo può portare a complicazioni ben più gravi di un’infiammazione.

Le patologie più conosciute dalla maggior parte delle persone sono la gengivite e parodontite, non tutti sanno però che le gengive possono andare incontro a un’ulteriore problematica che è quella della recessione gengivale.

 

Che cos’è la recessione gengivale

recessione-gengivale

recessione gengivale

La recessione gengivale è un processo graduale che porta la gengiva a ritirarsi dalla sua naturale posizione fino alla radice, esponendo così il dente al rischio di attacco da parte di agenti patogeni.

Cause delle gengive ritirate

Le gengive ritirate sono molto comuni, specialmente nella popolazione che ha superato i quarant’anni.

Le cause più frequenti che portano al processo di recessione sono due:

  1.     Spazzolamento scorretto
  2.     Tartaro

Spazzolare i denti in modo aggressivo, in senso orizzontale e con uno spazzolino con setole dure, oltre al ritiro delle gengive, può provocare diversi danni come l’abrasione del dente che poi può portare ad accumulo di placca e tartaro ed a carie.

Per evitare problemi è importantissimo imparare come pulire i denti in modo corretto, quale spazzolino usare e quali sono le manovre da mettere in pratica.

Come prima cosa la scelta dello spazzolino, che deve avere dimensioni proporzionate alla grandezza della propria bocca e setole di durezza media.

Per quanto riguarda la manovra per una pulizia efficace si procede posizionando lo spazzolino perpendicolarmente alla gengiva facendo una lieve pressione sul margine gengivale. Il movimento da fare è verticale, dall’alto verso il basso per i denti dell’arcata superiore e dal basso verso l’alto per quelli dell’arcata inferiore.

In questo modo si ottiene una corretta pulizia della bocca senza danneggiare in alcun modo i tessuti gengivali.

Oltre alla presenza di tartaro e alle cattive abitudini in fatto d’igiene orale, gli altri fattori che possono portare le gengive a ritirarsi sono il bruxismo, le malocclusioni, le anomalie della mucosa, le malattie ereditarie e gli scompensi a livello ormonale.

 

Sintomi e conseguenze

Capire se le gengive si stanno ritirando non è facile per il paziente, perché come dicevamo è un processo molto graduale e non immediatamente visibile.

In generale quando si soffre di recessione gengivale si avverte un aumento della sensibilità dentale ed esteticamente il dente coinvolto appare molto più lungo del normale.

 

Perché curare la recessione gengivale

La maggior parte dei pazienti sono portati a pensare che quando si verifica un processo di recessione gengivale si soffre automaticamente di parodontite.

In realtà non è così.

Quando c’è un problema parodontale serio oltre a un arretramento delle gengive sono ben visibili degli spazi neri tra i denti, se questi non sono presenti, ma c’è solo una perdita del tessuto gengivale probabilmente la causa va ricercata nello scorretto spazzolamento dei denti.

In quest’ultimo caso, non curare le recessioni non porta alla caduta dei denti, ma ciò non vuol dire che il problema debba essere trascurato rimandandolo all’infinito.

Le motivazioni che devono spingere ad agire per coprire le recessioni sono diverse, come prima cosa avere la radice del dente scoperta oltre a provocare una fastidiosa sensibilità dentale a lungo andare può rendere necessaria la devitalizzazione del denteLa radice infatti, non è protetta dallo smalto e lo spazzolamento “sega” il dente danneggiandolo.

In secondo luogo c’è il fattore estetico. Il dente appare più lungo rispetto agli altri e se ad essere colpite da recessione sono le gengive dei denti frontali, questa discrepanza sarà visibile e potrà pregiudicare la bellezza del sorriso insieme alla serenità dei rapporti interpersonali.

 

Rimedi per le gengive ritirate

Per ricoprire le recessioni gengivali possono essere seguite due strade, la prima è quella dell’intervento chirurgico, la seconda è l’otturazione in materiale composito, detta otturazione di quinta classe.

Solitamente si decide per l’intervento quando a essere coinvolti sono i denti centrali, mentre si preferisce l’otturazione quando la recessione riguarda i denti interni, quindi non visibili quando si sorride.

 

Intervento di ricostruzione gengivale

Esistono due tipi d’intervento chirurgico, uno con il quale si vuole semplicemente riposizionare la gengiva e l’altro che prevede l’innesto del tessuto gengivale. In base al caso specifico il dentista deciderà quale tipo di operazione eseguire.

Solitamente si decide per l’intervento di riposizionamento quando la gengiva è abbastanza spessa e c’è la necessità di ricoprire il dente solo in altezza. In pratica si scolla la gengiva e dopo averla riposizionata, la si sutura in modo da ricoprire la parte del dente che era rimasta scoperta.

Quando c’è anche la necessità di aumentare lo spessore della gengiva, si ricorre all’innesto di tessuto gengivale che in genere è prelevato direttamente dal palato del paziente, oppure esistono anche innesti artificiali in collagene.

La parte di tessuto da prelevare è estremamente sottile e va accuratamente attaccata con suture molto piccole,  per questo motivo l’intervento deve essere svolto con l’ausilio del microscopio otticoLa principale funzione di questo strumento, infatti, è quella di ingrandire nel dettaglio la parte da trattare, dando la possibilità al dentista di operare con la massima precisione.

Entrambi i tipi di interventi vengono fatti in anestesia locale.

I massimi esperti in questo campo sono sicuramente i dottori Cortellini e Zucchelli.

L’intervento di ricostruzione gengivale oltre a coprire i colletti dei denti scoperti, può essere fatto anche per coprire l’antiestetico bordino scuro che qualche volta viene a formarsi sugli impianti dentali.

 

Cosa succede dopo l’operazione di ricostruzione delle gengive

La paura della maggior parte delle persone che devono sottoporsi a un intervento chirurgico, è quella di provare dolore dopo che sia passato l’effetto dell’anestesia.

In effetti anche nei caso di operazioni di ricostruzione delle gengive può capitare di sentire dolore, fortunatamente può essere tenuto facilmente sotto controllo con l’assunzione di semplici antidolorifici.

Gli antibiotici vanno presi sotto prescrizione medica per prevenire rischi di infezione.

Mentre per contrastare un eventuale gonfiore o comparsa di ematoma sono sufficienti impacchi di ghiaccio, con l’accortezza però di avvolgerli in un tessuto morbido come della carta o un asciugamano.

 

Otturazione in materiale composito

Nel caso in cui la gengiva ritirata si trovi su un dente interno alla bocca e quindi non visibile, si può decidere di evitare l’intervento chirurgico e di agire con un’otturazione in materiale composito. Ovviamente in questo caso si ricopre la radice esposta con materiale composito e avremo un dente più lungo.

In questo caso è indispensabile usare la diga di gomma, cioè uno strumento utilizzato anche in endodonzia per evitare il rischio di contaminazione dell’otturazione con germi e batteri presenti normalmente nella bocca.

Ovviamente tutte le recessioni gengivali possono essere trattate sia chirurgicamente sia con l’otturazione.

Nel caso in cui il paziente per motivi autoestetici o personali, preferisca agire direttamente sulla gengiva anche per i denti non centrali, dove non ci sono motivazioni estetiche,  il dentista potrà sicuramente accontentare la sua richiesta.

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Diga di Gomma in Odontoiatria

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La diga di gomma, come il microscopio ottico, è uno di quegli strumenti che non dovrebbero mai mancare in uno studio dentistico.

Sia il microscopio che la diga di gomma sono infatti indispensabili per intervenire con la massima precisione, accuratezza e sicurezza per il paziente.

Purtroppo solo una piccolissima percentuale dei dentisti italiani li usa e la maggior parte delle persone che si sottopongono a cure odontoiatriche non sono a conoscenza nemmeno della loro esistenza.

Proviamo a fare un po’ di chiarezza e capire che cos’è la diga di gomma, quando si usa e perché la si utilizza.

Che cos’è la diga di gomma

Sentendo la parola “diga” la prima immagine che viene in mente è quella delle maestose opere edilizie idriche, ma a discapito del nome, la diga di gomma usata in odontoiatria è un sottilissimo foglio di forma quadrata generalmente realizzato in lattice.

Come tutti sanno il lattice è un materiale che può provocare forme allergiche anche molto forti in pazienti predisposti, in tal caso è importante avvisare il dentista prima che inizi la cura per evitare spiacevoli controindicazioni.

Esistono infatti dighe di gomma fatte in altri materiali, come il vinile, che vengono utilizzate al posto di quelle in lattice per i pazienti allergici.

Quando si usa

diga di gomma

diga di gomma

La diga di gomma deve essere utilizzata durante le cure odontoiatriche ogni qual volta sia necessario isolare uno o più denti dal resto del cavo orale.

Il foglio in lattice viene bucato in modo da avvolgere completamente i denti ed evitare ogni tipo di contaminazione batterica.

In generale i trattamenti che richiedono l’utilizzo della diga di gomma sono l’odontoiatria conservativa e l’endodonzia.

La prima fa riferimento a tutte quelle procedure messe in atto dal dentista per conservare o ricostruire un dente garantendo il mantenimento nel tempo e la funzionalità degli elementi trattati.

Un esempio di odontoiatria conservativa è l’otturazione del dente cariato con materiali in composito o altre sostanze.

L’endodonzia o terapia canalare invece si occupa di curare l’interno del dente, il suo obiettivo è quello di salvare gli elementi dentali che a causa di traumi o di carie profonde presentano la polpa infiammata o infetta.

Perché usare la diga di gomma

La diga di gomma crea un’efficace barriera tra il dente da trattare e il resto della bocca del paziente.

I vantaggi sono diversi, primo fra tutti il controllo della contaminazione da parte di batteri contenuti nel cavo orale.

Ad esempio, grazie alla presenza della diga di gomma il dente rimane asciutto garantendo una corretta pulizia canalare e una buona adesione delle otturazioni senza infiltrazioni batteriche.

La differenza tra un’otturazione fatta senza e una con la diga di gomma è ben visibile nel bordo che viene a formarsi tra il dente e il materiale in composito, nel primo caso infatti si formerà un rigo scuro, segno che c’è stata una contaminazione da parte dei batteri.

Inoltre l’uso della diga di gomma evita anche che eventuali agenti patogeni presenti nel sangue e nella saliva vengano nebulizzati nell’ambiente o sulle strumentazioni di studio dall’azione spray del trapano.

Vantaggi per il paziente

La diga di gomma ha un’azione protettiva per il paziente in cura, non solo evita il rischio di ingerire detriti dentali o piccoli strumenti potenzialmente pericolosi, impedisce anche l’ingestione accidentale di sostanze chimiche usate durante le terapie o del mercurio, sostanza con elevato grado di tossicità che può liberarsi durante la rimozione di una vecchia otturazione realizzata in amalgama.

Inoltre la diga isola sia le guance che la lingua impedendo che questa vengano in contatto con il trapano e che subiscano lesioni.

Vantaggi per il dentista

L’uso della diga di gomma permette di avere una visione migliore dell’area di lavoro e dei dettagli dei denti, dando così la possibilità al dentista di operare in modo più preciso e con maggiore concentrazione e tranquillità.

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Dopo un trauma i denti si muovono, come fare?

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Può capitare, specialmente in età infantile, che per un colpo, una caduta accidentale o un incidente, alcuni elementi delle arcate dentarie subiscano un trauma che può danneggiare il dente o le sue strutture di sostegno.

Gli effetti e gli approcci terapeutici sono diversi in base ai tipi di trauma dentale che generalmente vengono divisi in trauma ai tessuti duri e trauma ai tessuti molli del dente, in altre parole un evento traumatico che coinvolge la bocca può provocare una frattura nella parte esterna e/o all’interno del dente.

I traumi che un dente può subire sono quindi diversi con conseguenze differenti, ci sono quelli di lieve entità, come una piccola scheggiatura, o quelli più gravi come la rottura dell’elemento dentale. Gli approcci terapeutici dunque variano molto in base alla gravità dell’evento traumatico.

In ogni caso l’intervento tempestivo da parte del dentista può essere essenziale per salvare il dente danneggiato.

Nell’immediato è consigliabile sciacquare la ferita con l’acqua fredda e fare un impacco con ghiaccio per ridurre il gonfiore di labbra e guance. In caso di sanguinamento tamponare con una garza sterile può essere sufficiente a fermarlo, in caso contrario probabilmente saranno necessari punti di sutura.

 

Cause

Le cause di un evento traumatico che coinvolgono denti e bocca possono essere diverse, si va da una caduta accidentale a un’incidente in bici, moto o auto o un colpo preso mentre si pratica sport.

