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Erosione dentale da reflusso gastroesofageo

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Si pensa spesso che le problematiche legate ai denti nascano e si sviluppino esclusivamente nel cavo orale. In realtà ci sono diverse patologie, come ad esempio il reflusso gastroesofageo, che pur interessando lo stomaco, possono portare conseguenze per la salute della bocca e dei denti.

Denti consumati? Scopri come ricostruirli

I pazienti che soffrono di reflusso gastroesofageo conoscono bene la sensazione di bruciore allo stomaco che può irradiarsi fino all’esofogo a causa della risalita involontaria e regolare dei succhi gastrici.

Tale rigurgito acido può arrivare fino alla cavità orale dove può provocare danni come l’erosione dentale, l’irritazione della mucosa orale, l’aumento della sensibilità dentale e le afte.

 

Erosione dentale da reflusso

Uno dei primi e più evidenti segni dell’effetto del reflusso gastroesofageo a livello del cavo orale è l’erosione dello smalto dentale.

L’erosione può in realtà avere anche altre cause come la Bulimia, l’assunzione giornaliera di agrumi, di succhi di frutta o di altre sostanze acide che possono corrodere la superficie dei denti.

Nel reflusso le sostanze acide che dallo stomaco risalgono verso esofago e bocca infatti determinano una progressiva erosione dei tessuti duri del dente che nei casi più gravi può comportare l’esposizione della dentina.

I denti si presentano ingialliti e più corti, inoltre lo smalto tende a diventare trasparente soprattutto lungo i bordi. Infine si avverte un aumento della sensibilità al caldo e al freddo perché la polpa dentale scoperta è più esposta agli stimoli termici e alla contaminazione batterica.

L’erosione si differenzia dall’abrasione meccanica, dovuta ad esempio al bruxismo, perchè coinvolge l’intero dente lungo tutta la sua circonferenza.

 

Cosa fare

Prima di agire sui denti è importante rivolgersi a un gastroenterologo per porre rimedio al reflusso gastroesofageo e impedire la risalita di succhi acidi all’interno della bocca.

In linea generale per la cura del reflusso gastroesofageo un ruolo primario è giocato dall’alimentazione. Ci sono alcuni cibi e bevande come gli alcolici, il cioccolato, il thè, il caffè, il pomodoro, gli insaccati e gli alimenti molto grassi, che favoriscono gli episodi di reflusso.

Oltre ad evitare questo tipo di sostanze, è importante mangiare lentamente, fare cinque piccoli pasti al giorno, non sdraiarsi subito dopo aver mangiato, dormire con due cuscini sotto la testa e adottare uno stile di vita sano.

Infine se correggere la dieta non è sufficiente possono essere impiegati diversi tipi di farmaci. In ogni caso sarà il gastroenterologo a fornire tutte le indicazioni necessarie e se il caso, a prescrivere farmaci che aiutino il paziente a stare meglio.

 

Cosa può fare il dentista

Per limitare l’erosione dei denti si possono usare colluttori tipo Elmex Protezione Erosione che protegge ed inibisce dalla perdita di smalto dentale, rendendo lo smalto dentale più resistente agli attacchi erosivi degli acidi.

Il dentista, dopo aver valutato l’entità del danno, può seguire diversi approcci per proteggere il dente naturale dall’erosione dentale.

Se il dente non è stato danneggiato in modo irrimediabile di solito si preferisce applicare le faccette dentali in ceramica, in caso contrario si procede all’incapsulamento.

Se fino a qualche anno fa era necessario devitalizzare e limare il dente prima di mettere la capsula, oggi con l’utilizzo di materiali nuovi, come ad esempio il disilicato di litio, si realizzano corone molto più sottili e resistenti che richiedono solo una leggera limatura dello smalto.

 

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Parodontite e omeopatia

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Negli ultimi tempi si sente parlare sempre più spesso di rimedi omeopatici per la cura di diverse patologie mediche. Spesso tali terapie vengono proposte anche come alternativa naturale per il trattamento di malattie che colpiscono il cavo orale, come la gengivite o la parodontite.

La cura per la parodontite può essere lunga e faticosa, per questo diverse persone sperano ci possa essere un’alternativa naturale alle cure mediche. Ecco come ci si finisce a informare sui trattamenti omeopatici.

Proviamo a capirci qualcosa in più.

Ecco come curiamo la parodontite

 

Cos’è l’omeopatia

Prima di parlare dell’omeopatia e di come funziona è necessaria una doverosa premessa.

Attualmente non ci sono evidenze scientifiche che mostrino la reale efficacia dell’omeopatia nella cura di una qualsiasi patologia. Detto in altri termini l’omeopatia avrebbe semplicemente un effetto placebo, cioè eventuali risultati positivi ottenuti sarebbero frutto di una reazione psicologica basata sull’aspettativa del paziente. Se una persona crede fermamente che un rimedio privo di principi farmacologici funziona, allora potrebbe avere dei risultati positivi, certo non per qualunque patologia.

Dopo aver chiarito questo punto vediamo cos’è l’omeopatia e come funzionano i rimedi omeopatici.

Con omeopatia si intende un tipo di medicina non convenzionale che guarda alla totalità della persona basandosi sul principio della similitudine. In base a tale concetto i rimedi producono nel soggetto sano gli stessi sintomi della malattia. In pratica la stessa sostanza che provoca i sintomi della malattia in una persona sana, usata in forma diluita sarebbe in grado di curare quella patologia stimolando una sorta di guarigione naturale da parte dell’organismo.

Ogni persona reagisce in modo diverso a ciascuna sostanza, per questo i rimedi omeopatici devono essere scelti da un omeopata dopo un lungo colloquio con il soggetto.

 

Come si cura la parodontite

La parodontite è una malattia degenerativa a carico dei tessuti di sostegno del dente. Una delle principali cause della parodontopatia è la cattiva igiene orale, la placca e il tartaro che si accumulano sui denti e si estendono sotto il bordo gengivale dove i batteri possono agire indisturbati, formando la tasca parodontale e danneggiando il parodonto. Con il tempo, se non si interviene in modo efficace, tutto questo porta alla mobilità e alla perdita dei denti coinvolti.

Una malattia come quella parodontale per risolversi nel migliore dei modi non deve essere trattata da un omeopata, ma da un parodontologo capace di mettere in atto le pratiche in grado, laddove possibile, di salvare i denti naturali del paziente.

Il primo approccio alla cura della parodontite è di tipo conservativo non chirurgico e consiste in diverse sedute di rimozione della placca e del tartaro sottogengivale con le curettes soniche. Con l’ausilio di questi strumenti il parodontologo rimuove i tessuti molli della tasca parodontale e i tessuti necrotici della radice, favorendo la guarigione del parodonto.

 

L’omeopatia nella cura della parodontite

Considerando quanto detto fino ad ora, va da sé che l’omeopatia non agendo fisicamente sulla causa scatenante della parodontite non può e non deve essere utilizzata come unico rimedio per la cura della patologia. Se non si mette in atto un trattamento adeguato i batteri continueranno la loro azione indisturbati distruggendo tutti i tessuti di sostegno del dente provocandone la caduta. Arrivati a quel punto l’unica alternativa alla cura della parodontite sarà l’impianto dentale.

Tuttavia se un paziente crede di poter trovare giovamento dall’uso di rimedi omeopatici, ad esempio per la gestione dello stress, può usarli in aggiunta al trattamento odontoiatrico della parodontite. In conclusione chi vuole seguire una terapia omeopatica può farlo in aggiunta e non in alternativa a quella “tradizionale”.

 

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Quanto costa curare una carie

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Almeno una volta nella vita a tutti è capitato di andare dal dentista per curare una carie.

Uno dei principali indiziati nella formazione della carie è la poca igiene orale, infatti il processo carioso, che distrugge i tessuti duri del dente, inizia proprio per l’azione di alcuni batteri presenti nel cavo orale che trovano nella placca e nel tartaro l’habitat perfetto per moltiplicarsi.

Questi batteri infatti si cibano di carboidrati rilasciando dell’acido che corrode lo smalto dei denti che con il tempo diventa più poroso permettendo alla carie, se non fermata, di procedere in profondità prima verso la dentina e dopo verso la polpa dentale.

Quindi alla fine la carie altro non è che una corrosione acida del dente che si ha a causa dei prodotti di secrezione del batterio streptococco mutans che  si trova aderente al dente sotto forma di placca o tartaro (questo batterio mangia zuccheri secernendo poi acidi).

 Se hai una carie, perché aspettare?

Nella sua prima fase, cioè quando si trova ancora al livello dello smalto, la carie è asintomatica e si presenta come una macchiolina più scura sulla superficie del dente.

Si può evidenziare clinicamente mediante l’uso di uno specillo se si trova sulla superficie occlusale del dente o mediante radiografia endorale se si sviluppa tra dente e dente. In radiografia si evidenzia con una macchia scura quando la carie ha distrutto almeno un quarto della massa dentaria.

Man mano che progredisce e arriva alla polpa del dente, provoca un forte dolore ai denti, che visivamente presentano una specie di “buco” scuro contenente materiale rammollito. Bisogna ricordare che la carie ha la forma di una piramide e quello che vediamo è solo la punta della piramide. Per cui anche  un semplice forellino sulla superficie occlusale del dente può nascondere carie molto estese.

Quando la carie raggiunge la polpa e causa dolore spontaneo il dente deve essere devitalizzato.

 

Costo cura della carie?

Il costo del trattamento della carie dentale è variabile e ad incidere sul prezzo finale è lo stato di evoluzione della malattia. Ad esempio la devitalizzazione è un procedimento molto più dispendioso di una semplice otturazione.

Anche il numero dei denti interessati dal processo carioso può far lievitare il prezzo finale, può capitare infatti che alcuni pazienti abbiano più di un elemento dentale cariato, casomai anche a diversi stati di evoluzione.

Volendo dare comunque un’idea di prezzo, nel nostro studio il costo di un otturazione semplice si aggira intorno agli 80 euro fino ad arrivare a 250 euro per i casi più complessi. La complessità di un otturazione varia a seconda di quante pareti del dente sono coinvolte nel processo carioso. Abbiamo quindi cavità semplici di prima classe che vedono coinvolta la sola superficie occlusale, cavità di seconda classe che vedono coinvolta anche una superficie interdentale, cavità mesio occluso distali (MOD) che vedono coinvolte almeno tre superfici del dente, cavità di 5 classe che coinvolgono il colletto dei denti, in questi casi è più complesso mettere la diga di gomma, cavità di 3 e 4 classe che riguardano i denti incisivi e canini in zona estetica.