Tra i soggetti più a rischio di subire un trauma ai denti ci sono sicuramente i bambini che durante le loro normali attività di gioco, complice anche la loro differente consapevolezza del pericolo, si espongono maggiormente a eventi traumatici.

Basti pensare alla propensione di alcuni bambini di arrampicarsi su mobili o scaffali, o la tendenza a saltare da un divano all’altro.

Anche chi pratica alcuni tipi di sport, specialmente quelli che prevedono maggiori contatti fisici, come la boxe o il rugby è più esposto a subire un trauma dentale. In questi casi è sufficiente mettere sempre il paradenti per evitare brutti colpi alle arcate dentali.

 

I denti si muovono dopo un colpo alla bocca

Dopo un colpo violento alla bocca o alla mandibola può capitare che ci sia una certa mobilità dentale anche se non ci sono segni apparenti di un trauma.

Anche se il dente non sembra aver subito danni è importante recarsi nel più breve tempo possibile dal dentista che con appositi strumenti diagnostici sarà in grado di verificare la presenza di eventuali fratture. Può succedere infatti che a subire una lesione sia la parte interna del dente.

Quando ad aver subito il trauma sono i vasi sanguigni che alimentano la polpa dentale, il dente perde la sua vitalità e diventa insensibile al caldo e al freddo e con il tempo perde la sua colorazione naturale, diventando più scuro, in altri termini il dente muore con tutte le conseguenze patologiche ed estetiche che ne seguono.

Aumenta il rischio di infezioni, ascessi, gonfiori e dolore.

In questo caso l’unica terapia da seguire è la devitalizzazione del dente così da evitare tutte le sgradevoli e dolorose conseguenze.

Se l’interno del dente non ha subito gravi danni, il trattamento terapeutico sarà interamente mirato a mantenere la polpa vitale.

In entrambi i casi il dente che si muove deve essere stabilizzato fissandolo a quelli vicino con un filo ortodontico da splintaggio.

 

Tipi di trauma

I denti possono subire diversi tipi di danni a causa di un colpo particolarmente forte al volto che in base alla gravità vengono classificati per tipologia.

 

 . Distacco frammento della corona

Nella maggior parte delle volte a essere coinvolti in questo tipo di danno sono i denti anteriori. Se il frammento non è molto grande sarà sufficiente una ricostruzione del dente con appositi materiali in modo da ridargli la forma originaria. Nel caso in cui si tratti di  un dente da latte allora potrebbe essere sufficiente pulire la ferita in modo accurato, ad ogni modo è consigliabile consultare un dentista.

 . Frattura della corona

Nel caso in cui si verifichi una frattura della corona è indispensabile recarsi subito dal dentista perché potrebbe esserci un danno anche alla polpa del dente.

 . Frattura della radice

Se si tratta di un dente deciduo si procede con l’estrazione, avendo cura di mantenere lo spazio che verrà a formarsi con apparecchi ortodontici. Nel caso di dente permanete, prima di procedere con la terapia sarà necessario stabilire il grado di maturazione della radice, la profondità e la direzione della frattura.

 . Lussazione del dente

In questo caso il dente si sposta dalla sua naturale collocazione verso l’esterno in estrusione, o verso l’interno,in intrusione.

 . Avulsione

Il dente si distacca completamente dall’osso alveolare, in questo caso il dente va reimpiantato nell’alveolo nel più breve tempo possibile. Il dente caduto deve essere conservato in una soluzione fisiologica o nel latte per mantenerne l’idratazione.

 

Trauma denti da latte

Come abbiamo detto i bambini sono tra i pazienti più frequenti che si recano in uno studio dentistico per carie e traumi dentali.

In caso di denti da latte l’intervento del dentista oltre a salvaguardare l’elemento dentale coinvolto, è mirato a ridurre possibili complicazioni che possono interessare il dente definitivo che andrà a sostituire quello deciduo.

 

Trauma in età adulta

Nel caso in cui ad essere traumatizzata sia la dentizione definitiva, se è possibile il dentista tenterà in ogni modo di salvare il dente coinvolto. In questi casi è importante che il dente che ha subito il trauma sia tenuto sotto controllo con visite periodiche per indagare su eventuali danni che si manifestano in ritardo.

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Danni del fumo sui denti

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La maggior parte delle persone conosce i gravi danni che il fumo provoca all’apparato respiratorio, a quello cardio-vascolare e a quello riproduttivo, ma non tutti i fumatori sono consapevoli delle conseguenze sulla salute di denti, bocca e gengive.

I primi effetti visibili del fumo riguardano la formazione di macchie e dell’alito cattivo, ma questa è solo la punta dell’iceberg, i danni sulla salute del cavo orale infatti possono essere molto più profondi e devastanti dei denti gialli.

Gengiviti e parodontite

Nella bocca di un fumatore generalmente si riscontra un maggiore accumulo di placca e tartaro sui denti con il rischio di sviluppare infiammazioni gengivali e carie.

Le sostanze contenute nelle sigarette e il fumo infatti, rendono il cavo orale un ambiente particolarmente adatto alla proliferazione di batteri anaerobi, in quanto diminuisce l’ossigeno presente nelle gengive. Questo tipo di batteri è molto aggressivo e se il tartaro non viene eliminato con una pulizia professionale c’è il serio rischio che si accumuli al di sotto della gengiva attaccando e danneggiando i tessuti parodontali.

Non a caso chi fuma ha una percentuale 3 volte più alta di perdere i denti a cause della parodontite. È essenziale dunque che i fumatori si sottopongano frequentemente a visite di controllo e a sedute di pulizia dei denti.

Tumore della bocca

Oltre quello ai polmoni il fumo è una delle principali cause dell’insorgenza del tumore nel cavo orale, si calcola infatti che circa l’80% dei carcinomi alla bocca sono da attribuire al consumo di tabacco. La possibilità di sviluppare un tumore cresce all’aumentare del numero di sigarette fumate al giorno, di conseguenza smettere di fumare riduce di molto questo rischio. Il contemporaneo uso di Alcool aumenta ulteriormente il rischio di sviluppare un cancro del cavo orale.

Malattie delle mucose della bocca

Un’altra conseguenza del consumo eccessivo di tabacco è l’insorgenza di malattie alla mucosa del cavo orale che si manifestano con la comparsa di macchie bianche e rosse sulla lingua e sulle guance. È importante non sottovalutare la presenza di queste lesioni perché in alcuni casi, come la leucoplachia, può essere un sintomo della presenza di un carcinoma orale.

Insuccesso impianto dentale

È ormai accertato che il fumo aumenta le possibilità di insuccesso di un intervento di implantologia, inoltre il tabacco riducendo l’ossigeno nel sangue altera i processi di guarigione delle ferite dopo un’operazione chirurgica.

Nei casi poi in cui è necessaria una rigeneraziome ossea attorno agli impianti la sospensione del fumo nei giorni successivi all’intervento è perentoria.

I danni della sigaretta elettronica sui denti

Per aiutare i fumatori accaniti a limitare i danni dovuti al fumo, da qualche anno viene commercializzata la sigaretta elettronica, che data la mancanza del catrame dovrebbe ridurre notevolmente gli effetti nocivi del tabacco sull’organismo, compresi denti e bocca.

Per quanto riguarda i danni provocati al cavo orale dalla sigaretta elettronica non ci sono ricerche scientifiche e dati certi quindi non è possibile affermare con certezza se e quali siano le ripercussioni sulla salute della bocca. Ciononostante gli studi scientifici stanno dimostrando che sicuramente la sigaretta elettronica ha effetti meno dannosi rispetto alla sigaretta tradizionale.

Ovviamente la soluzione migliore rimane sempre quella di smettere totalmente di fumare.

Come liberarsi dal fumo

Sono molti i fumatori pentiti che per quanti sforzi facciano non riescono a liberarsi efficacemente di questo vizio.

I meccanismi messi in atto da chi vuole smettere di fumare sono diversi. Molti puntano tutto sulla forza di volontà, altri si affidano a sedute di ipnosi o di agopuntura, altri ancora si muniscono di sostituti della nicotina come cerotti o gomme da masticare.

In alcuni casi l’utilizzo di prodotti aiuta davvero, spesso però la forza di volontà, i cerotti e l’agopuntura non bastano per smettere di fumare e con il tempo si finisce per ricadere in questa cattiva abitudine.

La parte più difficile da affrontare per chi vuole svincolarsi dalla dipendenza da qualsiasi sostanza, compreso la nicotina, è l’astinenza.

In particolare i sintomi per la mancata assunzione di nicotina e tabacco sono: vertigini, formicolio, irritabilità, mal di testa, fastidi allo stomaco, crampi, ansia, aumento dell’appetito, disturbi della concentrazione e del sonno.

Sicuramente passare alla sigaretta elettronica riduce di molto gli effetti negativi del fumo e per molti è un primo passo per smettere poi di fumare.

Farmaci per smettere di fumare

I metodi più efficaci fino ad ora accertati sono quelli che fanno riferimento a terapie farmacologiche.

In commercio ci sono due tipi di farmaci approvati per il trattamento del tabagismo, il buropropione, usato per la sua capacità di ridurre la sintomatologia dell’astinenza da fumo, e la vareniclina, che si lega ai recettori nicotinici bloccando la capacità della nicotina di attivarli.

Per aiutare chi vuole smettere di fumare nell’ultimo periodo è nato un nuovo progetto sostenuto dalla LIAF, Lega Italiana Anti Fumo, che promette una soluzione economica ed efficace per liberarsi della sigarette.

Il progetto Citex si avvale delle proprietà della citistina, un nuovo farmaco a base vegetale con proprietà terapeutiche per il trattamento del tabagismo.

Lo studio pubblicato nel 2011 sulla rivista medica New England Journal of Medicine mostra come a un anno dall’assunzione del farmaco ci sia una percentuale di successo pari all’8,4%.

La somministrazione del farmaco, che deve seguire uno schema specifico, aiuta a smettere di fumare in modo graduale senza il manifestarsi dei temutissimi sintomi dovuti all’astinenza da nicotina. Inoltre la forza di questo farmaco sta anche nella quasi totale assenza di effetti collaterali che si limitano a casi sporadici di disturbi gastrointestinali. In caso di sovra dosaggio possono manifestarsi vomito, nausea, tachicardia, vertigini e debolezza muscolare.

La citistina è particolarmente indicata per il trattamento dei soggetti a rischio con complicanze a carico degli apparati cardiovascolare e respiratorio, dei fumatori sottoposti costantemente a tensioni nella loro vita professionale e che cercano di placare lo stress affidandosi al fumo.

Va ricordato inoltre che l’uso del farmaco è controindicato in caso di ipersensibilità al prodotto, recente infarto del miocardio o ictus, gravidanza, allattamento, aritmia, asma ed edema polmonare.

La terapia con la citistina, che deve seguire uno schema ben definito, è più economica ed efficace rispetto ad altri tipi di approcci farmacologici, tuttavia in Italia la si può trovare solo sotto forma di materia prima per le preparazioni galeniche.

Per il momento i dati riportati sull’efficacia del farmaco sono ancora pochi, non resta che attendere ulteriori studi che confermino la validità di questo prodotto per combattere la dipendenza da fumo.

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Dentista per bambini con disabilità

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Che i bambini abbiano paura del dentista è un dato certo. Pertanto, affinché collaborino attivamente alle cure, è necessaria una maggiore sensibilità da parte dell’ odontoiatra e del suo team nei confronti dei piccoli pazienti.

Alcuni bimbi, a causa di deficit fisici e psichici, non sono  in grado di partecipare alle terapie.

In questi casi si rende necessario un approccio complesso che prevede l’ utilizzo di tecniche comportamentali o della sedazione per garantire la riuscita del piano terapeutico.

I problemi orali dei bambini disabili

I bambini con disabilità presentano  gli stessi problemi orali degli altri bimbi, ma questi ultimi si presentano con una maggiore incidenza e gravità. Si tende, infatti, a dare più rilievo alla patologia di base, tralasciando altre problematiche di salute del bambino, erroneamente ritenute secondarie.

In alcuni casi la patologia odontoiatrica dipende strettamente dalla patologie di base, la quale  determina un non corretto sviluppo dell’apparato dentale che può mostrare anomalie nel numero, nella forma e nella qualità della struttura  dei tessuti duri dei denti. Anche alcune abitudini viziate incidono sulla salute del cavo orale di pazienti con deficit psico-cognitivi.

Infine, la difficoltà nel mantenere una corretta igiene orale favorisce un maggiore accumulo di placca batterica e tartaro che con il tempo finiscono per dar origine a infiammazioni gengivali, carie e in alcuni casi alla parodontite.

Anche traumi e denti rotti sono molto frequenti nei bambini disabili soprattutto quando questi pazienti  presentano deficit spaziali, mancanza di coordinamento motorio e tempi di reazione lenti.

Tutte queste problematiche devono essere risolte sottoponendo i bambini a terapie odontoiatriche, sia ortodontiche che pedodontiche, presso uno studio dentistico. La difficoltà consiste  nel fatto che bambini affetti da patologie, quali ad esempio sindrome di down, autismo, malattie muscolari o paralisi cerebrali, non sono in grado di collaborare durante le sedute terapeutiche, ad esempio aprendo o chiudendo la bocca o stando fermi sulla poltrona. Tutto ciò rende  più difficile l’intero percorso terapeutico.

Spesso in questi casi si preferisce sedare il paziente non collaborativo; ma, se la patologia di base non è estremamente grave, è possibile mettere in pratica un approccio psicologico e comportamentale per far in modo che il bambino si lasci curare.

Approccio psicologico

Per alcuni pazienti un approccio che miri ad acquisire fiducia è sufficiente per ottenere collaborazione durante le terapie.

È importante che il bambino, prima della cura vera e propria, prenda confidenza con l’odontoiatra, lo staff e l’ambiente dello studio dentistico attraverso delle vere e proprie sedute di avvicinamento durante le quali verranno messe in atto semplici pratiche come contare e lavare  i denti o applicare di gel a base di fluoro.

Dopo questa fase preliminare,  si può procedere con le terapie vere e proprie durante le quali il dentista dovrà mantenere un comportamento e un codice comunicativo appropriato.

Un buon approccio è quello di parlare lentamente e continuamente al bambino utilizzando un tono basso e frasi brevi, spiegandogli di volta in volta ogni passaggio: quanto tempo dovrà stare fermo, a cosa servono gli strumenti che si stanno per utilizzare e quali rumori e sensazioni potrà provare. Inoltre è importante ripetere  più volte quali sono le fasi che si stanno per eseguire, cercando di coinvolgere il bambino e valorizzando il suo contributo.

Anche la comunicazione non verbale deve essere controllata accuratamente, ad esempio è essenziale rimanere sempre nel campo visivo del bambino disabile, muovendosi lentamente e sempre con il sorriso.

La presenza dei genitori

Come per tutti i bambini la presenza dei genitori o dei tutori durante la terapia odontoiatrica è utile per riuscire a creare un ambiente più familiare.

I pazienti, sapendo della partecipazione di figure così importanti nella loro vita, riescono a mantenere un atteggiamento più tranquillo e rilassato.

Inoltre il genitore conosce il modo di superare particolari comportamenti del paziente che potrebbero influire negativamente sull’esecuzione della terapia odontoiatrica.

Anestesia e sedazione cosciente

Nei casi in cui la gravità della patologia di base non rende possibile procedere con un approccio di tipo psicologico, l’unica strada da percorrere è l’utilizzo di anestetici, che in diversi casi richiedono la presenza in studio di un anestesista.

Solitamente all’anestesia generale viene preferita la sedazione cosciente, ma a seconda dei casi vengono prese le decisioni più opportune sempre nell’interesse del paziente.

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Rimuovere un impianto dentale

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Chi ha perso uno o più denti, trova negli impianti dentali una delle soluzioni più efficaci non solo per riacquistare un bel sorriso, ma anche per risolvere diversi problemi legati alla masticazione e alla fonazione che spesso accompagnano la caduta di più elementi dentari, tuttavia capita che per cause diverse si debba rimuovere un impianto dentale e sostituito con uno nuovo.

Perché rimuovere un impianto dentale

La paura più grande di chi deve sottoporsi a un intervento di implantologia è il rischio di rigetto dell’impianto. In realtà questo è un timore del tutto infondato perché il rigetto di un impianto non esiste, essendo il titanio un materiale biocompatibile, piuttosto nel tempo possono verificarsi una serie di altre problematiche tali da richiederne la rimozione:

  • Perimplantite

La perimplantite, infezione dovuta agli stessi agenti patogeni che causano la parodontite, è una delle prime cause della perdita di un impianto dentale. Se diagnosticata nelle fasi iniziali è possibile porvi rimedio attraverso accurate sedute di igiene dentale professionale (effettuate ogni tre mesi nei pazienti parodontopatici), mentre nel caso in cui la perimplantite abbia già attaccato l’osso che ospita l’impianto, è necessario un intervento chirurgico.

Quando la forma del riassorbimento osseo lo permette è possibile  attraverso un intervento chirurgico rigenerare l’osso attorno all’impianto, o al massimo stabilizzare la perimplantite eliminando la tasca (chirurgia resettiva).

Nei casi più gravi si deve procedere alla rimozione dell’impianto per eliminare l’infezione e nel caso rigenerare l’osso per poter applicare successivamente un nuovo impianto.

  • Impianto mal posizionato

Nel caso in cui un impianto venga mal posizionato a causa di un errore del dentista è spesso necessario rimuoverlo.

Può capitare infatti che venga collocato troppo vicino a un nervo determinandone la compressione oppure che venga inserito troppo esterno o inclinato rendendo impossibile la protesizzazione o creando un grosso disagio estetico per il paziente.

  • Rottura dell’impianto

Per quanto i materiali con cui vengono realizzati gli impianti dentali siano molto resistenti e durevoli, può capitare che possa rompersi o piegarsi. In questi casi l’unica soluzione percorribile è la rimozione del vecchio impianto per sostituirlo con uno nuovo.

Oggi con l’innovativa lega di di titanio e zirconia (Roxolid) è possibile inserire impianti di soli 3 millimetri in sicurezza essendo una lega molto più resistente del titanio di tipo IV.

  • Mancata osteointegrazione

Se l’impianto non si è perfettamente integrato nell’osso è necessario rimuoverlo.

Questo può avvenire per una serie di fattori riconducibili o ad un errore del paziente o più spesso ad un errore dell’operatore.

La perdita dell’impianto nei mesi successivi all’intervento si ha ad esempio se la superficie dell’impianto si è contaminata con fluidi salivari o altro al momento della sua inserzione, se nella preparazione del sito implantare non c’è stata sufficiente irrigazione e si è avuto un surriscaldamento dell’osso, se l’impianto ha subito un carico masticatorio per cui anziché avere un osteointegrazione abbiamo una fibrointegrazione, se il paziente non ha seguito le indicazioni dell’odontoiatra (fumo, antibiotico, igiene orale, etc).

In genere in questo caso la rimozione dell’impianto è abbastanza semplice in quanto si può rimuovere semplicemente svitandolo.

In caso di mobilità dell’impianto questo non è MAI recuperabile e pertanto va sempre rimosso quanto prima.

  • Richiesta da parte del paziente

Se la maggior parte dei pazienti vive l’applicazione dell’impianto dentale e il recupero di un bel sorriso come una vittoria, una liberazione dall’imbarazzo dovuto alla mancanza di uno più denti, ci sono casi rari in cui è lo stesso impianto a provocare un disagio fisico o psicologico in chi lo porta. In questi casi può capitare che sia lo stesso paziente a richiedere la rimozione dell’impianto. In circostanze come queste, dopo aver verificato che non ci sia una reale complicazione che giustifichi l’estrazione dell’impianto, il dentista dovrebbe provare a guidare il paziente in questa scelta spiegando la procedura e le conseguenze di un’asportazione dell’impianto dentale.

 

Come rimuovere l’impianto

La rimozione del vecchio impianto dentale è un’operazione delicata in quanto si va ad agire anche sull’osso che deve essere ricostruito subito dopo.

Per questo motivo prima di procedere è importante effettuare un’indagine approfondita che permetterà di valutare in modo accurato ogni singolo caso e stabilire come e se è necessario eseguire l’estrazione dell’impianto.

Oggi grazie ai manipoli sonici ed alla Piezosurgery, grazie a frese cave sottilissime e soprattutto grazie a kit appositi per la rimozione degli impianti che alcune case implantari come Straumann e Nobel mettono a disposizione, la rimozione degli impianti risulta non più così complessa come in passato.

Sostituzione del vecchio impianto

Prima di sostituire il vecchio impianto dentale con uno nuovo è necessario valutare la quantità di osso a disposizione per garantire il successo dell’intervento. Se l’osso che deve ospitare la vite implantare non è sufficiente, allora si ricorre a manovre di rigenerazione ossea con materiali bio-compatibili.

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Maschera di Delaire, come funziona e alternative

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La maschera di Delaire è un apparecchio ortopedico che consente di aumentare lo sviluppo mascellare superiore nei casi in cui questo stia crescendo meno rispetto alla mandibola.

Questa anomalia può verificarsi sia a causa di una predisposizione genetica sia per abitudini viziate, come per esempio la respirazione orale.

 

Come è fatta e come funziona la maschera di Delaire

Questo particolare tipo di maschera facciale è formata principalmente da tre componenti di base: 2 appoggi esterni che consentono di fissare la maschera al viso (uno alla fronte e uno al mento) e gli elastici.

L’azione correttiva viene svolta dagli elastici legati da un lato ai ganci presenti a livello di un apparecchio intraorale, di solito fisso, e dall’altro alla maschera stessa.

La trazione degli elastici stimola:

  • la crescita del terzo medio del viso, ossia delle ossa zigomatiche e del mascellare superiore (mentre non ha alcun effetto sulla crescita della mandibola nonostante l’appoggio sul mento).
  • facilita la respirazione nasale, la quale è fondamentale al corretto sviluppo del palato.
  • favorisce la rotazione delle ossa temporali migliorando il rapporto delle ossa craniche.

 

Per quanto tempo si deve portare la maschera

L’apparecchio dovrebbe essere portato almeno 14 ore al giorno, compresa la notte.

Questo perché, come per tutti gli apparecchi mobili, la durata effettiva dell’azione è data dalla differenza tra le ore in cui non si calza il dispositivo e le ore in cui viene utilizzato (ad esempio, indossando l’apparecchio ortodontico per 14 ore le ore reali di attività saranno solo 2 considerando che le ore della giornata sono 24). 

La risposta terapeutica dipende essenzialmente da 3 fattori:

  1. dall’età del paziente, la terapia effettuata su bambini e ragazzi in età evolutiva si concluderà con successo, mentre sarà del tutto inutile quando la crescita scheletrica è conclusa;
  2. dalla collaborazione (numero di ore in cui si indossa l’apparecchio);
  3. dalla predisposizione genetica.  

 

Controindicazioni maschera di Delaire

Per quanto necessaria per la risoluzione della malocclusione, la maschera di Delaire non è sempre ben tollerata da chi deve indossarla.

I problemi principali legati a questo tipo di apparecchio sono i decubiti su fronte e mento che gli appoggi al viso possono creare, con conseguente comparsa di irritazioni e arrossamenti. In questi casi é necessario sospendere l’applicazione della maschera fino alla guarigione.

Tuttavia la maggiore limitazione di questa apparecchiatura è la mancanza di controllo sulla muscolatura e la scarsa rieducazione funzionale.

Considerando che sono proprio l’azione muscolare e la corretta funzione (respiratoria, di deglutizione ecc) a determinare il giusto sviluppo scheletrico, favorendo la risoluzione della malocclusione e la stabilità di un risultato terapeutico, attualmente sono utilizzati apparecchi alternativi alla maschera di Delaire che consentono un controllo muscolare e funzionale.

Anche se è impossibile generalizzare perché ogni caso va valutato in base a un preciso e individualizzato esame clinico e radiografico, le apparecchiature ortopediche più utilizzate non presentano alcuna maschera esterna al viso e le componenti sono quasi sempre tutte intraorali. In questo modo oltre a limitare i fastidi fisici dovuti agli appoggi viene esclusa anche quella sensazione di disagio che provano i pazienti nel dover portare apparecchi ortodontici così ingombranti.

 

Maschera di Delaire in età adulta

Sottoporsi a un intervento chirurgico, per quanto questo possa essere semplice, non è mai una cosa piacevole per il paziente. Per questo molti chiedono se sia possibile risolvere una malocclusione di III classe in età adulta, ossia quando la crescita scheletrica è praticamente conclusa, con l’applicazione di un apparecchio come la maschera di Delaire.  Ribadiamo però il concetto che in età adulta tale maschera non sortisce alcun effetto terapeutico. Tuttavia gli attuali sviluppi in campo ortodontico, come l’utilizzo delle miniviti di ancoraggio scheletrico, consentono il trattamento di molti casi un tempo possibile solo con la chirurgia-maxillo facciale, riducendo i casi in cui è necessario sottoporsi a tali interventi. 