 

Quanto costa curare una carie?

Il costo di una carie e i fattori che lo determinano. Prezzi medi nazionali.
Tipo di carie/cavitàCosto ricostruzione
Carie che coinvolgono la sola superficie occlusale (carie I classe)80 - 120€
Carie che coinvolgono una delle superfici interdentali (carie II classe)100 - 200€
Carie che coinvolgono entrambe le superfici interdentali e la superficie occlusale (Cavità MOD)150 - 300€
Carie in zona estetica che coinvolgono una superficie interdentale (cavità classe III)120 - 200€
Carie in zona estetica che coinvolgono anche la superficie incisale del dente (cavità classe IV)150 - 300€
Carie del colletto dei denti (cavità V classe)100 - 150€

 

Come si cura la carie

Come dicevamo, il trattamento della carie varia in base allo stato in cui si trova la patologia.

Nei casi più semplici dopo che il dentista ha pulito il dente eliminando la dentina infetta viene fatta un’otturazione, cioè la cavità che si è formata viene riempita con materiale composito.

Se la carie è arrivata a livello della polpa è necessario devitalizzare il dente e in alcuni casi proteggerlo con una corona dentale.

In entrambi i casi è obbligatorio utilizzare la diga di gomma, un foglio di gomma che isola il dente ed evita contaminazione con fluidi salivari e soprattutto con il respiro del paziente.

 

La carie si può prevenire?

La carie si può prevenire con il fluoro in un procedimento che può iniziare dalla prima infanzia, o ancora prima.

L’assunzione di fluoro durante la gravidanza da parte della mamma e dopo la nascita da parte del bambino fino all’età di sette anni, può determinare una mineralizzazione tale da rendere i denti difficilmente attaccabili dal batterio responsabile della carie.

Se si decide di intraprendere questa strada è importante evitare i metodi fai da te e rivolgersi sempre al proprio dentista, perché un dosaggio eccessivo nell’assunzione di fluoro può provocare macchie sui denti che difficilmente si riescono a eliminare.

Chi non ha preso il fluoro è condannato ad avere la carie?
Assolutamente no, la carie infatti si previene anche con una corretta igiene orale domiciliare, la pulizia dei denti professionale e la sana alimentazione. Le regole sono sempre le stesse, lavare i denti in modo accurato dopo ogni pasto, utilizzare il filo interdentale, utilizzare l’idropulsore, non saltare le visite di controllo dal dentista e sottoporsi periodicamente a sedute di igiene professionale.

 

Contattaci per qualsiasi dubbio.

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Parodontite e omeopatia

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Negli ultimi tempi si sente parlare sempre più spesso di rimedi omeopatici per la cura di diverse patologie mediche. Spesso tali terapie vengono proposte anche come alternativa naturale per il trattamento di malattie che colpiscono il cavo orale, come la gengivite o la parodontite.

La cura per la parodontite può essere lunga e faticosa, per questo diverse persone sperano ci possa essere un’alternativa naturale alle cure mediche. Ecco come ci si finisce a informare sui trattamenti omeopatici.

Proviamo a capirci qualcosa in più.

Ecco come curiamo la parodontite

 

Cos’è l’omeopatia

Prima di parlare dell’omeopatia e di come funziona è necessaria una doverosa premessa.

Attualmente non ci sono evidenze scientifiche che mostrino la reale efficacia dell’omeopatia nella cura di una qualsiasi patologia. Detto in altri termini l’omeopatia avrebbe semplicemente un effetto placebo, cioè eventuali risultati positivi ottenuti sarebbero frutto di una reazione psicologica basata sull’aspettativa del paziente. Se una persona crede fermamente che un rimedio privo di principi farmacologici funziona, allora potrebbe avere dei risultati positivi, certo non per qualunque patologia.

Dopo aver chiarito questo punto vediamo cos’è l’omeopatia e come funzionano i rimedi omeopatici.

Con omeopatia si intende un tipo di medicina non convenzionale che guarda alla totalità della persona basandosi sul principio della similitudine. In base a tale concetto i rimedi producono nel soggetto sano gli stessi sintomi della malattia. In pratica la stessa sostanza che provoca i sintomi della malattia in una persona sana, usata in forma diluita sarebbe in grado di curare quella patologia stimolando una sorta di guarigione naturale da parte dell’organismo.

Ogni persona reagisce in modo diverso a ciascuna sostanza, per questo i rimedi omeopatici devono essere scelti da un omeopata dopo un lungo colloquio con il soggetto.

 

Come si cura la parodontite

La parodontite è una malattia degenerativa a carico dei tessuti di sostegno del dente. Una delle principali cause della parodontopatia è la cattiva igiene orale, la placca e il tartaro che si accumulano sui denti e si estendono sotto il bordo gengivale dove i batteri possono agire indisturbati, formando la tasca parodontale e danneggiando il parodonto. Con il tempo, se non si interviene in modo efficace, tutto questo porta alla mobilità e alla perdita dei denti coinvolti.

Una malattia come quella parodontale per risolversi nel migliore dei modi non deve essere trattata da un omeopata, ma da un parodontologo capace di mettere in atto le pratiche in grado, laddove possibile, di salvare i denti naturali del paziente.

Il primo approccio alla cura della parodontite è di tipo conservativo non chirurgico e consiste in diverse sedute di rimozione della placca e del tartaro sottogengivale con le curettes soniche. Con l’ausilio di questi strumenti il parodontologo rimuove i tessuti molli della tasca parodontale e i tessuti necrotici della radice, favorendo la guarigione del parodonto.

 

L’omeopatia nella cura della parodontite

Considerando quanto detto fino ad ora, va da sé che l’omeopatia non agendo fisicamente sulla causa scatenante della parodontite non può e non deve essere utilizzata come unico rimedio per la cura della patologia. Se non si mette in atto un trattamento adeguato i batteri continueranno la loro azione indisturbati distruggendo tutti i tessuti di sostegno del dente provocandone la caduta. Arrivati a quel punto l’unica alternativa alla cura della parodontite sarà l’impianto dentale.

Tuttavia se un paziente crede di poter trovare giovamento dall’uso di rimedi omeopatici, ad esempio per la gestione dello stress, può usarli in aggiunta al trattamento odontoiatrico della parodontite. In conclusione chi vuole seguire una terapia omeopatica può farlo in aggiunta e non in alternativa a quella “tradizionale”.

 

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La sigaretta elettronica macchia i denti?

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Molti per smettere di fumare fanno uso della sigaretta elettronica, ma quali sono i suoi effetti sulla salute orale? È vero che non macchia i denti?

Sbianca i denti in modo efficace

I danni del fumo sulla salute orale sono tanti, quello più visibile è sicuramente il progressivo ingiallimento dei denti.

Anche se questo difetto estetico è risolvibile con una pulizia ed uno sbiancamento dentale, tuttavia i risultati ottenuti non possono avere una lunga durata se si continua a fumare. Per ovviare a questo problema molti decidono di smettere di fumare ricorrendo alla sigaretta elettronica, ma è possibile affermare con assoluta certezza che questa non abbia effetti sulla colorazione dello smalto?

 

Perché le sigarette macchiano i denti

Le principali responsabili dei denti gialli sono le sostanze contenute nelle sigarette, come la nicotina e il catrame, inoltre nei fumatori è facile che si verifichi un incremento dei sedimenti di tartaro. La presenza di placca e tartaro sui denti rende la superficie dentale più ruvida favorendo l’adesione delle sostanza pigmentanti provenienti dalla combustione delle sigarette e portando i denti ad assumere una colorazione che tende al marrone.

 

Sigaretta elettronica e denti gialli

Molti per smettere di fumare o quantomeno limitare il consumo di sigarette decidono di passare alla sigaretta elettronica. Questo strumento, data l’assenza di catrame, riduce notevolmente gli effetti negativi del fumo sulla salute, compresi i denti gialli.

Per quanto riguarda la salute dei denti e l’ingiallimento dello smalto non è possibile affermare con assoluta certezza che non vi siano ripercussioni. Non esistono infatti, ricerche scientifiche e dati che possano convalidare senza ombra di dubbio l’ipotesi che la sigaretta elettronica non macchi i denti. Molti liquidi usati per la sigaretta elettronica infatti potrebbero nel tempo  ingiallire gli elementi dentari ma ancora non c’è nulla di dimostrato. Di certo l’ingiallimento dei denti è ad una valutazione clinica nettamente inferiore.

Senza contare che dopo un intervento chirurgico in pazienti fumatori, le complicanze legate all’accumulo di catrame possono dare origine a guarigioni molto difficili ed in caso di interventi complessi con utilizzo di bio materiali possono determinare il completo insuccesso di un intervento.

Certamente la soluzione più valida per chi non vuole correre rischi o ritornare ad avere denti bianchi è smettere di fumare e rivolgersi a un dentista per uno sbiancamento dei denti.

 

Come sbiancare i denti ingialliti dal fumo

Per far tornare i denti al loro colore originale, i fumatori devono sottoporsi prima ad una pulizia dei denti e all’ applicazione dell’ Airflow, un getto di acqua e polvere di bicarbonato che elimina le macchie di fumo sui denti, quindi si passa ad uno sbiancamento dentale professionale per cambiare il colore dei denti stessi. sfruttando i perossidi, in grado di ossidare i legami chimici delle sostanze responsabili della colorazione dei denti stessi.

In particolare si possono seguire due tipi di trattamenti:

  • alla poltrona, si effettua nello studio dentistico, richiede una breve durata e offre risultati apprezzabili già dopo una sola seduta,
  • domiciliare, si avvale di mascherine individuali in silicone preparate dal dentista da indossare nelle ore notturne, con risultati visibili dopo alcuni giorni.

 

Come mantenere i denti bianchi dopo lo sbiancamento

In condizioni normali lo sbiancamento professionale può durare fino ad un anno, ciò non vale per i fumatori che continuano a fare uso di sigarette anche dopo lo sbiancamento.