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Radiografia Odontoiatrica

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In campo odontoiatrico le radiografie sono uno degli strumenti più validi per individuare quelle problematiche del cavo orale non visibili o che possono sfuggire a un primo esame visivo. Grazie alle indagini radiografiche infatti il dentista può effettuare diagnosi corrette e pianificare la giusta terapia per intervenire tempestivamente e risolvere il problema.

Anche se gli RX vengono prescritti solo in caso di reale necessità, la maggior parte dei pazienti è spaventata e preferirebbe evitare di sottoporsi a esami di tipo radiologico perché convinti che siano dannosi per la salute.

Ma la radiografia ai denti fa veramente male?

Secondo voci di corridoio e informazioni date da fonti spesso poco autorevoli, le radiografie sarebbero la causa dell’insorgenza di alcuni tumori, in particolare alla tiroide e al cervello nel caso di RX ai denti o di mammografie.

Certo le radiazioni non sono salutari, ma il loro livello di pericolosità è strettamente legato alla relazione quantità per tempo di esposizione ai raggi ionizzati. Un po’ come succede per l’abbronzatura, stendersi al sole infatti ha numerosi vantaggi, aumenta la produzione di vitamina D e facilita il buon umore, ma se preso in dosi massicce e soprattutto senza protezione, si vanificano tutti i benefici e si incorre nel rischio di bruciature e tumori della pelle.

La quantità di radiazioni impiegate per una radiografia ai denti è tale da non rappresentare un danno per il paziente. Inoltre come già specificato, le radiografie vengono eseguite solo se ritenute necessarie ai fini della diagnosi e del completamento della terapia. In base al caso in esame, il dentista deciderà quale tipologia di radiografia eseguire in modo tale da ottenere la migliore immagine possibile utilizzando il livello più basso di radiazioni. Senza dimenticare che oggi esistono tecnologie come la radiografia digitale e la Tomografia computerizzata che assicurano elevati standard qualitativi dell’immagine con una minore dose di radiazioni rispetto agli esami tradizionali (ad esempio con la radiografia digitale il paziente assorbe fino all’85% in meno di radiazioni).

Infine ogni professionista che utilizza apparecchiature radiografiche, deve adottare inflessibili misure di sicurezza per i pazienti e per i suoi collaboratori come l’uso di grembiule o collare piombato, l’utilizzo di apparecchiature di ultima generazione e la corretta manutenzione delle attrezzature con controlli periodici di personale qualificato.

periapicale

RX periapicale

Radiografia in gravidanza

In caso di donne incinte o che sospettano di esserlo, le radiografie devono essere fatte solo se strettamente necessario, anche se gli effetti nocivi sul bambino si hanno solo in caso di dosi molto elevate di radiazioni, decisamente superiori a quelle emesse per un’ indagine diagnostica, quando è possibile è sempre meglio rimandare l’esame, soprattutto per la serenità della neo mamma.

Il periodo più pericoloso, dove anche basse quantità di radiazioni possono essere rischiose per il feto, sono le prime settimane di gestazione. Durante i primi mesi anche se la zona da esaminare si trova lontano dalla pancia, come nel caso delle radiografie dentali, e il rischio è praticamente nullo, in quanto le dosi di radiazioni che raggiungono il bambino è assolutamente trascurabile, sarebbe sempre meglio evitare di sottoporsi a radiografie e ricorrere a tecniche diagnostiche alternative.

Se non è possibile rimandare l’esame, deve essere cura del medico informare la paziente di tutti i rischi a cui si potrebbe andare incontro e prendere tutte le precauzioni possibili per far sì che l’esposizione sia ridotta al minimo (grembiuli piombati, radiologia digitale, ecc…).

ortopantomografia

Ortopantomografia – RX panoramica

Perché si usano le radiografie dentali

In fase diagnostica le radiografie sono molto utili per individuare diversi tipi di problemi della bocca come la carie invisibile a occhio nudo, ad esempio quella che va a formarsi tra i denti, danni all’osso a causa di traumi o malattia parodontale, lesioni alla radice dei denti, problemi nel canale radicolare, come la morte della polpa dopo una frattura dentale, verificare la presenza di tumori, cisti o ascessi.

Per quanto riguarda la salute orale dei bambini le radiografie vengono impiegate sia per verificare la presenza di carie nascosta, sia per controllare la crescita e lo sviluppo dei denti, per verificare se ci sia abbastanza spazio per tutti gli elementi dentali e l’eventuale presenza di denti inclusi.

Inoltre gli esami radiografici sono utili anche in fase terapeutica nella preparazione e nell’esecuzione del corretto posizionamento di un impianto, nei trattamenti ortodontici e protesici.

bite wing

Bite wing

Tipi di radiografie e cosa mostrano

Generalmente in odontoiatria le radiografie vengono divise in due macro categorie: endorali e extraorali.

Gli RX endorali, ideali per analizzare i denti e le loro strutture di supporto, prevedono l’ausilio di piccole pellicole radiografiche collocate direttamente nel cavo orale. Le radiografie endorali più comunemente sono:

  • Bite Wing, consentono di individuare l’esistenza di piccole carie nascoste tra i denti, problemi gengivali ed eventuale perdita del tessuto osseo a causa della parodontite.
  • Periapicali, mostrano il dente nella sua interezza, dalla corono fino all’apice della radice e i tessuti circostanti. Le radiografie periapicali vengono utilizzate per verificare la presenza di ascessi, fratture dentali, parodontite, denti inclusi, carie e cisti. Inoltre è utile durante le terapie canalari per determinare la dimensione e la forma del canale radicolare.
  • Occlusali, per questo tipo di radiografia viene usata una lastra leggermente più grande rispetto alle precedenti in questo modo è possibile ottenere una visione quasi completa dell’arcata superiore o inferiore. Mostra la presenza di fratture, cisti e denti non ancora erotti.

Le radiografie extra orali invece permettono di avere una visione completa dei denti delle due arcate, delle ossa della bocca, del cranio e del profilo del viso. Questo tipo di radiografie vengono utilizzate per analizzare il rapporto tra denti e ossa mascellari, lo sviluppo e la crescita di eventuali denti inclusi.

Tipi di esami radiologici extra orali:

  • Panoramica, detta anche ortopantomografia, permette la visione completa delle mascelle, dei denti, della zona nasale e delle articolazione temporo-mandiboari in un unico esame.
  • Teleradiografia del cranio, nelle proiezioni sia latero-laterale (che mostra il profilo facciale) che postero-anteriore,  vengono utilizzate sia per analizzare la relazione tra i denti e i mascellari sia per  pianificare eventuali trattamenti.
teleradiografia del cranio

Teleradiografia del cranio

Radiografie tridimensionali

Esistono anche esami radiografici che restituiscono  un immagine in 3 dimensioni come la classica Tac o la più moderna Tomografia computerizzata.

  • Tac, mostrando una visione tridimensionale delle strutture ossee e dentali, la tac di solito viene eseguita quando il dentista ha la necessità di valutare più accuratamente anomalie emerse da precedenti radiografie o di programmare un intervento di implantologia. Questo tipo di esame ha lo svantaggio di essere mal tollerato da chi soffre di claustrofobia.
  • Dentalscan è una nuova attrezzature che restituisce immagini precise, accurate e di altissima qualità in 3d con il vantaggio una minore emissione di raggi x rispetto alla tac (fino a 6 volte di meno). Inoltre essendo un macchinario aperto chiunque può essere sottoposto a questo esame. La tomografia  computerizzata viene utilizzata a scopo diagnostico, per la preparazione delle terapie di chirurgia implantare e per lo studio di anomalie nella dentizione.

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Radiografia odontoiatrica digitale

Quella digitale è una tecnica radiologica che utilizza supporti digitali per la visione e la conservazione delle immagini.

I vantaggi di questo tipo di esame diagnostico sono essenzialmente:

  • Ridotta quantità di emissione di raggi x
  • Elevata qualità delle immagini
  • Visualizzazione immediata dei risultati e di conseguenza la possibilità di ripetere eventualmente un esame esame eseguito in maniera non corretta
  • Archiviazione computerizzata e disponibilità nel tempo della radigrafia.

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Correggere il sorriso gengivale senza chirurgia

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Avere un bel sorriso vuol dire anche stare bene con se stessi e con gli altri.

Le persone che hanno una bella bocca tendono a ridere in modo spontaneo e spensierato, chi invece teme di avere un brutto sorriso cerca di controllare la propria risata, accennandola senza mostrare i denti oppure coprendosi le labbra con la mano, segno inequivocabile di imbarazzo.

Spesso a causare questa situazione non sono denti scheggiati, gialli, storti o la presenza di un diastema, ma il cosiddetto gummy smile o sorriso gengivale.

Pur avendo una dentatura bianca e perfetta alcune persone si sentono a disagio perché hanno una linea del sorriso troppo alta, cioè quando ridono mostrano in modo eccessivo la gengiva dell’arcata superiore.

Cause sorriso gengivale

Le cause del sorriso gengivale possono essere diverse e riguardare fattori differenti.

Il gummy smile può derivare dall’eccessiva prominenza dell’osso mascellare, dalla ridotta esposizione della superficie dentale, da una quantità eccedente di gengiva o dall’iperattività dei muscoli elevatori labiali e soprattutto dalla posizione dei denti.

Il labbro superiore, così come quello inferiore, è sostenuto dal muscolo orbicolare che ci permette di ridere, muovere la bocca, mandare un bacio o fare altre espressioni con le labbra. Se quando sorridiamo questo muscolo si contrae in modo eccessivo, tira troppo su il labbro mostrando una maggiore quantità di gengiva rispetto al normale.

Rimedi per sorriso gengivale

Per risolvere o migliorare un sorriso gengivale abbiamo due possibilità di terapia:

  1. CHIRURGICA, che prevede l’abbassamento delle gengiva e dell’osso sottostante attraverso un intervento chirurgico eseguito sotto anestesia locale. Rimuovendo con strumenti rotanti l’osso intorno ai denti, eliminando eventuali sporgenze ed eseguendo un riposizionamento dei tessuti gengivali, diventa poi necessario prima devitalizzare gli elementi dentari e poi realizzare delle corone in questi elementi, che vengono quindi incapsulati.
  2. NON CHIRURGICA: attraverso l’ORTODONZIA che può essere anche linguale senza attacchi. Questa tecnica prevede di risolvere il sorriso gengivale semplicemente intrudendo i denti ,cioè portandoli “apparentemente” dentro l’osso. Infatti, quando spostiamo un dente, sia l’osso che la gengiva seguono il dente nello spostamento. Per tale motivo è possibile risolvere il problema del Gummy Smile (o sorriso gengivale) semplicemente spostando verso l’alto gengiva ed osso. Se dopo tale spostamento i denti risultassero poco visibili o troppo corti rispetto alla posizione del labbro inferiore, si possono eseguire delle faccette in disilicato di litio per allungarli e migliorane l’estetica.

Casi clinici di sorriso gengivale risolti senza intervento della chirurgia

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Il ricorso a queste tecniche risolve in modo definitivo il problema del sorriso gengivale.

Esistono alternative all’intervento chirurgico?

Sottoporsi a un intervento chirurgico, per quanto semplice e di breve durata, non è mai una cosa piacevole. Inoltre alcune persone, specialmente quelle che soffrono di odontofobia, che hanno problemi a farsi mettere le mani in bocca per una pulizia dei denti professionale, figuriamoci per un’operazione.

Per risolvere il gummy smile è possibile seguire strade alternative, come spiegato precedentemente. Ad esempio attraverso l’ORTODONZIA, tecnica altrettanto valida, ma più conservativa della chirurgia sia nei confronti dell’osso che dei denti, i quali così non devono essere devitalizzati

Iniezioni tossina botulinica

Il botulino, comunemente usato per ridurre inestetismi come le rughe, è utilizzato anche per cercare di migliorare il sorriso gengivale.

La tossina botulinica iniettata alla radice del naso agisce sul muscolo orbicolare, rilassandolo. In questo modo i muscoli elevatori perdono forza e tonicità, non riuscendo a sollevare del tutto il labbro superiore.

Quello delle iniezioni di botulino è sì un sistema efficace per risolvere il problema del sorriso gengivale, ma purtroppo temporaneo. L’effetto di questa tossina infatti può durare al massimo 6 mesi. Passato questo periodo di tempo la situazione ritorna ad essere quella di partenza.