Chi fuma infatti dovrà fare i conti con i denti gialli molto prima. Senza contare di quanti altri danni il fumo può arrecare.

 

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Danni del fumo sui denti

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La maggior parte delle persone conosce i gravi danni che il fumo provoca all’apparato respiratorio, a quello cardio-vascolare e a quello riproduttivo. Ma non tutti i fumatori sono consapevoli delle conseguenze sulla salute di denti, bocca e gengive.

I primi effetti visibili del fumo riguardano la formazione di macchie e dell’alito cattivo, ma questa è solo la punta dell’iceberg. I danni sulla salute del cavo orale infatti possono essere molto più profondi e devastanti dei denti gialli.

Quali sono, dunque, le conseguenze del fumo sui denti? La sigaretta è un nemico giurato per la tua salute orale? Il dentista ha diversi motivi per spingerti a smettere di fumare: ecco quali sono i principali danni delle sigarette (ma non solo) sui denti.

Denti gialli e smalto rovinato

Di sicuro non è il problema più grave in termini di salute, ma i denti gialli è l’effetto estetico che si impone sullo smalto. Non solo, con il tempo appaiono anche macchie marroni e un incremento dei sedimenti di tartaro. Questo avviene a causa delle sostanze contenute nelle sigarette come il catrame.

Ovviamente il tabacco non è l’unica causa di questa condizione: anche il caffè macchia i denti, ma tra le cause principali di questo problema la sigaretta guadagna un posto d’onore. Come pulire i denti gialli? Ci sono dentifrici specifici per questa situazione, e delle terapie di sbiancamento (pulizia) mediante l’utilizzo di manipoli professionali che spruzzano un getto ad alta pressione di acqua e bicarbonato (AirFlow) che rimuovono in modo veloce tutte le macchie da fumo e che puoi fare dal dentista. Ma purtroppo i risultati sono solo temporanei: il fumo ingiallirà di nuovo ciò che hai cercato di sbiancare.

Quindi, l’unico modo per ridare un colore naturale ai tuoi denti è smettere di fumare e chiedere consiglio al tuo dentista. Tutte le terapie utili per far tornare i denti bianchi diventano poco efficaci se poi ricominci ad aspirare fumo.

danni del fumo sui denti

Ovviamente non si tratta di una bocca estremamente rovinata dal fumo (ci sono casi molto peggiori, con denti neri e profondamente macchiati) ma le immagini possono ben descrivere i benefici estetici che puoi ottenere evitando le sigarette.

Gengiviti e parodontite

Il colore dei denti non è l’unico problema che insorge quando decidi di fumare. Anzi, sotto determinati punti di vista è la conseguenza minore. Nella bocca di un fumatore generalmente si riscontra un maggiore accumulo di placca e tartaro sui denti con il rischio di sviluppare infiammazioni gengivali e carie.

Le sostanze contenute nelle sigarette e il fumo infatti, rendono il cavo orale un ambiente particolarmente adatto alla proliferazione di batteri anaerobi, in quanto diminuisce l’ossigeno presente nelle gengive. Questo tipo di batteri è molto aggressivo e se il tartaro non viene eliminato con una pulizia professionale c’è il serio rischio che si accumuli al di sotto della gengiva attaccando e danneggiando i tessuti parodontali.

Non a caso chi fuma ha una percentuale 3 volte più alta di perdere i denti a cause della parodontite. È essenziale dunque che i fumatori si sottopongano frequentemente a visite di controllo e a sedute di pulizia dei denti.

Tumore della bocca

Oltre quello ai polmoni il fumo è una delle principali cause dell’insorgenza del tumore nel cavo orale, si calcola infatti che circa l’80% dei carcinomi alla bocca sono da attribuire al consumo di tabacco. La possibilità di sviluppare un tumore cresce all’aumentare del numero di sigarette fumate al giorno, di conseguenza smettere di fumare riduce di molto questo rischio. Il contemporaneo uso di Alcool aumenta ulteriormente il rischio di sviluppare un cancro del cavo orale.

Malattie delle mucose della bocca

Un’altra conseguenza del consumo eccessivo di tabacco è l’insorgenza di malattie alla mucosa del cavo orale che si manifestano con la comparsa di macchie bianche e rosse sulla lingua e sulle guance. È importante non sottovalutare la presenza di queste lesioni perché in alcuni casi, come la leucoplachia, può essere un sintomo della presenza di un carcinoma orale.

Insuccesso impianto dentale

È ormai accertato che il fumo aumenta le possibilità di insuccesso di un intervento di implantologia. Inoltre il tabacco riducendo l’ossigeno nel sangue altera i processi di guarigione delle ferite dopo un’operazione chirurgica.

Nei casi poi in cui è necessaria una rigeneraziome ossea attorno agli impianti la sospensione del fumo nei giorni successivi all’intervento è perentoria. Rappresenta una vera e propria controindicazione, quindi ti conviene mettere da parte le sigarette subito dopo l’intervento e ascoltare i consigli del tuo dentista.

I danni della sigaretta elettronica sui denti

Per aiutare i fumatori accaniti a limitare i danni dovuti al fumo, da qualche anno viene commercializzata la sigaretta elettronica, che data la mancanza del catrame dovrebbe ridurre notevolmente gli effetti nocivi del tabacco sull’organismo, compresi denti e bocca.

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Per quanto riguarda i danni provocati al cavo orale dalla sigaretta elettronica non ci sono ricerche scientifiche e dati certi quindi non è possibile affermare con certezza se e quali siano le ripercussioni sulla salute della bocca. Ciononostante gli studi scientifici stanno dimostrando che sicuramente la sigaretta elettronica ha effetti meno dannosi rispetto alla sigaretta tradizionale.

Ovviamente la soluzione migliore rimane sempre quella di smettere totalmente di fumare.

Anche perché, nonostante i dati ancora insufficienti, ci sono una serie di elementi che potrebbero mettere in relazione sigaretta elettronica e denti.

A causa della combustione e del catrame, una sigaretta normale è vivamente sconsigliata in caso di intervento chirurgico per mettere un impianto o in caso di parodontite.

La sigaretta elettronica fa male ai denti? Lo svapo è da evitare per chi è affetto da parodontite? Vale lo stesso per i problemi gengivali? Di sicuro si evita il catrame e tutto ciò che riguarda la combustione del tabacco (compreso il calore che è deleterio per il sanguinamento nelle fasi subito successive ad un intervento). D’altra parte la sigaretta elettronica comporta il contatto di tessuti gengivali e denti con sostanze che non sempre si conoscono bene.

Senza dimenticare che spesso le miscele e gli aromi delle sigarette elettroniche non sono di prima qualità, spesso si acquistano prodotti di dubbia provenienza o si confezionano a casa. Tutto questo solleva dei dubbi, anche per quanto riguarda la possibilità di avere macchie sui denti a causa delle sigarette elettroniche.

Come liberarsi dal fumo

La sigaretta fa ingiallire lo smalto e rovina i denti. Fa male ed è strettamente collegata a un gran numero di malattie. Inoltre influenza negativamente la qualità della tua vita. Però sono molti i fumatori pentiti che per quanti sforzi facciano non riescono a liberarsi efficacemente di questo vizio.

I meccanismi messi in atto da chi vuole smettere di fumare sono diversi. Molti puntano tutto sulla forza di volontà, altri si affidano a sedute di ipnosi o di agopuntura, altri ancora si muniscono di sostituti della nicotina come cerotti o gomme da masticare.

In alcuni casi l’utilizzo di prodotti aiuta davvero, spesso però la forza di volontà, i cerotti e l’agopuntura non bastano per smettere di fumare e con il tempo si finisce per ricadere in questa cattiva abitudine.

La parte più difficile da affrontare per chi vuole svincolarsi dalla dipendenza da qualsiasi sostanza, compreso la nicotina, è l’astinenza.

dipendenza nicotina, danni del fumo sui denti

In particolare i sintomi per la mancata assunzione di nicotina e tabacco sono: vertigini, formicolio, irritabilità, mal di testa, fastidi allo stomaco, crampi, ansia, aumento dell’appetito, disturbi della concentrazione e del sonno.

Sicuramente passare alla sigaretta elettronica riduce di molto gli effetti negativi del fumo e per molti è un primo passo per smettere poi di fumare.

Se smetto di fumare i denti ritornano bianchi?

Questa è una delle domande più interessanti: ho smesso di fumare, dopo quanto tempo i denti ritornano bianchi? Tra gli svantaggi di questo vizio c’è sicuramente l’ingiallimento dello smalto, e togliere il tabacco dalle proprie abitudini porta sicuramente a un beneficio nel tempo.

Già dopo qualche giorno il gusto e l’olfatto riprendono a trasmettere informazioni che si erano perse a causa del fumo. Anche i denti possono beneficiare di questa scelta. Ma dopo quanto tempo diventano di nuovo bianchi?

Senza una terapia adeguata il processo di ingiallimento si ferma e diminuisce lentamente, ma se vuoi recuperare il colore bianco devi utilizzare dentifrici specifici e andare dal dentista per una pulizia dei denti professionale. Queste tecniche permettono di recuperare un buon colore dello smalto anche se sarà molto difficile ottenere il colore di chi non ha mai fumato.

Farmaci per smettere di fumare

Tutti cercano informazioni, trucchi e soluzioni per smettere di fumare. Perché in fin dei conti è un vizio stupido che incide negativamente  sulla salute e sull’economia personale.

I metodi più efficaci fino ad ora accertati sono quelli che fanno riferimento a terapie farmacologiche.

In commercio ci sono due tipi di farmaci approvati per il trattamento del tabagismo, il buropropione, usato per la sua capacità di ridurre la sintomatologia dell’astinenza da fumo, e la vareniclina, che si lega ai recettori nicotinici bloccando la capacità della nicotina di attivarli.

Per aiutare chi vuole smettere di fumare è nato un nuovo progetto sostenuto dalla LIAF, Lega Italiana Anti Fumo, che promette una soluzione economica ed efficace per liberarsi della sigarette.

Il progetto Citex si avvale delle proprietà della citisina, un nuovo farmaco a base vegetale con proprietà terapeutiche per il trattamento del tabagismo.

Lo studio pubblicato nel 2011 sulla rivista medica New England Journal of Medicine mostra come a un anno dall’assunzione del farmaco ci sia una percentuale di successo pari all’8,4%.

citisina, danni del fumo sui denti

Aspetti fondamentali della citisina

La somministrazione del farmaco, che deve seguire uno schema specifico, aiuta a smettere di fumare in modo graduale senza il manifestarsi dei temutissimi sintomi dovuti all’astinenza da nicotina. Inoltre la forza di questo farmaco sta anche nella quasi totale assenza di effetti collaterali che si limitano a casi sporadici di disturbi gastrointestinali. In caso di sovra dosaggio possono manifestarsi vomito, nausea, tachicardia, vertigini e debolezza muscolare.

La citisina è particolarmente indicata per il trattamento dei soggetti a rischio con complicanze a carico degli apparati cardiovascolare e respiratorio, dei fumatori sottoposti costantemente a tensioni nella loro vita professionale e che cercano di placare lo stress affidandosi al fumo.

Va ricordato inoltre che l’uso del farmaco è controindicato in caso di ipersensibilità al prodotto, recente infarto del miocardio o ictus, gravidanza, allattamento, aritmia, asma ed edema polmonare.

La terapia con la citisina, che deve seguire uno schema ben definito, è più economica ed efficace rispetto ad altri tipi di approcci farmacologici, tuttavia in Italia la si può trovare solo sotto forma di materia prima per le preparazioni galeniche.

Per il momento i dati riportati sull’efficacia del farmaco sono ancora pochi, non resta che attendere ulteriori studi che confermino la validità di questo prodotto per combattere la dipendenza da fumo.

Contattaci per qualsiasi dubbio.

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Estrazione dente: quando è necessaria?

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Spesso si affronta l’argomento che mette al centro uno dei passaggi decisivi del lavoro di un dentista: quando è necessaria l’estrazione del dente? Infatti questa è una delle soluzioni più invasive e che possono decretare la soluzione drastica del problema. A volte estrarre un dente è un passo indispensabile, a volte no. Ma chi lo decide?

Ovviamente la risposta può darla solo il dentista dopo un’attenta analisi della situazione e la sua valutazione dipende tantissimo dalla preparazione, dalle sue capacità ad eseguire terapie difficili per salvare il dente e dal suo percorso formativo. Un parodontologo ad esempio ha un approccio totalmente diverso rispetto ad un implantologo.

Ma qual è il punto decisivo che consente al medico di prendere una decisione così importante? Meglio devitalizzare e curare il dente o estrarre? La domanda non è banale e merita un approfondimento.

Cos’è un’estrazione e in cosa consiste?

In primo luogo è giusto affrontare il tema fondamentale per capire di cosa stiamo trattando. Cos’è l’estrazione del dente e in cosa consiste? In questi casi parliamo di un vero e proprio intervento chirurgico: togliere un dente vuol dire eliminare un elemento dalla bocca del paziente e le motivazioni di base possono essere diverse.

Si estrae un dente quando è stato danneggiato dalla carie in modo così grave da rendere impossibile qualsiasi altro tipo di cura. O magari quando crea problemi di accavallamento con altri denti per cui la stessa applicazione di una macchinetta ortodontica ne prevede la sua estrazione al fine di allineare correttamente i denti. Se il dente ha problemi parodontali gravi che ne rendono impossibile il salvataggio. Spesso si parla di estrazione dei denti del giudizio quando crescono storti e mettono in pericolo la salute dei settimi che possono ad esempio cariarsi o addirittura possono compromettere la salute del paziente, come quando si instaura una disodontiasi del terzo molare inferiore.

In tutti i casi l’avulsione di un dente è un evento traumatico per il paziente. E come tale dovrebbe essere considerato anche dal dentista. L’estrazione deve essere sempre l’ultima soluzione possibile.

Oggi purtroppo si vede troppo spesso ricorrere facilmente alla pinza di estrazione. Gli impianti sono un ottima soluzione per sostituire un dente mancante ma non sono assolutamente la soluzione migliore per sostituire un dente che può essere recuperato. Per fare un esempio, se domani ci dovessimo trovare senza una mano senza dubbio potremmo optare di farci applicare una mano bionica. Oggi la tecnologia ha fatto passi da gigante. Ma nessuno si sognerebbe mai di far sostituire la propria mano con una finta, per quanto tecnologicamente avanzata. Lo stesso deve valere per i denti. Per fare due esempi:

  • i denti naturali ci fanno percepire ciò che mangiamo grazie alla propiocezione del legamento parodontale situato attorno al dente e non presente attorno ad un impianto
  • i denti naturali grazie al loro sistema di ammortizzazione stimolano l’osso che non si riassorbe. Questo non accade attorno agli impianti dove l’osso con il tempo si riassorbe fino a ridursi tantissimo.

Infine bisogna far notare che salvare un dente è sempre meno costoso che mettere un impianto.

Estrarre un dente è doloroso?

L’estrazione di un dente fa male? In realtà no, non è questo il problema nell’immediato. Togliere un dente, oggi, non è un intervento doloroso perché l’anestesia mette al sicuro il paziente da spiacevoli sofferenze. Certo, dopo l’effetto dell’anestesia ci sono dei fastidi ma il punto essenziale è questo: una buona estrazione, se ben pianificata, dovrebbe essere rapida e poco fastidiosa.

Vero, però, che non tutte le estrazioni sono uguali. Possiamo parlare di estrazione semplice quando, dopo l’anestesia, si procede a togliere un dente ben visibile e facile da estrarre con pinze e leve adeguate. In alcuni casi, però, c’è bisogno di un intervento chirurgico più articolato: è il caso dei denti inclusi che non sono usciti del tutto dalla gengiva e hanno bisogno di un’azione specifica.

Quello che è importante, in ogni caso, è avere una situazione chara prima dell’intervento. Analisi e accertamenti prima dell’estrazione sono un dovere del dentista che deve individuare eventuali complicanze del paziente.

In ogni caso oggi esistono tecniche estrattive atraumatiche che fanno uso di leve e strumenti sonici per la rimozione dell’osso.

E nei pazienti con maggiore ansia è possibile far ricorso all’anestesista in studio che può tenere il paziente quasi addormentato per tutta la durata dell’intervento.

Quando è necessaria l’estrazione del dente?

Alla luce di quanto detto appare chiaro un punto: estrarre un dente è un intervento a tutti gli effetti. Può essere più o meno complesso, ma in ogni caso si priva il paziente di un organo che, molto probabilmente, dovrà essere sostituito con una protesi. Magari con un impianto. Questa ultima terapia è molto impegnativa per il paziente, ma spesso necessaria.

Oggi con le moderne tecnologie un dente è quasi sempre recuperabile. In caso di carie molto estese che raggiungono il livello osseo è possibile ad esempio eseguire lembi chirurgici che permettono di esporre la porzione di dente sano di fatto abbassando osso o gengiva. In caso di cisti o granulomi per devitalizzazioni non fatte bene o ad esempio eseguite senza la diga di gomma è possibile ritrattare il dente sotto diga usando mezzi avanzati come il microscopio che ci permette quasi sempre far regredire queste lesioni. In caso di parodontite oggi è possibile eseguire interventi che mirano a rigenerare l’osso intorno al dente. Grazie a tecniche sempre meno invasive e avanzate sotto microscopio oggi si riescono a salvare denti che fino a poco tempo fa erano senza speranza (hopeless).

Una delle cause oggi dove si rende quasi sempre necessaria l’estrazione del dente è la frattura verticale della radice.

In ogni caso l’idea è quella di mantenere il più possibile il dente originario: l’estrazione deve essere l’ultima soluzione.

Estrazione del dente per carie

Questo è uno dei punti più importanti. La carie può essere curata in modi differenti, in base alla gravità del problema. Ci possono essere casi in cui è sufficiente curare una piccola parte del dente, in altri casi si punta a una terapia canalare. Poi si procede alla ricostruzione con materiali suggeriti dalle tecniche conservative, o magari con una corona o con delle faccette.

La parodontologia in questo caso fa la differenza per salvare denti altrimenti persi. Infatti oggi grazie ad un semplice lembo a riposizionamento apicale che ci permette di esporre una carie sottogengivale si possono salvare molti denti che altrimenti andrebbero persi.

Per questi motivi l’estrazione di un dente per carie è un’eventualità remota.

Estrazione per affollamento

Questo è un caso differente. Qui l’estrazione può essere necessaria per permettere al paziente di recuperare il giusto profilo dentario. Avere un sorriso in ordine non è solo un fattore estetico che ti permette di allontanare ansia e imbarazzo, ci sono molti effetti indesiderati che si collegano a una masticazione errata o a un morso scorretto. In questi casi l’estrazione può essere indispensabile per raggiungere un obiettivo superiore. Il dente estratto deve essere considerato dal paziente come un dente in più nella sua bocca. Per questo alla fine del trattamento ortodontico quando i denti saranno allineati non se ne sentirà mai la mancanza.

Estrazione dente per parodontite

Anche la parodontite, volgarmente nota come piorrea, può essere causa di estrazione di un dente. Ma, così come per la carie, ci sono strade diverse da percorrere prima di arrivare a tanto.

La prima cosa da sapere oggi è che la parodontite si può sempre curare. Per curare si intende che si può fermare e controllarne la progressione. Questo è reso possibile semplicemente eliminando ed evitando che si accumulino placca e tartaro attorno ai denti. Detto così sembra una cosa semplice. La pulizia dei denti è una delle cose più difficili da eseguire correttamente in odontoiatria. E proprio questa difficoltà è alla base del progredire della malattia parodontale. L’intervento di un parodontologo preciso e scrupoloso associato ad un paziente che è stato sensibilizzato a diventare maniacale nella pulizia blocca anche una forma grave di parodontite.

E bisogna sapere che anche se i denti si muovono spesso sono recuperabili dal parodontologo.

Dunque, quando estrarre i denti? Sicuramente quando tutte le altre soluzioni sono state tentate anche da più professionisti e non hanno funzionato.

In ogni caso una buona azione preventiva quando si presentano i primi allarmi di questo problema può allontanare ogni rischio.

Denti del giudizio si devono togliere per forza?

Una delle voci che si rincorrono è proprio questa: i denti del giudizio si devono estrarre a tutti i costi? Non per forza. Sono spesso inutili alla masticazione, questo è vero. E rischiano di cariarsi più facilmente perché non vengono lavati nel modo giusto. Inoltre rischiano di essere inclusi dato che arrivano con un certo ritardo rispetto agli altri denti.