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Differenza tra Carie e Macchie sui Denti

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Qualche volta capita che alcuni pazienti si rechino dal dentista sospettando ci sia una carie, dopo aver notato una macchia marrone o nera, una specie di piccola riga sulla superficie masticatoria del molare, a seguito di un’ispezione visiva della bocca.

Scopri tutto su come curare la carie

Anche se il processo carioso inizialmente si manifesta proprio con la formazione asintomatica di macchie più scure a livello dello smalto, queste non sono sempre sintomo di una carie. Può trattarsi  infatti di una semplice alterazione del colore dovuta a sostanze pigmentanti che solitamente scompare dopo un’accurata pulizia dei denti professionale oppure una semplice alterazione del colore della dentina sottostante lo smalto.

In ogni caso sottoponendosi a una visita specialistica il dentista saprà riconoscere se la macchia marrone sui denti sia una carie nel suo stadio iniziale oppure una macchia dello smalto.

 

Cosa può macchiare i denti

Le macchie sui molari sono abbastanza comuni e si formano a causa di diverse sostanza pigmentanti che si accumulano più facilmente nei solchi dei molari.

I denti possono essere macchiati sia per l’assunzione di alcuni tipi di alimenti o antibiotici, sia a causa di cattive abitudini come il fumo e la scarsa igiene orale.

Gli alimenti pigmentati che causano alterazioni del colore dello smalto dentale sono di solito bevande come il thè, il vino rosso, il caffè e altre bibite gassate, condimenti come salsa di soia e aceto balsamico, frutta e verdure come mirtilli, barbabietole, more, melograno e ciliegie, dolci e caramelle come la liquirizia eccessivamente colorati come spesso capita anche con i ghiaccioli e le granite.

Altre sostanze che mettono a rischio la colorazione naturale dei denti sono il tabacco, un eccesso di fluoro, antibiotici come le tetracicline, antistamici, integratori a base di ferro e i colluttori a base di Clorexidina che se usati oltre i 15 giorni rendono i denti praticamente “neri”.

Le macchie sui denti pur non essendo pericolose, se si formano su denti visibili, come ad esempio gli incisivi, possono avere una valenza antiestetica molto forte. Per evitare che si sviluppino è importante avere una buona igiene orale domiciliare, indispensabile anche per combattere la carie o altre patologie del cavo orale, e sottoporsi almeno un paio di volte all’anno a una pulizia dei denti professionale.

Tali macchie, come le macchie da fumo, possono essere tolte facilmente attraverso uno strumento detto Air Flow che utilizza un getto ad alta pressione di aria acqua e bicarbonato.

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Macchie sui denti e carie sulla superficie occlusale

 

Il processo carioso

Come è facile immaginare, la carie, forse la patologia più diffusa in ambito odontoiatrico, è ben più dolorosa e fastidiosa di una semplice macchia su un molare.

Il processo carioso infatti tende a distruggere i tessuti duri del dente e progredendo arriva alla polpa provocando un forte dolore. In questo stadio avanzato si presenta com una specie di buco scuro contenente materiale rammollito.

Se le macchie dentali sono generate da sostanze pigmentanti, a contribuire alla formazione della carie sono alcuni batteri presenti nella bocca e contenuti negli accumuli di placca e tartaro depositati sui denti a causa di un’igiene orale carente.

Anche se a un primo impatto visivo carie e macchie dentali possono essere confuse, in realtà sono due cose estremamente differenti. Se la macchia sul solco di un molare è assolutamente innocua e può essere lasciata lì senza problemi, la carie non deve essere assolutamente trascurata in quanto col tempo oltre a diventare sempre più dolorosa, danneggia il dente rendendo necessaria una devitalizzazione.

La diagnosi differenziale tra macchie e carie si effettua andando a sondare e quindi a premere con uno strumento appuntito detto specillo la macchia sul dente. Se lo strumento penetra all’interno della macchia, allora questa è una carie.

Nel caso si noti per la prima volta una macchia sul dente, il consiglio è di determinarne le cause sottoponendosi a una visita di controllo e di non tralasciare il problema pensando di risolverlo successivamente. Una carie trascurata infatti può diventare dolorosa  fastidiosa. 

 

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Disturbi alimentari e danni ai denti

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Per funzionare correttamente ed essere in forma, il corpo necessita di sostanze e nutrimenti che introduciamo nell’organismo attraverso l’alimentazione, ciò vale anche per la salute dei denti e del cavo orale.

Se tutti conoscono gli esiti dannosi ed estremamente pericolosi che i disturbi alimentari, come anoressia e bulimia, hanno sul benessere fisico e psichico di chi ne soffre, pochi conoscono le conseguenze che questi hanno sui denti.

 

Il ruolo del dentista nel riconoscere i disordini di tipo alimentare

Chi soffre di disturbi del comportamento alimentare tende a nascondere questa condizione agli altri fino a quando questa non diventa evidente a causa dell’eccessiva magrezza. Tra i primi che possono accorgersi della presenza di un disturbo alimentare ci sono proprio gli odontoiatri in quanto è praticamente impossibile nascondere i danni che questi comportamenti hanno sulla salute del cavo orale. Alcuni campanelli d’allarme possono essere la forte erosione dentale, la presenza di ulcere nella bocca, la sensibilità dentale, lesioni ai tessuti molli del palato per l’azione di auto procurarsi il vomito.

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Gravi danni da erosione dentale

Quali danni provocano ai denti

Altre conseguenze che anoressia e bulimia hanno sui denti sono:

  • Caduta dei denti

Non è insolito che persone gravemente affette da disturbi dentali con il tempo comincino a perdere uno o più elementi dentali. Una delle conseguenze dovute alla mancanza di sostanze nutrizionali vitali è l’osteoporosi, ossia il processo di demineralizzazione dell’osso che indebolisce anche le strutture ossee di supporto ai denti provocandone la caduta.

  • Erosione dentale

I denti delle persone che soffrono di bulimia vanno spesso incontro a fenomeni di erosione dentale e ingiallimento. Provocarsi il vomito dopo ogni pasto fa si che gli acidi dei succhi gastrici danneggiano lo smalto e demineralizzano il dente.

  • Aumento sensibilità dei denti

Quando l’integrità dello smalto è gravemente compromessa perde anche la sua funzione protettiva lasciando esposte ampie aree di dentina con un aumento della sensibilità dei denti agli stimoli termici e del rischio di carie.

  • Alterazione estetica del sorriso

Anche se non si arriva alla perdita dei denti, i disordini del comportamento alimentare possono impattare sull’armonia e la bellezza del sorriso. A causa dell’erosione i denti cominciano a ingiallirsi, inoltre la continua perdita di tessuto li rende più fragili esponendoli a maggior rischio di fratture.

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Erosione dentale

Cosa può fare il dentista nel processo terapeutico

Quando si tratta di affrontare problematiche legate ai disturbi alimentati l’odontoiatria è una delle figure professionali che entra a far parte dell’equipe medica che seguirà l’intero processo di guarigione del paziente.  Nello specifico il ruolo del dentista sarà quello di monitorare l’evoluzione della patologia a livello orale mettendo in atto terapie volte a contenere e rallentare i processo di erosione dentale, a ricostruire denti fratturati con materiali in composito e a diminuire la sensibilità dentale.

Qualora la situazione fosse già in una fase critica con perdita di uno o più elementi dentali il trattamento sarà principalmente protesico con lo scopo di ripristinare le funzioni masticatorie ed estetiche.

Esistono in commercio anche colluttori specifici per pazienti bulimici che abbassano il livello di acidità a livello del cavo orale.

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Malattie che puoi prendere dal dentista

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Per quanto possa sembrare strano, date le attuali conoscenze nell’ambito delle malattie infettive e la disponibilità di efficaci strumenti di sterilizzazione, ancora oggi può capitare che in uno studio dentistico pazienti e operatori siano esposti al rischio di infezioni crociate. Il pericolo aumenta in modo esponenziale nel caso in cui a esercitare sia un dentista abusivo.

Cosa sono le infezioni crociate

Le infezioni crociate sono quelle che vengono trasmesse da paziente a paziente, da medico a paziente e viceversa quando non vengono eseguite le normali procedure di detersione e sterilizzazione degli strumenti e dell’ambiente medico.

Ad esempio per una semplice ablazione (pulizia dei denti) le gengive possono sanguinare e piccole particelle di liquido ematico possono depositarsi sugli strumenti utilizzati, sui guanti del dentista o essere nebulizzate nell’ambiente circostante. Nel caso in cui il paziente sia affetto da una patologia infettiva e non si adottino le corrette norme preventive di igiene, disinfezione e sterilizzazione, diventa altissimo il rischio che i pazienti trattati successivamente con la stessa strumentazione sviluppino la malattia.

Se in alcuni casi il contagio è relativo a semplici malattie passeggere come l’influenza, in altri riguarda patologie più serie e pericolose con le quali il soggetto dovrà convivere per tutta la vita.

Per tale motivo è opportuno ad esempio ricoprire con pellicole monouso tutto quello che il dentista può toccare con i guanti infetti durante una seduta con il paziente per evitare che possa toccare le stesse zone ormai contaminate con il paziente successivo trasmettendo eventuali infezioni.malattie dal dentista

Quali malattie si possono prendere dal dentista

Generalmente in uno studio odontoiatrico che non rispetta le norme igieniche di base, si può essere esposti al contagio di tutte quelle patologie trasmissibili per via ematica o tramite saliva. Tra le più pericolose e preoccupanti ci sono l’epatite B, l’epatite C e l’HIV.

Le patologie con un maggiore livello di infettività all’interno di un ambiente medico sono le epatiti in quanto il virus riesce a sopravvivere per un tempo più lungo al di fuori del corpo umano. Ad esempio l’HIV sopravvive poche ore, mentre il virus dell’epatite B e C rimane infettivo per oltre una settimana.

Cosa fare per evitare il rischio di infezioni

Per quanto possano essere rispettati tutti i protocolli di igiene, nessun ambiente medico si può dire a rischio zero per quanto riguarda il rischio di contaminazione e infezione. Esiste comunque una serie di norme igieniche da rispettare per abbassare in modo drastico questo pericolo.

Protezione con sistemi barriera

Cioè l’utilizzo di tutti quei presidi medici necessari per impedire il passaggio di microrganismi e agenti patogeni da una persona all’altra. I sistemi barriera che non dovrebbero mai mancare all’interno di uno studio dentistico sono: i camici, i guanti in lattice monouso, mascherine oro-nasali e occhiali protettivi per l’operatore, teli e isolanti superficiali per poltrone e parti della strumentazione (da sostituire per ogni paziente).

Decontaminazione e disinfezione dell’ambiente

Vengono sottoposte a disinfezione attraverso l’utilizzo di sostanze chimiche tutte le superfici che non vengono direttamente a contatto con la bocca del paziente come i mobili, le poltrone o la bacinella usata per i risciacqui. La disinfezione per quanto possa essere approfondita non riesce a eliminare efficacemente tutti i microrganismi patogeni presenti.

Sterilizzazione: procedure e macchinari

Gli strumenti che entrano direttamente in contatto con bocca, saliva e sangue del paziente, come  specchietti, turbine, manipoli e pinze, devono essere necessariamente sterilizzati in modo da impedire la sopravvivenza di qualsiasi agente patogeno.

Le apparecchiature che possono essere utilizzate per il processo di sterilizzazione sono diverse, la più utilizzata è l’autoclave che ad oggi probabilmente è tra le più sicure ed efficaci in ambito odontoiatrico.

Prima di procedere alla sterilizzazione in autoclave vengono eseguiti alcuni passaggi fondamentali per garantire elevati standard di igiene e pulizia:

  • Decontaminazione degli strumenti subito dopo il loro utilizzo tramite immersione in specifiche soluzioni chimiche
  • Rimozione di ogni residuo presente sugli strumenti
  • Risciacquo sotto l’acqua corrente
  • Asciugatura perfetta degli strumenti
  • Controllo della presenza di ulteriori agenti contaminanti
  • Confezionamento degli strumenti in buste integre
  • Sterilizzazione
  • Conservazione che se fatta correttamente permette di mantenere la sterilità degli strumenti per un periodo di 30 giorni.

Ogni ciclo di autoclave deve essere monitorato al fine di verificare che sia andato a buon fine con test specifici che vanno poi catalogati in un apposito registro. Esistono poi test annuali che devono essere eseguiti da ditte specializzate.

Come faccio a sapere che il mio dentista rispetta le procedure di pulizia?