Questo provoca dolore, problemi di masticazione e altri traumi. Per questo spesso si arriva alla conclusione che è meglio estrarre i denti del giudizio.

Ma se non ci sono problemi, bisogna estrarli?

Spesso è necessario estrarli a scopo preventivo. Questo capita se il sacco pericoronarico, che avvolge la corona quando il dente è nell’osso, si rompe e si apre in modo parziale. Cioè se il dente è uscito parzialmente. In questi casi i rischi di avere una disodontiasi del molare del giudizio sono alti e quindi conviene pensare di estrarli. Altra condizione in cui si preferisce estrarli anche in assenza di sintomatologia è se sono posizionati orizzontalmente e spingono sui settimi. Si è visto che nel tempo si può avere una carie sul dente settimo a causa del dente del giudizio. E questa carie è molto difficile da curare.

Una cosa che invece bisogna sapere è che i denti del giudizio per quanto orizzontali non sono causa come si pensava in passato del disallineamento dei denti. A disallineare i denti anteriori è la risultante delle forze masticatorie che spinge appunto tutti i denti in avanti.

Ovviamente se non ci sono problemi del genere il passaggio è semplice: si può non estrarre.

Conviene estrarre i denti da latte?

I denti decidui sono provvisori, dovrebbero abbandonare il bambino in un tempo variabile ma questo non significa che non potrebbe esserci la necessità di curare un dente da latte. E magari estrarlo per diverse ragioni. Ad esempio perché cariato e potrebbe causare ulteriori problemi con relative sofferenze. Bisogna però sapere che se si estraggono i denti da latte bisogna applicare un mantenitore di spazio che altrimenti potrebbe chiudersi determinando una o più inclusioni dei denti permanenti.

Inoltre l’estrazione dei denti da latte potrebbe essere necessaria nel caso in cui ci siano altri problemi, come sovraffollamento o crescita inclusa. Detto in altre parole, bisogna analizzare la situazione con una visita dal dentista. Magari con il contributo di un pedodontista, un odontoiatra pediatrico specializzato.

 

Contattaci per qualsiasi dubbio.

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La sigaretta elettronica e il tartaro sui denti

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Che il fumo faccia male alla salute della bocca è una cosa risaputa. Non è infatti insolito vedere il sorriso dei fumatori rovinato da macchie e denti gialli, ma non è solo una questione estetica. Chi fuma e non ha una corretta igiene orale, vede un accumularsi di tartaro maggiore rispetto a un non fumatore, con il rischio più alto di sviluppare una malattia parodontale.

Perché succede?

Tartaro sottogengivale?

 

Accumulo di tartaro nei fumatori

Le sostanze presenti nelle sigarette trasformano il cavo orale in un ambiente idoneo alla proliferazione di alcuni batteri molto aggressivi, i batteri anaerobi.

Questi in un ambiente poco ossigenato come la bocca di un fumatore, tendono a riprodursi molto facilmente e se la placca non viene rimossa con l’igiene orale, tendono a favorirne il processo di mineralizzazione che porta agli accumuli di tartaro.

I depositi di tartaro possono essere sopragengivali o sottogengivali. I primi si presentano come incrostazioni bianche o giallastre che ricoprono il dente e il solco gengivale, i secondi di colore scuro perche’ pigmentati dal sangue, sono molto più pericolosi perché non sono visibili ad occhio nudo, ma solo attraverso radiografie endorali e sondaggio parodontale. Il tartaro sottogengivale può attaccare e danneggiare i tessuti parodontali portando allo sviluppo della parodontite.

La rimozione del tartaro sottogengivale non è una cosa semplice ecco perchè conviene affidarsi ad un parodontologo, cioè uno specialista proprio nella cura delle parodontiti e quindi nella rimozione proprio del tartaro sottogengivale,

Se non diagnosticata e curata in tempo la malattia parodontale porta alla mobilità e alla caduta dei denti coinvolti.

Chi fuma ha una percentuale 3 volte maggiore di sviluppare la parodontite e perdere i denti proprio perché, come dicevamo all’inizio, catrame, nicotina e altre sostanze contenute nelle sigarette favoriscono la proliferazione di batteri anaerobi e l’accumulo di tartaro.

È essenziale quindi che i fumatori si sottopongono a sedute di igiene professionale e a visite di controllo più di frequentemente rispetto a un non fumatore.

 

Sigaretta elettronica e accumulo di tartaro

Una delle tendenze degli ultimi anni è quella di ricorrere alla sigaretta elettronica per smettere di fumare o per lo meno diminuire i rischi, compresi quelli relativi al cavo orale, legati alle sostanze presenti nelle sigarette tradizionali.

La sigaretta elettronica infatti è un dispositivo che produce vapore partendo da una soluzione liquida che contiene aromi, diluenti e nicotina in percentuali variabili, ma comunque minori rispetto alla classica sigaretta. Di conseguenza i danni ai denti dovrebbero essere di gran lunga ridimensionati.

In realtà gli studi che analizzano le conseguenze sul cavo orale della sigaretta elettronica sono ancora pochi e non ci sono dati scientifici tali da poter affermare che questo dispositivo non favorisca l’accumulo di tartaro e lo sviluppo della parodontite. Bisogna dire però che nella sigaretta elettronica manca l’elemento più dannoso per i denti, il catrame. 

 

Cosa fare per evitare l’accumulo di tartaro?

Ovviamente la cosa migliore da fare è smettere di fumare e avere una corretta igiene orale domiciliare spazzolando accuratamente i denti, passando il filo interdentale e soprattutto usando l’idropulsore per eliminare tutti i residui di cibo. In ogni caso l’indicazione valida anche per i non fumatori è sottoporsi a sedute di detartrasi che consistono nella rimozione meccanica (ablazione) del tartaro sopragengivale e sottogengivale con appositi strumenti odontoiatrici sonici ed ultrasonici.

L’unica accortezza per chi fuma è di sottoporsi a visita di controllo e di pulizie dal dentista con maggiore frequenza. Almeno una volta ogni tre mesi.

 

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Quanto costano le faccette dentali

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Le faccette dentali più che per interventi di tipo terapeutico vengono impiegate per correggere inestetismi che minano la bellezza del sorriso.

Prima di andare al succo della questione e capire quali sono i costi per l’applicazione delle faccette dentali vediamo quali sono problemi che vengono risolti grazie all’utilizzo di questa tipologia di protesi.

Capita spesso infatti che i pazienti considerino le faccette dentali come la panacea di tutti i mali, chiedendo esplicitamente questo tipo di intervento anche nei casi in cui è necessario un tipo di approccio completamente diverso, ad esempio i denti storti o gialli. Nel primo caso si procede con una terapia ortodontica con apparecchio invisibile, nel secondo con uno sbiancamento dei denti professionale.

Scopri tutto sulle faccette dentali

 

Quando si usano le faccette dentali?

Quando i denti sono brutti, cioè se presentano discromia, erosione dentale, alterazioni nella forma e nel volume, piccole fratture o consunzione a causa del bruxismo.

Denti troppo piccoli, troppo lunghi o che non hanno un colorito omogeneo possono apparire sgradevoli e generare un senso di imbarazzo e quindi di sfiducia a causa di un sorriso non proprio perfetto.

Tutti questi difetti possono essere corretti grazie all’applicazione di faccette dentali in ceramica o in disilicato di litio che essendo più sottili delle prime permettono di realizzare restauri minimamente invasivi richiedendo una lieve limatura dei denti.

In alcuni casi è possibile non limare assolutamente il dente. Tali faccette, dette no-prep, sono spesso anche chiamate addizionali in quanto si avvalgono di una tecnica che non sottrae tessuto dentario sano. Si parla quindi di una tecnica additiva rispetto alla tradizionale tecnica sottrattiva. Tale tecnica non è sempre possibile per motivazioni estetiche o morfologico-funzionali.

 

Quanto costa mettere le faccette

Quando si parla di cure odontoiatriche oltre alla paura di sedersi sulla poltrona del dentista c’è anche quella relativa all’onorario del professionista.

Purtroppo così come per altre tipologie di cure, anche nel caso delle faccette dentali dare una stima di costo precisa senza poter analizzare il caso specifico sarebbe senza dubbio un azzardo.

Sul prezzo finale incidono diversi fattori come per esempio il numero dei denti coinvolti e la qualità delle faccette dentali che devono essere applicate.

Mediamente a Napoli il prezzo di una faccetta in ceramica oscilla tra i 600 ed i 1.000 euro;

in provincia può arrivare a 400 euro;

In altre parti d’Italia (Roma, Milano, Bologna) può raggiungere i 1.500-1.700 euro circa.

Oltre alle caratteristiche dei materiali e all’esperienza degli operatori, a influenzare il costo finale delle faccette ci sono anche altre tipologie di apparecchiature di precisione, come il microscopio ottico, che consente al dentista di operare con maggiore accuratezza e avere una percentuale di successo più alta.

 

Prezzi delle faccette dentali

Faccette in composito diretteCirca 400 euro
Faccette in composito indiretteCirca 600 euro
Faccette in ceramica feldspaticaCirca 900 euro
Faccette in disilicato di litioCirca 1000 euro
Faccette parziali (addizionali) Circa 900 euro
Faccette provvisorie (mock) Circa 200 euro
Questi prezzi sono indicativi ed i preventivi possono essere personalizzati a seconda del caso clinico.

 

Quanto durano le faccette dentali

La maggior parte dei pazienti prima di investire tempo e denaro per migliorare il proprio sorriso con le protesi estetiche cerca di capire se effettivamente ne valga la pena.

Una delle domande che frequentemente ci viene posta durante le visite preliminari è “le faccette dentali durano per sempre? Dopo quanto tempo dovrò sostituirle?”.

Dipende, dalla bravura del dentista, dalla qualità dei materiali e dalla cura che ci metterà il paziente per la manutenzione.

In linea di massima sì, i materiali sono affidabili e sicuri, se il dentista ha fatto un ottimo lavoro e il paziente seguirà tutti i consigli e le direttive dell’odontoiatra le faccette dentali possono rimanere saldamente al loro posto anche per più di 10 anni.

 

Faccette low cost, quali sono i rischi

Pur di spendere poco, diversi pazienti si lasciano attrarre da prezzi molto al di sotto della media per l’applicazione delle faccette, ma spesso non si tratta di un vero e proprio risparmio.

I materiali, le attrezzature e il lavoro del professionista hanno un determinato costo sotto il quale è impossibile scendere perché poco conveniente.

Quando i costi proposti sono troppo bassi, probabilmente vengono a mancare quegli elementi che garantiscono un lavoro ben fatto e soprattutto che duri nel tempo.

Il rischio principale di un’operazione non eseguita al meglio e con materiali di bassa qualità è perdere le faccette nel breve periodo. Questo non è un problema da sottovalutare in quanto se è vero che questo tipo di protesi risolvono efficacemente gli inestetismi dentali, prima di metterle il paziente deve avere la consapevolezza che dovrà portarle per tutta la vita.  Per poter essere applicate le faccette richiedono la limatura dello smalto quindi il dente non avrà più il suo aspetto originario e sarà necessario ricorrere all’intervento di un altro dentista per riportare la situazione alla normalità.

 

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Preparare il bambino alla prima visita dal dentista

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La paura del dentista nei bambini sembra una cosa quasi naturale, ma l’odontofobia nei piccoli pazienti non è di certo un sentimento innato. Per questo è importante affrontare con cura l’argomento: cosa devo fare con l’avvicinarsi del primo controllo del dentista?

Seppur inconsapevolmente, a rendere traumatica la prima visita odontoiatrica e tutte quelle che seguono, sono proprio i genitori che con atteggiamenti e parole inadeguate trasformano il pedodontista in una specie di mostro torturatore dei denti.

Se poi, una volta arrivato in studio, il bambino trova davanti a sé un professionista poco attento alle sue necessità, il danno è presto fatto: è appena stato creato un nuovo paziente odontofobico che in futuro avrà molte difficoltà a sottoporsi anche a una semplice visita di controllo. Meglio evitare tutto questo: ecco cosa fare per semplificare la prima visita del dentista ai tuoi bambini.

Scegliere uno studio dentistico con Pedodontista

Come si chiama il dentista dei bambini? Pedodontista, oppure odontoiatra pediatrico. Questo è il primo passo per rendere il primo controllo dal dentista più semplice possibile. Perché probabilmente questo studio, oltre ad avere una figura specializzata nei problemi tipici dei piccoli, magari anche quelli con denti da latte (decidui), sarà in grado di accogliere i pazienti con tutte le cure del caso. Magari anche con un po’ di pazienza in più.

Avere un servizio di odontoiatria infantile, e un dentista specializzato con i bambini, può essere la prima azione utile per tranquillizzare il bambino. Magari, quando chiami per chiedere maggiori informazioni, assicurati che il servizio assicuri la presenza di personale specializzato per questo compito. Oppure controlla sul sito web se c’è un servizio specifico come quello che abbiamo noi di pedodonzia e odontoiatria infantile.

In caso di bambini totalmente non collaboranti si può ricorrere a vari tipi di sedazione cosciente. Presso il nostro studio in questi casi ci sarà sempre la presenza di un anestesista specializzato. Ovviamente quando possibile è sempre meglio trovare una collaborazione con il piccolo paziente.

Cosa devono fare e non fare i genitori

Oltre a prenotare la prima visita in uno studio con servizio di pedodonzia, e con un dentista specializzato in odontoiatria infantile, I genitori possono fare molto per evitare che il proprio figlio viva le visite e le cure odontoiatriche come esperienze negative. Vediamo quali sono gli accorgimenti da adottare in questo caso, fermo restando che tali consigli possono ritornare utili ogni volta che il bambino si troverà ad affrontare una nuova situazione.

Quando prenotare la prima visita

Di solito si tende a prenotare la prima visita dal dentista quando è già sorto un problema, come carie, mal di denti o traumi. Non c’è nulla di più sbagliato. Il bambino sarà costretto a stare immobile sulla poltrona per sottoporsi alle cure quando già si trova in una situazione di insofferenza e disagio.

L’ideale sarebbe prenotare una semplice visita di controllo dal pedondontista già a partire da un anno. In questo modo il dentista diventa una figura familiare per il piccolo, con cui instaurare un buon rapporto basato sulla fiducia e sul comfort. Durante le future visite, il bambino già conoscerà l’ambiente e lo staff dello studio dentistico e ne avrà un ricordo positivo e disteso.

Assecondare le piccole abitudini del bambino dal dentista

Magari vuole portare  il pupazzo preferito, oppure ci sono altre abitudini che lo tranquillizzano e lo confortano. Se non vanno contro la buona organizzazione della seduta puoi assecondare tuo figlio o tuo nipote: avere il suo giocattolo con sé può essere la chiave per semplificare la prima visita dal dentista.

Cosa dire al bambino prima di andare allo studio dentistico

Tutti i bambini hanno una natura curiosa. Appena gli verrà comunicata la data della visita di controllo sicuramente avrà delle domande che devono essere soddisfatte. Questo è un momento importante per non creare ansie e tensioni inutili nel bimbo utilizzando un linguaggio poco opportuno e che enfatizzi aspetti negativi delle cure dentali.

Ad esempio dire al bambino “non preoccuparti, non ti farà male” oppure indicargli il modo in cui deve comportarsi durante la visita con frasi del tipo “devi stare fermo oppure non fare questo” gli farà venire un sentimento di inquietudine che si trasformerà in paura una volta arrivati in studio.

Molto meglio usare espressioni come “domani c’è la visita dal dentista così gli facciamo vedere come sono forti e sani i tuoi denti”. Inoltre descrivergli con leggerezza e fantasia l’ambiente in cui si troverà, può aiutarlo a essere più sereno.  Basterà dirgli “Vedrai che bello domani, dal dentista c’è una poltrona che va su e giù e grandi luci, sembra proprio di essere sulla stazione spaziale con Samantha Cristoforetti”.

Non usare il dentista come strumento di minaccia

Così come il dottore e la sua siringa vengono chiamati in causa ogni qual volta i bambini fanno i capricci, il dentista diventa la persona cattiva pronta a punirli quando non vogliono lavarsi i denti.

Usare pediatri e dentisti come minaccia, non farà altro che fargli crescere la paura nei confronti di queste figure professionali. Da genitore ti troverai a dover gestire pianti disperati ogni volta che sarà necessaria una visita e questo renderà più difficile anche il lavoro del pedodontista.

Primo controllo dentista: cosa fare in sala d’attesa

Una volta arrivati in sala d’attesa il bambino probabilmente si troverà circondato da persone traumatizzate che emanano ansia da tutti i pori. La cosa migliore da fare in questi casi è portarsi dietro il suo gioco o libro preferito in modo da distrarlo facendogli passare il tempo d’attesa in modo piacevole.

Devo stare insieme al bambino durante la visita?

Tutti i genitori sono protettivi nei confronti dei loro figli, vorrebbero, perciò, assistere ad ogni visita del loro bambino tenendogli la mano per dargli coraggio. Nonostante le nobili intenzioni, in questo modo si rischia di trasmettere ansia al piccolo paziente impedendo al dentista di instaurare con lui un rapporto sereno.

L’ideale sarebbe assistere solo alla prima visita del bambino e lasciarlo in compagnia dello staff medico nelle successive. Sarà poi l’odontoiatria a tranquillizzare il piccolo spiegandogli in anticipo tutto quello che succede e chiedendo il suo aiuto durante la visita.

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Parodontite e menopausa

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Periodo temuto dalla maggior parte delle donne, la menopausa si manifesta mediamente intorno ai cinquant’anni con sintomi tipici quali assenza del ciclo mestruale, vampate di calore, stanchezza, aumento di peso, irritabilità e in alcuni casi osteoporosi.

Quello che non sai sulla parodontite

Non tutti sanno che le alterazioni ormonali che si hanno durante la menopausa possono influire anche sulla salute dei denti e delle gengive. In particolare le donne a cui viene diagnosticata una perdita di densità ossea alveolare hanno una probabilità maggiore di sviluppare la malattia parodontale con conseguente rischio di perdita dei denti.

 

Parodontite in menopausa

Il brusco calo di estrogeni che si verifica durante la menopausa è la causa principale degli scombussolamenti a cui vanno incontro le donne, compresa l’osteoporosi.

Se la perdita di densità ossea interessa le ossa mascellari, i denti potrebbero perdere stabilità e cominciare a cadere. Inoltre l’indebolimento delle strutture di sostegno dei denti rende più probabili le infiltrazioni batteriche nelle strutture del parodondonto, agevolando lo sviluppo della parodontite.

In ultimo durante la menopausa le alterazioni ormonali provocano una scarsa salivazione impedendo il naturale ruolo protettivo e detergente della saliva esponendo maggiormente la bocca agli attacchi batterici.

 

Prevenzione parodontite in menopausa

In genere per proteggere le ossa dall’osteoporosi in menopausa, si può ricorrere alla cura ormonale sostitutiva assumendo estrogeni tramite farmaci.

Allo stesso tempo è indispensabile avere una buona igiene orale domiciliare e sottoporsi a visite di controllo dal dentista almeno un paio di volte all’anno. In questo modo è possibile per il parodontologo verificare lo stato di salute del parodonto e intervenire efficacemente nella fase iniziale della malattia parodontale.

È importante prima di sottoporsi a qualsiasi cura dentale, che la paziente informi il dentista di eventuali farmaci che sta assumendo o della presenza dell’osteoporosi.

Farmaci come il Dibase che contiene vitamina D e suoi derivati attivi (calcifediolo, calcitriolo, alfa-calcidolo), sono sostanze con azione ormonale, capaci di favorire l’assorbimento del calcio nell’intestino e la corretta mineralizzazione dell’osso e che non destano particolari preoccupazioni per il dentista. 

I farmaci invece tendenzialmente da evitare per un osteoporosi lieve o moderata sono i Bifosfonati proprio per i loro importanti effetti collaterali proprio in ambito odontoiatrico.