Per i pazienti non è affatto semplice sapere se il proprio dentista segue scrupolosamente tutte le norme necessarie per minimizzare il rischio di infezioni e contaminazioni sia perché non conosce le strumentazioni, sia perché non può vedere e controllare quello che succede all’interno dello studio fino a quando non si siede sulla poltrona per iniziare la terapia. Ed in ogni caso la perfetta sterilizzazione dello strumentario utilizzato dipenderà sempre dal buon senso dell’odontoiatra.

In ogni caso ci sono dei piccoli particolari a cui il paziente può fare caso per capire se il proprio dentista è attento e rispetta le norme igieniche:

  • Predisposizione di tutti gli strumenti necessari su un apposito vassoio così da evitare di aprire cassetti in corso d’opera per non rischiare di contaminare i materiali che vi sono contenuti.
  • Apertura degli strumenti sterilizzati davanti al paziente.
  • Utilizzo di materiali monouso quando possibile. I prodotti sanitari usa e getta, così come tutte le strumentazioni per la sterilizzazione, hanno un prezzo in alcuni casi abbastanza elevato che influenzano la parcella del dentista, di conseguenza il paziente dovrebbe dubitare di un medico che propone cure low cost.
  • Deposito di tutto il materiale monouso negli appositi contenitori
  • Rivestimento di parte delle apparecchiature e della poltrona con pellicole e teli protettivi.

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I 10 peggiori dentisti italiani

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Il titolo sul quale hai fatto click è un inganno, lo ammetto subito. Qui non troverai i nomi dei 10 peggiori dentisti italiani, ma il fatto che tu stia leggendo questa pagina vuol dire che appartieni a una di queste due categorie:

  1. Sei un potenziale paziente che cerca di evitare i peggiori dentisti per la paura di finire nelle mani di un odontoiatra poco capace e sicuramente non all’altezza di risolvere il tuo problema;
  2. sei un dentista che per qualche ragione o ha avuto il timore che in questa lista ci fosse anche il suo nome o ha la curiosità di sapere quale collega che magari conosce può essere nella lista. 

Prevedo che la maggioranza degli utenti che leggeranno quest’articolo saranno proprio dentisti. Alcuni forse colti da un leggero stato d’ansia nel leggere questo titolo. La maggioranza però a mio avviso cliccherà su questo titolo solo per la curiosità associata ad un piacere anche un po’ sadico di vedere quali professionisti sono stati indicati e di vedere quanto io mi sia ingenuamente esposto a fare dei nomi in modo così esplicito.

D’altra parte la mia curiosità invece è vedere quanto può semplicemente un titolo cambiare completamente la visibilità di un articolo.  

Non scrivo quest’articolo per denunciare l’operato di colleghi incompetenti, cosa che per altro sarebbe quasi impossibile sul piano oggettivo e deontologicamente scorretta, ma per innescare una riflessione più profonda che (mi auguro) ci porti a guardarci dentro e autovalutarci rispetto a come teniamo lo studio e per il modo in cui interagiamo con le persone che ci si affidano.

Non ti farò nomi che per altro non conosco (anche se ognuno di noi potrebbe fare dieci nomi di colleghi che assolutamente non stima), ma ti racconterò di due categorie di professionisti e non, dalle quali i pazienti dovrebbero sempre cercare di allontanarsi.

 

Dentista abusivo

Ogni dentista “vero” dovrebbe contribuire a trasmettere le informazioni affinché i pazienti sappiano riconoscere gli abusivi. Parliamo nella maggior parte dei casi di un odontotecnico che non ha né le competenze né le autorizzazioni per poter praticare cure odontoiatriche. Rivolgersi a questo tipo di persone, spesso attirati da prezzi low cost, vuol dire mettere in serio pericolo la propria salute orale (e non solo) e spendere successivamente molti più soldi da un vero professionista che dovrà rimediare ai danni procurati dal falso dentista. È possibile verificare nel sito dell’ordine dei medici se un dentista è iscritto all’ordine e quindi è un vero dentista.

 

Dentista NON attento all’igiene

Come in tutti gli ambienti medici, anche lo studio dentistico può essere veicolo di infezioni. Se nella maggior parte dei casi si tratta di malattie lievi come una semplice influenza, in altri la situazione può essere ben più grave. Purtroppo non sono pochi i casi in cui vi sono stati contagi di patologie come HIV e le epatiti B e C sulla poltrona del dentista. Per abbattere drasticamente questo rischio e non mettere in pericolo la salute dei propri pazienti un bravo professionista deve sempre garantire che le cure vengano svolte in un ambiente disinfettato e con strumenti sterilizzati. Purtroppo questa evenienza non è sempre facilmente verificabile da parte del paziente.

L’etica non dovrebbe far parte esclusivamente della nostra professione. Qualunque professionista chieda soldi per curare gli interessi altrui dovrebbe dare per scontati certi comportamenti, ma credo che per i dentisti la situazione sia ancora più delicata che in altri casi, perché parliamo di cure a volte necessarie perchè associate ad uno stato di doloreper le quali spesso i pazienti hanno paura. Questa paura e questa necessità a doversi curare conferisce al dentista un potere che va temperato con responsabilità, secondo coscienza. Coscienza da cui dipende tutto il nostro operato.

Fabio Cozzolino

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Come sistemare i denti storti senza apparecchio

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In età adulta i denti storti rappresentano uno dei difetti del sorriso che più di ogni altro si vorrebbe risolvere. Allo stesso tempo il dover portare un apparecchio ortodontico fisso per il tempo necessario al completamento della terapia è uno degli ostacoli più difficili da superare per raggiungere il risultato desiderato.

Non di rado infatti, capita che diversi dei nostri pazienti, alcuni più timidamente immaginando la risposta, altri con più risolutezza, ci chiedono se sia possibile sistemare i denti storti senza apparecchio. Anche se siamo consapevoli di sgretolare il sogno di molti, c’è una sola risposta in questi casi ed è no.

L’unico modo possibile per risolvere un disallineamento dentale importante è l’apparecchio fisso.

Questa notizia non deve spaventarti e farti rinunciare ad avere i denti diritti, perché grazie all’utilizzo di nuove tecniche in campo ortodontico ti sembrerà quasi di non avere l’apparecchio ai denti.

Scopri tutto sull’ortodonzia linguale fissa senza attacchi

Perché si vuole evitare l’apparecchio

Le motivazioni per cui alcuni pazienti vorrebbero raddrizzare i denti storti senza apparecchio sono diverse, ma per sommi capi possono essere riassunte in questi quattro punti:

  • Trauma infantile

Molti dei pazienti che vorrebbero risolvere il problema dei denti storti in realtà hanno già avuto a che fare con l’apparecchio fisso da ragazzini. Nonostante la lunga terapia e gli iniziali successi, con il tempo può presentarsi una recidiva ortodontica, generalmente contrastata a fine terapia da apparecchi di contenzione che aiutano i denti a stabilizzarsi nella nuova posizione. Quando capita che i denti ritornano ad accavallarsi, memori dei fastidi, dei disagi, delle lesioni a labbra e gengive, questi pazienti farebbero di tutto pur di non ripetere l’esperienza, alcuni addirittura sarebbero disponibili a sottoporsi a un intervento chirurgico pur di non essere costretti ad affrontare una nuova terapia ortodontica.

  • Problemi di fonetica

I classici apparecchi fissi con i brackets, sopratutto quelli linguali, spesso danno difficoltà fonetiche e anche se questo tema può essere irrilevante per molti, diventa di grande importanza per chi lavora con la propria voce, ad esempio doppiatori, speaker radiofonici, attori, ma anche insegnanti. In questi casi avere difficoltà di dizione per un lungo periodo di tempo può diventare un vero e proprio problema.

  • Disagio

L’imbarazzo nel portare l’apparecchio fisso classico, quello con brackets e fili metallici ben visibili per intenderci, probabilmente è una delle più forti motivazioni che porta le persone adulte a rinunciare alla terapia ortodontica. Molti pazienti infatti non sono disposti ad avere un sorriso “metallico” per diversi anni perché questo seppur temporaneo inestetismo, può provocare forti disagi e stati d’ansia nel rapportarsi con gli altri, con implicazioni anche sulla vita sociale e relazionale.

  • Paura di prese in giro

La paura di essere presi in giro dai compagni per il proprio apparecchio fisso invece è maggiormente sentita dai ragazzi dai 14 ai 18 anni. Si sa, l’adolescenza è uno dei periodi più complessi e difficili della vita, in cui i più piccoli problemi vengono ingigantiti e gli scherni da parte dei coetanei vengono percepiti con un’intensità molto più grande. A questa età un apparecchio ortodontico seppur necessario per riallineare i denti viene spesso mal gestito e tollerato.

 

Raddrizzare i denti senza avere problemi con l’apparecchio

Evitare la maggior parte dei fastidi legati all’apparecchio fisso è possibile grazie alla tecnica dellortodonzia linguale senza attacchi. L’apparecchio linguale infatti evita l’imbarazzo del sorriso metallico in quanto è totalmente invisibile dall’esterno, inoltre riduce al minimo le alterazioni fonetiche o le piccole lesioni sulla lingua perché non prevede l’utilizzo dei brackets (attacchi) linguali. Ovviamente ogni caso va valutato a se, ma in linea generale tutti i tipi di malocclusioni e i gravi disallineamenti dentali possono essere tratti con l’apparecchio linguale senza attacchi.

Per lievi disallineamenti nelle arcate dentarie invece è possibile invece utilizzare le mascherine trasparenti che hanno un impatto ottico migliore rispetto all’apparecchio classico, ma non sono totalmente invisibili perché creano un effetto “pellicola” sui denti.

 

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Perché si dice Dentista macellaio?

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Capita spesso, purtroppo, che due figure professionali estremamente diverse per mansioni, conoscenze, competenze e percorsi formativi siano associate per descrivere un’unica figura, quella del dentista macellaio.

Bada bene, è sempre il primo ad essere accostato al secondo, mai il contrario. Il perché è facile da immaginare.

Nella visione comune il macellaio è un uomo con un grembiule bianco sporco di sangue che impugna un grande coltello, mentre il dentista è un uomo con un camice bianco, mascherina e guanti, che opera in un ambiente asettico con piccoli strumenti di precisione per assicurare al paziente il miglior lavoro possibile con il minimo disagio.

 Come scegliere uno studio dentistico?

Detto in altri termini, durante lo svolgimento delle sue mansioni di taglio del muscolo, il macellaio non necessita di estrema attenzione e precisione in quanto un suo errore non si ripercuote sulla salute e l’integrità del pezzo di carne. Generalizzando l’unica conseguenza per il cliente della macelleria sarebbe avere una fettina di manzo più doppia o più sottile di quanto richiesto.

L’operato di un dentista, o di un’altra figura che lavora in ambito sanitario, invece è tutta un’altra questione, fosse solo per il fatto che ha la responsabilità della salute del paziente che si è rivolto al suo studio dentistico per avere le cure necessarie e adeguate alla risoluzione del suo problema.

A parte il camice bianco quindi, sembra che queste due figure professionali non abbiano nulla a che fare l’una con l’altra eppure nei discorsi tra conoscenti o durante procedimenti giuridici capita spessissimo che nel descrivere il cattivo operato di un dentista si usi l’analogia con il macellaio.

Ma perché proprio il macellaio?

Il dentista diventa macellaio nel momento in cui, probabilmente a causa di non adeguate competenze (ricordiamo la presenza sul territorio nazionale purtroppo di diversi dentisti abusivi), non solo non è stato capace di eliminare il problema del paziente, ma gli ha provocato anche gravi danni alla salute dei denti e della bocca. Ricordiamo che tali danni non sempre riescono ad essere risolti con il successivo intervento di un professionista “serio” e accreditato allo svolgimento della professione.

 

Danni fisici, economici e morali

I problemi causati da un professionista poco attento, non sono solo quelli strettamente legati alla salute orale del paziente, ma hanno anche ripercussioni economiche e morali.

 

Problemi di salute

Oltre alle problematiche legate al lavoro svolto che ad esempio può essere relativo a un impianto dentale posizionato male o a un apparecchio ortodontico che non è riuscito a raddrizzare i denti, dal dentista si possono correre diversi rischi per la salute. A causa delle infezioni crociate infatti sulla poltrona del dentista si possono contrarre diverse malattie come epatiti o Hiv. In questi casi a differenza del macellaio che cerca comunque di mantenere il più possibile pulito il suo negozio, alcuni dentisti non pongono la dovuta attenzione alla sterilizzazione e decontaminazione dello studio, mettendo i propri pazienti in grave pericolo.