 

Menopausa, osteoporosi e impianto dentale

La donna con osteoporosi in menopausa che abbia perso uno o più denti avendo sottovalutato il problema parodontale, non dovrà necessariamente rinunciare alla bellezza del suo sorriso o ricorrere alle protesi mobili. Molto spesso infatti è possibile recuperare la funzionalità e l’estetica della bocca ricorrendo all’impianto dentale. Nel caso in cui si assumano farmaci specifici per l’osteoporosi, come i bifosfonati, è indispensabile che la paziente informi il dentista del suo piano terapeutico per non correre rischi. Questa categoria di farmaci può infatti favorire l’osteonecrosi, cioè la necrosi delle ossa mascellari, che se in atto è molto difficile da tenere sotto controllo.

In questi casi la donna in menopausa dovrà seguire particolari protocolli preventivi prima di sottoporsi all’intervento di implantologia dentale.

 

Altri disturbi del cavo orale in menopausa

Gli sconvolgimenti ormonali tipici della menopausa possono portare anche ad altri disturbi del cavo orale. I fastidi più frequenti sono la bocca secca a causa della riduzione salivare, bruciore alla lingua e alla bocca, gengive infiammate e sanguinanti, alito cattivo e alterazioni del gusto.

 

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Quanto costa una radiografia ai denti?

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Il costo di una radiografia ai denti è un punto essenziale per organizzare e pianificare le tue visite dal dentista. Sai bene che una radiografia delle arcate dentali, conosciuta comunemente come lastra ai denti, è importante per stabilire il tipo di cura da svolgere.

Oltre alla radiografia panoramica anche detta ortopantomografia che ci fornisce un quadro generale di tutta la bocca esistono delle radiografie piccoline molto dettagliate e precise dette radiografie endorali. Le radiografie endorali che vengono ad esempio eseguite in prima visita non hanno un costo aggiuntivo e permettono di analizzare nel dettaglio i punti sospetti che vengono evidenziati dalla panoramica o dall’analisi clinica.

La sistematica radiografica invece è un insieme di 16 radiografie endorali che analizzano nel modo più dettagliato e preciso possibile tutti gli elementi dentari. Queste radiografie per quanto precise sono comunque indagini bidimensionali. Per avere un quadro tridimensionale dobbiamo ricorrere ad una Tac Cone-Beam (CBCT).

Un dentista non può e non deve procedere con una qualsiasi terapia se non ha ben chiaro il quadro della situazione. E le radiografie permettono di evidenziare problemi non visibili all’esame clinico come una carie che si forma tra i denti o infezioni presenti sotto una radice.

Detto in altre parole, ci sono situazioni in cui la radiografia odontoiatrica diventa indispensabile. Però il dubbio rimane: quanto costa una panoramica dentale? Ecco la risposta alla tua domanda per quanto riguarda il nostro studio, così puoi avere ben chiaro il quadro prima di iniziare una terapia odontoiatrica completa.

Costo radiografia denti: la tabella

In questo schema abbiamo raccolto i costi delle principali attività legate alla radiografia della bocca che nel nostro studio vengono eseguite con macchinari all’avanguardia, capaci di cogliere con precisione tutti i dettagli dei denti presi in esame.

Radiografia ai denti: ecco i prezzi

Tipo di radiografiaPrezzo
Ortopantomografia30 euro
Sistematica radiografica (16 endorali)70 euro
Teleradiografia del cranio30 euro
Tac Cone Beam (CBCT) entrambe le arcate150 euro
Tac Cone Beam una sola arcata80 euro
Tac Cone beam di 3 denti80 euro

Nella fattispecie le radiografie endorali ai denti vengono effettuate con macchine diverse in base alla necessità: la Carestream CS 7600 è perfetta per radiografie digitali al singolo dente con il minimo dosaggio di radiazioni. E anche questo è un valore aggiunto. Le lastrine senza uso di fili memorizzano al loro interno i dati del paziente velocizzando il processo di acquisizione e il sistema digitale ai fosfori garantisce un altissima precisione con il minimo dosaggio.

Un punto che interessa a molti pazienti: le radiazioni delle radiografie fanno male? Non nel caso di una semplice esposizione legata a una cura odontoiatrica, ma in ogni caso è sempre giusto limitare queste emissioni per l’interesse di tutti.

La nuova CS 8100 3D è stata per noi la soluzione migliore per ortopantomografie e TAC Cone Beam. In questo caso possiamo sfruttare immagini 3D ad altissima precisione sempre con un bassissimo dosaggio di radiazioni. Infatti una delle peculiarità di questa macchina è la possibilità di eseguire scansioni di porzioni molto limitate della bocca, anche di soli 3 elementi dentari, limitando così la dose di radiazioni. 

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I denti si muovono, come fare?

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La mobilità dentale è sempre motivo di preoccupazione per i pazienti, che associano la mobilità dentale a patologie come la parodontite. Tuttavia ci sono anche altre cause che portano uno o più elementi dentali a muoversi, vediamo quali sono e come comportarsi in caso di mobilità dei denti.

Parodontite

La causa più frequente e temuta, rappresenta un’infiammazione a carico del parodonto, vale a dire l’insieme di strutture di sostegno del dente, che se non curata tempestivamente porta a mobilità dentale e successivamente alla perdita degli elementi dentari interessati dalla patologia.

Come controllare la parodontite?

Alla base della parodontite c’è sempre l’accumulo di placca batterica, accompagnato da una suscettibilità individuale più o meno spiccata alla malattia parodontale. In particolare, quando non si spazzolano bene i denti o non si lavano dopo ogni pasto, la placca e il tartaro tendono ad accumularsi vicino al solco della gengiva e con il tempo possono estendersi anche sotto al margine gengivale. Qui i batteri possono agire indisturbati, formando la tasca parodontale e danneggiando il parodonto. Per questo è fondamentale una corretta igiene domiciliare associata a delle sedute d’igiene professionali presso uno studio competente in parodontologia. Questo perché per quanto la cosiddetta pulizia dei denti sia una delle terapie più comuni negli studi odontoiatrici, è altrettanto comune che venga effettuata solo a livello sopragengivale, senza quindi andare a rimuovere il tartaro e la placca sottogengivale, veri responsabili della parodontite. Un indizio sull’efficacia dell’igiene professionale può essere il fastidio provato, che nel caso di una terapia ben eseguita, in genere è piuttosto elevato.

La parodontite, purtroppo, non dà segni evidenti nelle sue prime fasi e spesso per i pazienti la prima vera spia di una problematica parodontale è la mobilità dentale che purtroppo rappresenta solo uno degli ultimi stadi. La ragione per cui questa patologia passa spesso inosservata è che la perdita di osso intorno ai denti, che la caratterizza, non è sempre accompagnata da una recessione gengivale, ovvero un allontanamento della gengiva dal dente. Anzi è molto comune che la gengiva resti più o meno al suo posto, anche a dispetto di una moderata perdita di supporto osseo. In questo caso un segno della malattia è rappresentato dal sanguinamento gengivale, dovuto all’infiammazione. A questo proposito è bene sapere che le gengive non devono MAI sanguinare.

Tuttavia anche se la parodontite è già in atto, è spesso possibile salvare i denti dei pazienti, senza necessariamente ricorrere all’estrazione e all’implantologia dentale.

A questo proposito è bene sapere che il primo approccio messo in atto da un parodontologo è sempre di tipo conservativo e non chirurgico e prevede diverse sedute per la rimozione della placca e del tartaro sopra e sottogengivale. Il nostro protocollo, ad esempio, prevede l’utilizzo di strumenti sonici ed ultrasonici con i quali vengono rimosse le concrezioni di tartaro dal dente fin al fondo della tasca parodontale, lasciando la superficie radicolare pulita e favorendo così la guarigione dei tessuti parodontali.

Solo in un secondo momento, se persistono le tasche parodontali profonde, si procede con la terapia chirurgica.

Migrazione dentale

Quando si è persa una grossa quantità di osso attorno ai denti per parodontite e c’è un alto grado di infiammazione possiamo avere la migrazione di qualche elemento dentario. Solitamente sono gli incisivi centrali a spostarsi. Si può aprire uno spazio tra i denti. Questa migrazione può in parte essere reversibile e lo spazio può chiudersi in parte o del tutto semplicemente eliminando il tartaro sottogengiva e quindi eliminando l’infiammazione attorno ai denti. Quando si ha la migrazione dei denti bisogna rivolgersi tempestivamente a un parodontologo perché la migrazione anticipa la perdita di elementi dentari se non si interviene per tempo.

Trauma

Un dente può muoversi anche dopo aver subito un trauma. Non è insolito che dopo un colpo, una caduta o un incidente, le strutture di sostegno del dente possano subire un danno tale da far muovere i denti. In questi casi è opportuno non sottovalutare l’evento traumatico e recarsi il prima possibile dal dentista che valuterà la situazione mettendo in atto l’approccio terapeutico più idoneo allo specifico caso.

Trauma occlusale

Un’altra delle cause che può far muovere i denti è il trauma occlusale, cioè la presenza di forze eccessive che provocano sul dente una pressione capace di danneggiare il parodonto. In altre parole queste forze possono essere forti da determinare mobilità dentale collegata al rischio della perdita del dente coinvolto. in caso ad esempio di precontatto di un dente o in seguito alla mancanza dei molari possiamo avere un trauma occlusale con conseguente mobilità di uno o più denti. Il trauma occlusale, se diagnosticato correttamente, è totalmente reversibile semplicemente eliminando il precontatto.

Prevenzione

Il famoso detto “prevenire è meglio che curare”, storicamente legato ad una nota marca di dentifrici, nasconde una grande verità legata proprio alla mobilità dentale. In effetti non bisognerebbe mai arrivare alla situazione in cui uno o più denti si muovono, perché spesso significa che quei denti sono già quasi persi. Prevenire significa evitare che le gengive si ritirino troppo senza consultare uno specialista, e soprattutto evitare che gli accumuli di tartaro creino nel tempo le condizioni per danneggiare irrimediabilmente le gengive.

L'articolo I denti si muovono, come fare? sembra essere il primo su Studio Dentistico Cozzolino.

Mal di Denti: Cause e Rimedi dell’Odontalgia

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Come il mal di schiena il dolore ai denti è qualcosa che prima o poi tutti sperimentano nel corso della propria vita. Ma se il primo per alcuni versi può essere più sopportabile e meno fastidioso il secondo in alcuni casi è talmente forte e acuto da impedire lo svolgersi di semplici azioni come la masticazione o un’accurata pulizia del cavo orale.