 

Danni morali

Avere la bocca rovinata da un dentista macellaio può avere serie conseguenze anche sull’equilibrio emotivo di una persona. Non vedere i risultati sperati e riportare piuttosto ulteriori problemi, può far nascere nel paziente sensazioni di sfiducia e sconforto che spesso si traducono in stati di ansia e stress al solo pensiero di dover riaffrontare tutto daccapo.

Inoltre dopo aver avuto problemi e disagi a causa di un lavoro fatto male, è normale che a un certo punto il paziente perda fiducia anche nella figura professionale sviluppando una vera e propria odontofobia che nel tempo lo porterà a evitare i dovuti controlli periodici e di conseguenza a trascurare patologie anche importanti del cavo orale.

 

Danni economici

Il costo del dentista per alcune tipologie di interventi e di cure non è propriamente basso, ma se il problema viene risolto nel migliore dei modi tutto sommato sono soldi ben spesi.

Se il dentista non ha le conoscenze e le competenze necessarie per esercitare, il danno a carico della bocca è quasi assicurato. Per porvi rimedio il paziente sarà costretto successivamente a sottoporsi a lunghe e costose terapie che probabilmente supereranno di più del doppio il costo del precedente lavoro. Risparmiare dal dentista è possibile, ma non nel modo in cui credi. Prendere al volo un’offerta su internet non è sempre la strada più saggia da seguire e se non vuoi trovarti a spendere un capitale in cure odontoiatriche, mantieni sempre una corretta igiene orale domiciliare, sottoponiti a visite e pulizie dei denti professionali periodiche e vedrai che il tuo portafoglio ti ringrazierà.

C’è da dire che purtroppo non sempre le problematiche derivate da una situazione del genere riescono ad essere recuperate al 100%, quindi prima di rivolgerti a un dentista solo per il prezzo più basso è meglio fare le dovute valutazioni e scegliere uno studio dentistico che riesca a conquistare la tua fiducia.

 

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Impianto dentale, le preoccupazioni più diffuse

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Quando mancano uno o più denti, una delle strade da percorrere per ripristinare il corretto funzionamento della bocca è l’inserimento di un impianto dentale.

Nonostante sia un intervento risolutivo per diversi tipi di fastidi, anche per quelli legati a stati d’ansia per l’imbarazzo di non avere più bel sorriso, ci sono ancora alcune persone che preferiscono sottrarsi a questo tipo di operazione. I dubbi e le preoccupazioni relativi alle protesi dentali riguardano sia le varie fasi dell’operazione, sia la paura del dolore, sia la durata di un impianto dentale.

 Hai bisogno di un impianto dentale?

Proviamo quindi a rispondere a una serie domande sperando di eliminare qualsiasi tipo di incertezza e timore verso gli impianti dentali in modo da aiutarti ad affrontare questo percorso nel modo più sereno possibile.

 

Si può mettere un impianto senza ricorrere all’intervento?

A nessuno fa piacere sottoporsi a un’operazione chirurgica, ma purtroppo non è possibile mettere un impianto senza intervento.

Tuttavia grazie a tecniche innovative e alle strumentazioni più moderne gli interventi di implantologia sono sempre meno invasivi. Ad oggi i disagi per il paziente sia nella fase operatoria vera e propria sia nel recupero post intervento sono davvero minimi.

 

È possibile mettere un impianto senza tagli e senza punti?

Grazie all’implantologia computer guidata è possibile mettere un impianto senza fare incisioni e di conseguenza senza punti di sutura. Se non ci sono complicazioni specifiche, l’impianto può essere inserito facilmente attraverso una mascherina di posizionamento in quanto il punto esatto di collocazione viene pianificato al computer sulla base della Tac Cone Beam. L’implantologia guidata è possibile solo nei casi in cui esiste una sufficiente quantità di osso e di gengiva. Se l’osso e la gengiva sono insufficienti bisogna necessariamente ricorrere ad un intervento tradizionale per permettere una corretta gestione dei tessuti duri e dei tessuti molli attorno all’impianto.

 

Si può fare un intervento d’implantologia senza dolore?

L’operazione per mettere un impianto dentale viene svolta in anestesia locale senza alcun dolore. Nei casi in cui il paziente soffra di odontofobia o la paura del dolore è talmente forte da portarlo a rinunciare all’intervento, allora si può ricorrere alla sedazione cosciente grazie alla presenza di un anestesista in studio.

Dopo l’intervento e durante la fase di recupero è possibile che si avverta dolore nella zona del trattamento, tuttavia tale sintomatologia può essere tenuta tranquillamente sotto controllo con i comuni analgesici.

 

Impianto dentale senza antibiotici?

Molti ci chiedono se sia possibile sottrarsi alla terapia antibiotica a causa di allergia ai farmaci.

La fase precedente all’intervento prevede un periodo di assunzione di antinfiammatori e antibiotici per scongiurare la possibilità che si presenti un’ infezione, quindi non è possibile evitare questa terapia. Se hai il sospetto o soffri di allergia a un determinato antibiotico, parlane con il tuo implantologo che saprà consigliarti la giusta alternativa.

 

Posso mettere un impianto senza osso?

La scarsa quantità di osso oggi non è sempre un problema. Grazie alle leghe in titanio zirconia (Roxolid) è possibile ottenere impianti dentali molto resistenti, ma allo stesso tempo più sottili. Impianti di questo tipo possono essere utilizzati con successo anche in condizioni in cui c’è una scarsa quantità di osso senza ricorrere a manovre di rigenerazione ossea. Nei casi di grave atrofia invece è possibile comunque inserire un impianto dopo aver eseguito manovre di rigenerazione ossea che in caso di utilizzo di impianti Roxolid saranno di entità inferiore.

 

Esistono impianti senza nichel?

Gli impianti dentali sono tutti senza nichel proprio per evitare la comparsa di fenomeni allergici. L’impianto è una radice artificiale in titanio medicale, un materiale biocompatibile che si integra perfettamente con l’osso e non può creare in alcun modo allergie o reazioni da corpo estraneo. Se un intervento di implantologia non è riuscito alla perfezione non è di certo a causa del “rigetto” (minaccia inesistente in questo campo), ma per la mancata osteointegrazione dovuta a infezioni batteriche o a errori di natura tecnica (esempio per surriscaldamento o contaminazione con la saliva del paziente del sito implantare.

 

Ci sono impianti dentali senza metallo?

Un esempio di impianto privo di metallo è lo Straumann PURE Ceramic costruito in materiale ceramico. L’impianto ha un colore simile a quello dei denti naturali ed è particolarmente indicato per i pazienti che presentano un biotipo gengivale sottile.

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Quanto Dura un Impianto Dentale?

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Hai inserito uno o più impianti dentali qualche anno fa e stai cominciando a chiederti per quanto tempo ancora resteranno solidi al loro posto prima di cedere e richiedere un nuovo intervento da parte del tuo implantologo?‎ Per altro, con il passare del tempo, ti stai accorgendo della comparsa di un bordo nero o comunque di colore scuro tra corona e gengiva? Vorresti che non si vedesse ma non sai come fare?

 Scopri di più sugli impianti dentali

 La letteratura scientifica riporta pubblicazioni che attestano il corretto funzionamento di protesi su impianti per un tempo medio di 10/15 anni superiore al 95 per cento (Torabinejad et al., J Endod 2015; Setzer & Kim, J Dent Res 2014; Lang et al., COIR 2012). Per far sì che un impianto dentale abbia la durata più lunga possibile, è innanzitutto importante curarne la corretta igiene sia domiciliare che professionale.

Le soluzioni protesiche vanno sempre valutate caso per caso. Talvolta, in caso di forte riassorbimento osseo, vengono utilizzati impianti particolarmente corti, mentre alte volte possono essere realizzate protesi fisse complete eseguite su sei o anche solo quattro impianti. All’arcata superiore, dove l’osso è generalmente più spugnoso, quest’ultimo caso ha spesso una prognosi meno favorevole, quindi una durata media più breve. In ogni caso, i fattori che entrano in gioco nella determinazione della vita media di un impianto dentale sono tanti, tra cui l’occlusione che richiede una corretta valutazione dell’arcata antagonista.

 

L’impianto dentale può essere per sempre?

Dipende dai casi. Ovviamente proprio come succede per una protesi all’anca o al ginocchio, se il paziente è giovane sarà costretto a sostituirla con una nuova, mentre se il soggetto è in là con gli anni probabilmente la sua protesi sarà per sempre. Questo perché l’usura di una protesi in un giovane è maggiore rispetto a quella di una persona anziana.

La stessa cosa vale per gli impianti dentali, se non ci sono condizioni particolari che richiedono la rimozione della protesi, ad esempio la rottura dell’impianto o una perimplantite, un paziente di 70 anni e più, probabilmente non avrà la necessità di sostituirlo.

Molto dipende dallo stile di vita e dalla corretta igiene orale che se non viene curata al meglio annulla quanto detto fino ad ora. È vero infatti che l’impianto ha una durata media di 10 o 15 anni, ma se non si procede a una corretta manutenzione si rischia di doverlo sostituire dopo pochi anni.

Un discorso a parte merita il fallimento di un intervento di implantologia.

 

Un impianto dentale può essere rigettato dall’organismo e quindi fallire?

Il fallimento con conseguente perdita prematura dell’impianto dentale non dipende in alcun caso dal suo rigetto fisiologico. In pratica il rigetto di un impianto non esiste. Tale possibilità, di cui pure spesso si parla, è in realtà sconfessata nella letteratura scientifica, secondo cui l’osteointegrazione può fallire per varie cause intraoperatorie come:

  • Surriscaldamento dell’osso
  • Contaminazione della superficie dell’impianto con la saliva
  • Errata valutazione del tipo di osso
  • Errata valutazione del tipo di carico
  • Non rispetto delle condizioni di sterilità del campo operatorio

Inoltre, le cause di un’infezione batterica attorno all’impianto possono essere numerose e dipendono da alcuni fattori, tra cui:

  • Preparazione inadeguata all’intervento, approccio chirurgico non sterile, errata preparazione del cavo orale del paziente all’intervento
  • Errata profilassi antisettica e antibiotica pre- e post-chirurgica, scorretta condotta post-operatoria da parte del paziente (evitare il fumo)
  • Inadeguato mantenimento di una corretta igiene domiciliare e del mantenimento igienico professionale nel tempo

Le cause sopraelencate, già riportate nella pagina sul rigetto dell’impianto dentale,  possono determinare in realtà il fallimento, quindi come detto la perdita, non il rigetto dell’impianto, dal momento che le leghe di titanio di cui sono fatti i perni non possono generare alcuna intolleranza o incompatibilità con la fisiologia umana. Solitamente la perdita si verifica dopo poco tempo dall’intervento implantare, non dopo anni, a meno che non intervengano patologie quali la periimplantite; quindi il più delle volte, se un impianto è ancora solido dopo  6 o 7 anni, è molto probabile che sia stato praticato correttamente.attorno‎

Proprio per quanto riguarda la Perimplantite (complicanza a lungo termine che determina perdita di osso attorno agli impianti paragonabile alla parodontite che determina perdita di osso attorno ai denti) va detto che una delle principali cause di perdita di impianti per perimplantite negli anni successivi si ha a causa di un errata cementazione della corona sull’impianto quando rimane del cemento sotto gengiva che con il tempo si infetta e con il tempo determina un riassorbimento di osso attorno all’impianto

 

Annerimento della corona dentaria

Può capitare di vedere un bordo nero tra corona e moncone. Quasi sempre si tratta del metallo del bordino della coronao del bordino dell’impianto che diventa visibili a causa delle recessioni gengivali. Tale retrazione può essere determinata da accumulo di placca e tartaro e va comunque diagnosticata con certezza a seguito di una visita specialistica in un centro di implantologia dentale.

Tale evenienza può essere evitata mediante una corretta gestione dei tessuti molli e duri all’atto dell’inserimento dell’impianto. Ispessendo infatti ad esempio i tessuti molli con innesti di connettivo si può evitare questa problematica.

Spesso abbiamo invece la stessa gengiva che con il tempo diventa più scura e violacea. Questo può essere dovuto sia ai tessuti troppo sottili che lasciano trasparire il collo metallico dell’impianto, sia a pigmentazioni che si possono avere se si utilizzano materiali non nobili nella realizzazione della corona oro-ceramica.

 

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Quanto Costa l’Impianto Dentale?

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Tra le domande che genericamente ci si pone rispetto a quanto costa il dentista, una delle più frequenti riguarda il prezzo di un impianto dentale, ossia perché un’operazione di questo tipo raggiunge cifre importanti.

Oggetto di curiosità sono proprio i fattori che nelle ricerche on line fanno oscillare il costo medio di un impianto dentale comprensivo di corona dai 1.200 euro ai 3000 euro per un singolo dente e dai 4.000 euro fino a 30.000 euro per un’intera arcata.

 Scopri tutto gli impianti dentali

Partiamo col dire che per inserire un impianto occorre una vera e propria operazione chirurgica perché si tratta di sostituire uno o più denti mancanti con radici in titanio ancorate all’osso che fungono da supporto per una protesi. Questo tipo di intervento si svolge in anestesia locale, ma nel caso il paziente abbia particolarmente paura del dolore è possibile effettuare una sedazione cosciente grazie alla presenza di un anestesista. Inoltre in caso di  pazienti particolarmente sensibili alla paura del dolore, possiamo operare con mediante un implantologia guidata, che permette all’implantologo di essere particolarmente preciso evitando l’incisione della gengiva che produce a volte  gonfiori, sanguinamenti e tumefazioni ed evitando con questa metodologia l’inserzione di punti.

 

Fattori che incidono sul prezzo dell’impianto dentale

Ma esaminiamo quali sono alcuni degli elementi che influenzano il costo delle procedure implantologiche.

Un intervento di implantologia ha di per sé un iter abbastanza lungo e dispendioso che comprende:

  • Visite ed esami specialistici, prima dell’operazione per controllare quante viti e corone sono necessari e per verificare che l’osso possa supportare l’impianto. Dopo l’operazione per  valutare lo stato dell’impianto.
  • Deficit di osso residuo, in questi casi è necessario ricorrere a manovre di rigenerazione ossea, come un rialzo del seno mascellare o un innesto osseo o un espansione ossea, che richiedono maggiore tempo da dedicare al trattamento e maggiori costi.
  • Gestione tessuti duri e molli. Oltre agli innesti ossei è fondamentale gestire anche la gengiva attorno all’impianto nella sua dimensione e nel suo spessore.
  • Rimozione vecchi impianti, in alcuni casi è necessario rimuovere vecchi impianti a causa di infezioni, che portano alla perdita di tessuto osseo, o perché sono stati posizionati in modo scorretto causando non solo problemi alle protesi, ma anche all’estetica.
  • Gestione dello studio, in cui rientrano le spese fisse di gestione. Uno studio localizzato nelle regioni del nord può avere spese maggiori essendo il costo della vita risaputamente  più alto. 
  • Materiali usati, una protesi in ceramica costa molto di più rispetto a una in resina o in composito.
  • Marche, sul mercato sono presenti diverse case produttrici, alcune più attente di altre alla ricerca e all’uso di materiali d’avanguardia nella costruzione degli impianti dentali. Nel nostro studio vengono usati impianti della Straumann e NobelBiocare, la cui affidabilità è riconosciuta a livello internazionale

Infine e non ultimo incide nell’onorario che un professionista può chiedere per l’inserimento di un impianto la professionalità e la competenza del professionista! Il costo per un costante aggiornamento a corsi e congressi è sempre molto elevato sia in termini di tempo che di costi! Anche un errore di posizionamento di un impianto di pochi millimetri può incidere notevolmente sul risultato estetico.

Per tutti questi motivi è impossibile a nostro avviso garantire predicibilità e qualità di un trattamento al di sotto di determinate cifre!

 

Mettere un impianto dentale all’ospedale

Come abbiamo visto, mettere un impianto dentale ha un suo costo, per questo molti pazienti decidono di rivolgersi a strutture ospedaliere nel tentativo di abbattere l’importo della parcella del dentista. Andando in ospedale per un intervento di implantologia non sempre si ottiene il risparmio sperato, in quanto i costi da affrontare da parte dell’azienda ospedaliera per l’acquisto dei materiali sono simili a quelli di uno studio privato

Inoltre i tempi di attesa sono solitamente piuttosto lunghi.

 

Detrazioni fiscali spese mediche

Non tutti sanno che le spese mediche dentali e per l’implantologia sono deducibili come detrazioni fiscali in fase di denuncia dei redditi per un importo pari al 19% del loro ammontare.

Per avere le detrazioni è indispensabile conservare tutte le fatture per le spese dentali e gli scontrini dei farmaci prescritti. 

 

Risparmiare con il turismo dentale

Sono diversi i pazienti che cercano il risparmio sottoponendosi a interventi di implantologia in cliniche odontoiatriche estere.

Nonostante l’ottimo lavoro dei colleghi stranieri, potrebbe capitare che una volta ritornati in patria si presentino problemi all’impianto. Molti preferiscono rivolgersi a dentisti italiani per una visita di controllo proprio per evitare di sostenere nuovamente le spese di viaggio.

Il problema in questo caso è che il professionista a cui ci si rivolge non è lo stesso che ha inserito l’impianto e quindi non può avere la conoscenza del caso necessaria per risolvere il tutto in modo tempestivo. Inoltre porre rimedio a problemi legati all’impianto dentale ha un suo costo.

Alla fine dei giochi il rischio è trovarsi a spendere una cifra totale pari, se non superiore, a quella di un intervento di implantologia fatto in Italia. Ecco spiegato il motivo per cui il più delle volte il turismo dentale non conviene.

 

Quali garanzie ho per la durata dell’impianto?

Molto spesso i pazienti prima di sottoporsi a un intervento per impiantare un dente (e di spendere cifre rilevanti) cercano garanzie sulla lunga durata dell’impianto.

Possiamo affermare che non esistono garanzie certe, nessun professionista serio sarà in grado di dire con sicurezza “questo impianto dura 6 o 10 anni”.

Oggi sappiamo che se gli impianti sono messi in modo corretto dopo 10 anni hanno una percentuale di sopravvivenza di oltre il 95 per cento!

D’altro canto però ci teniamo a dire che l’implantologia richiede precisione e meticolosità, perché in assenza delle condizioni adeguate un impianto dentale può fallire. In questo caso non dovremmo parlare di rigetto dell’impianto, perché questo non esiste, ma di errore umano del professionista o del paziente o di condizioni di difficoltà estreme che possono pregiudicare la riuscita dell’intervento!

L’unica cosa che un dentista può fare è offrire il miglior servizio possibile utilizzando i materiali migliori presenti sul mercato.

Gli impianti che usiamo nel nostro studio dentistico sono realizzati in Titanio, materiale che non provoca reazioni da corpo estraneo e si integrano perfettamente all’osso. La Straumann ad esempio ha brevettato nuovi impianti costruiti con una lega di titanio e zirconio che permettono di protesizzare impianti sottili evitando grandi manovre rigenerative. Ha anche brevettato una nuova superficie SLActive che permette la guarigione nell’osso ad esempio all’arcata inferiore in sole 3 settimane.

Inoltre sia Straumann e Nobel Biocare forniscono una certificazione di originalità dei propri prodotti ed un passaporto implantare in modo tale che il paziente, in caso di necessità, possa ricevere assistenza in qualsiasi parte del mondo.

 

Esistono cure alternative all’impianto?

Denti profondamente cariati, in pulpite, necrotici o con danni parodontali gravi possono essere curati. Il nostro studio dentistico si impegna costantemente ad attuare le migliori terapie nell’ambito dell’odontoiatria conservativa allo scopo di salvare i denti naturali ed evitare il ricorso agli impianti. Quando possibile il dente naturale è sempre meglio di un impianto.

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Rimuovere un impianto dentale

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Chi ha perso uno o più denti, trova negli impianti dentali una delle soluzioni più efficaci non solo per riacquistare un bel sorriso, ma anche per risolvere diversi problemi legati alla masticazione e alla fonazione che spesso accompagnano la caduta di più elementi dentari, tuttavia capita che per cause diverse si debba rimuovere un impianto dentale e sostituito con uno nuovo.

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Perché rimuovere un impianto dentale

La paura più grande di chi deve sottoporsi a un intervento di implantologia è il rischio di rigetto dell’impianto. In realtà questo è un timore del tutto infondato perché il rigetto di un impianto non esiste, essendo il titanio un materiale biocompatibile, piuttosto nel tempo possono verificarsi una serie di altre problematiche tali da richiederne la rimozione:

  • Perimplantite

La perimplantite, infezione dovuta agli stessi agenti patogeni che causano la parodontite, è una delle prime cause della perdita di un impianto dentale. Se diagnosticata nelle fasi iniziali è possibile porvi rimedio attraverso accurate sedute di igiene dentale professionale (effettuate ogni tre mesi nei pazienti parodontopatici), mentre nel caso in cui la perimplantite abbia già attaccato l’osso che ospita l’impianto, è necessario un intervento chirurgico.

Quando la forma del riassorbimento osseo lo permette è possibile  attraverso un intervento chirurgico rigenerare l’osso attorno all’impianto, o al massimo stabilizzare la perimplantite eliminando la tasca (chirurgia resettiva).

Nei casi più gravi si deve procedere alla rimozione dell’impianto per eliminare l’infezione e nel caso rigenerare l’osso per poter applicare successivamente un nuovo impianto.

  • Impianto mal posizionato

Nel caso in cui un impianto venga mal posizionato a causa di un errore del dentista è spesso necessario rimuoverlo.

Può capitare infatti che venga collocato troppo vicino a un nervo determinandone la compressione oppure che venga inserito troppo esterno o inclinato rendendo impossibile la protesizzazione o creando un grosso disagio estetico per il paziente.

  • Rottura dell’impianto

Per quanto i materiali con cui vengono realizzati gli impianti dentali siano molto resistenti e durevoli, può capitare che possa rompersi o piegarsi. In questi casi l’unica soluzione percorribile è la rimozione del vecchio impianto per sostituirlo con uno nuovo.

Oggi con l’innovativa lega di di titanio e zirconia (Roxolid) è possibile inserire impianti di soli 3 millimetri in sicurezza essendo una lega molto più resistente del titanio di tipo IV.

  • Mancata osteointegrazione

Se l’impianto non si è perfettamente integrato nell’osso è necessario rimuoverlo.

Questo può avvenire per una serie di fattori riconducibili o ad un errore del paziente o più spesso ad un errore dell’operatore.

La perdita dell’impianto nei mesi successivi all’intervento si ha ad esempio se la superficie dell’impianto si è contaminata con fluidi salivari o altro al momento della sua inserzione, se nella preparazione del sito implantare non c’è stata sufficiente irrigazione e si è avuto un surriscaldamento dell’osso, se l’impianto ha subito un carico masticatorio per cui anziché avere un osteointegrazione abbiamo una fibrointegrazione, se il paziente non ha seguito le indicazioni dell’odontoiatra (fumo, antibiotico, igiene orale, etc).

In genere in questo caso la rimozione dell’impianto è abbastanza semplice in quanto si può rimuovere semplicemente svitandolo.

In caso di mobilità dell’impianto questo non è MAI recuperabile e pertanto va sempre rimosso quanto prima.

  • Richiesta da parte del paziente

Se la maggior parte dei pazienti vive l’applicazione dell’impianto dentale e il recupero di un bel sorriso come una vittoria, una liberazione dall’imbarazzo dovuto alla mancanza di uno più denti, ci sono casi rari in cui è lo stesso impianto a provocare un disagio fisico o psicologico in chi lo porta. In questi casi può capitare che sia lo stesso paziente a richiedere la rimozione dell’impianto. In circostanze come queste, dopo aver verificato che non ci sia una reale complicazione che giustifichi l’estrazione dell’impianto, il dentista dovrebbe provare a guidare il paziente in questa scelta spiegando la procedura e le conseguenze di un’asportazione dell’impianto dentale.

 

Come rimuovere l’impianto

La rimozione del vecchio impianto dentale è un’operazione delicata in quanto si va ad agire anche sull’osso che deve essere ricostruito subito dopo.

Per questo motivo prima di procedere è importante effettuare un’indagine approfondita che permetterà di valutare in modo accurato ogni singolo caso e stabilire come e se è necessario eseguire l’estrazione dell’impianto.

Oggi grazie ai manipoli sonici ed alla Piezosurgery, grazie a frese cave sottilissime e soprattutto grazie a kit appositi per la rimozione degli impianti che alcune case implantari come Straumann e Nobel mettono a disposizione, la rimozione degli impianti risulta non più così complessa come in passato.

 

Sostituzione del vecchio impianto

Prima di sostituire il vecchio impianto dentale con uno nuovo è necessario valutare la quantità di osso a disposizione per garantire il successo dell’intervento. Se l’osso che deve ospitare la vite implantare non è sufficiente, allora si ricorre a manovre di rigenerazione ossea con materiali bio-compatibili.

 

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