Non sono pochi i pazienti che ci chiedono consiglio sui farmaci da assumere per contrastare il  mal di denti in attesa della visita dentistica. In commercio è possibile acquistarne diversi senza prescrizione medica che possono aiutare ad alleviare il dolore.

Le persone restie ad assumere farmaci o che soffrono di pharmacofobia invece possono tentare la strada dei rimedi naturali che in alcuni casi riescono a rendere il mal di denti più sopportabile.

 Scopri di più su come curare la carie

Cause del mal di denti

Il mal di denti non è una patologia a sé, piuttosto può essere sintomo di diversi disturbi. Generalmente il mal di denti è causato da infiammazioni gengivali carie o infezioni, ma anche da ipersensibilità dentale, dalla crescita del dente del giudizio o dai denti rotti e scheggiati.

Rimedi per il mal di denti

L’unico modo per far passare il dolore ai denti è recarsi nel più breve tempo possibile in uno studio dentistico in modo tale che l’odontoiatra possa effettuare un controllo e capire qual è la causa specifica che ha causato l’odontologia.

Solo individuando l’origine del dolore e praticando la giusta terapia è possibile risolvere definitivamente il mal di denti.

Nell’attesa di fare una visita specialistica è possibile assumere farmaci come antidolorifici e antibiotici per provare a tenere sotto controllo il dolore. Questi ultimi vanno presi sempre sotto prescrizione medica perché utili solo per alcuni tipi di disturbi, come l’ascesso.

Ovviamente le cure farmacologiche hanno un effetto temporaneo e per risolvere completamente il problema è indispensabile l’intervento dello specialista.

Farmaci per il mal di denti

Quando si soffre di mal di denti, l’unica speranza è che il dolore passi il prima possibile, soprattutto quando questo è molto forte e fastidioso. Abbiamo già detto che il modo migliore per liberarsene è quello di individuarne la causa e risolverla ma, nel frattempo, a meno di non essere affetti da pharmacofobia e se non si è restii ad assumere medicinali, per trovare sollievo si può certamente ricorrere a uno dei tanti antidolorifici per mal di denti a base di paracetamolo, ketoprofene, acido acetilsalicilico o ibuprofene.

Quelli maggiormente utilizzati per il mal di denti sono i farmaci da banco come l’aulin (ormai non più in commercio in molti paesi perchè epato-tossico), l’oki o la tachipirina che non necessitano di prescrizione medica per essere acquistati.

Tra i farmaci meglio tollerati a livello gastrico abbiamo in primis il parancetamolo che però non ha un azione antiinfiammatoria ma solo antisolorifica. Tra i farmaci antiinfiammatori più tollerati a livello gastrico abbiamo l’Enantyum, un antidolorifico a base di dexketoprofene trometamolo appartenente al gruppo di medicinali denominati farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS). Quest’ultimo può essere assunto anche a stomaco vuoto.

Meglio l’oki o la tachipirina per il mal di denti?

L’oki e la tachipirina sono due analgesici utilizzati per contrastare il mal di denti.

L’oki, a base di ketoprofene, è un farmaco antinfiammatorio non steroideo o Fans. Il principio attivo della tachipirina invece è il paracetamolo. In linea generale per il trattamento del dolore la tachipirina dovrebbe essere preferita, perché a differenza dei Fans il paracetamolo non danneggia la mucosa gastrica e presenta minori effetti collaterali, mostrandosi più adatto a bambini, persone anziane e donne in gravidanza.

Se invece si preferisce assumere l’oki la raccomandazione è non farlo mai a stomaco vuoto e per lungo tempo. Per il mal di denti è possibile assumere una bustina di oki ogni 8 ore per gli adulti, per i bambini fino a 14 anni, mezza bustina per tre volte al giorno.

Pharmacofobia, cos’è

La pharmacofobia è una fobia che porta ad evitare di assumere farmaci e che si manifesta con una forte ansia che precede il momento della somministrazione dei medicinali. Chi soffre di questa paura difficilmente riesce a portare avanti una terapia anche se necessaria per la salvaguardia delle salute. Inoltre può provocare non pochi problemi come la batterio resistenza.

Spesso chi soffre di pharmacofobia tende a ricercare nei rimedi naturali o nell’omeopatia un’alternativa alle cure farmacologiche. Purtroppo però non sempre tali rimedi risultano efficaci nella cura del mal di denti.

Rimedi naturali per il mal di denti

Erbe, piante e oli essenziali sono molto utilizzati da tutti quei pazienti restii all’uso dei farmaci o che soffrono di pharmacofobia. In alcuni casi i rimedi naturali per le loro proprietà antinfiammatorie e antisettiche possono aiutare a lenire il mal di denti nell’attesa di recarsi dal dentista per definirne le cause e impostare le giusta terapia.

Tra i rimedi naturali più utilizzati ci sono l’olio di chiodi di garofano, di salvia, di menta o di citronella, la propoli, l’alcool alimentare, il succo di limone.

Omeopatia e mal di denti

L’omeopatia è un tipo di medicina alternativa che si basa sul cosiddetto principio della similitudine. I rimedi omeopatici produrrebbero nel soggetto sano gli stessi sintomi della malattia, mentre se utilizzati in forma diluita sarebbero capaci di curare quella patologia stimolando una sorta di guarigione naturale da parte dell’organismo.

Negli ultimi tempi sono molti i pazienti che tendono ad affidarsi esclusivamente alle cure omeopatiche per risolvere diversi tipi di patologie, talvolta anche gravi, soprattutto quelli che hanno problemi di pharmacofobia. Tuttavia è doveroso precisare che attualmente non esistono evidenze scientifiche a sostegno dell’efficacia della medicina omeopatica, anzi sono diversi gli studi che hanno mostrato come questi rimedi in realtà non siano in grado di curare alcuna malattia. Laddove i pazienti hanno un riscontro positivo con molta probabilità si tratta del cosiddetto effetto placebo, cioè i risultati ottenuti sarebbero un effetto psicologico basato sull’aspettativa del paziente della reale efficacia della medicina omeopatica.

Dolore ai denti da infezione

L’infezione ai denti può avere diverse cause quali la pulpite, l’ascesso dentale, la parodontite, la gengivite e le cisti dentali. In ogni caso è necessaria la visita dal dentista che provvederà a realizzare un piano terapeutico per la cura della patologia.

Ipersensibilità e mal di denti

Il dolore da sensibilità dentale insorge quando cibi freddi, caldi, acidi o ricchi di zuccheri entrano a contatto con il dente in questione. L’ipersensibilità è causata dall’esposizione della dentina, nella quale sono presenti tubuli ricchi di terminazioni nervose. Ci sono diversi fattori che possono portare i denti a diventare più sensibili, quali lo spazzolamento troppo forte, la recessione gengivale o il bruxismo dentario.   In questo caso il dolore ai denti può essere contrastato utilizzando adeguate manovre di spazzolamento , solitamente insegnate dallo specialista durante le sedute di pulizia dentale,  applicando prodotti desensibilizzanti professionali e domiciliari, sempre consigliati dallo specialista, o mediante l’utilizzo di bite gnatologici in caso di bruxismo.

Dente del giudizio e crescita dei denti decidui

Ogni genitore sa quanto possa essere doloroso per un bambino mettere i primi dentini. Durante la dentizione le estremità dei denti premono contro le gengive per farsi spazio creando infiammazione, gonfiore e dolore. Spesso i genitori sono restii a dare farmaci ai propri figli, talvolta si fanno prendere da una vera e propria pharmacofobia. In realtà per dare un po’ di sollievo al bambino possono essere utili antidolorifici e antipiretici per tenere sotto controllo la febbre che può manifestarsi in questi casi, o pomate e gel da applicare direttamente sulle gengive. Ovviamente non è mai consigliabile, soprattutto in bambini piccoli, un uso prolungato di medicinali. Per tenere sotto controllo il mal di denti durante la dentizione è utile dare al bambino oggetti gommosi e refrigerati da mordicchiare. Un dolore simile possiamo riviverlo da adulti quando spuntano i denti del giudizio. Gli Anti infiammatori come l’Oki ed altri presidi farmacologici, possono aiutare a controllare il mal di denti, ma è sempre meglio fare una visita dal dentista che valuterà la terapia più adeguata o le necessità di un intervento di estrazione.

Altre cause

Può capitare che il mal di denti non abbia nulla a che fare con infezioni, ipersensibilità o eruzioni dentarie. L’infiammazione alle orecchie e alcuni problemi cardiaci possono insorgere proprio con un forte mal di denti. Anche lo stress può essere causa del dolore dentale, in quanto durate questo periodo si tende a serrare i denti in modo involontario. Ne segue che patologie come il bruxismo possono portare ad avere male ai denti.

Mal di denti imbarazzante

Soffrire di odontalgia non è mai una bella esperienza, ma ci sono situazioni in cui avere mal di denti può letteralmente rovinare la giornata.

Nessuno vorrebbe che un improvviso mal di denti causato da una carie non curata, un ascesso o un dente del giudizio possa compromettere la propria seduta di laurea, il giorno del matrimonio o la vacanza tanto attesa per tutto l’anno. Il mal di denti è davvero una brutta compagnia. Molto meglio prevenire che dover cercare un dentista aperto in agosto.

È vero che il nostro cervello ricorda meglio gli avvenimenti più dolorosi, ma perché questo dolore deve essere per forza causato dai denti se è possibile evitarlo?

Basta effettuare una semplice visita poche settimane prima della partenza per un viaggio o del giorno delle nozze. Durante il controllo il dentista può accorgersi facilmente della presenza di eventuali patologie latenti e porvi rimedio prima che la nevralgia ai denti si manifesti.

Nel caso in cui non ci si sottoponga a una visita preventiva e il mal di denti decida di palesarsi proprio nel momento meno opportuno, allora l’unico rimedio rapido ed efficace potrebbe essere quello di assumere farmaci antinfiammatori non steroidei e analgesici capaci di placare temporaneamente il dolore.

Mal di denti in gravidanza e allattamento

Può capitare di soffrire di mal di denti in periodi delicato come è quello della gravidanza, durante il quale la futura mamma deve valutare con attenzione e sempre sotto consiglio medico quali sono i farmaci da prendere, tuttavia non bisogna farsi prendere dall’ansia, correndo il rischio di sviluppare una pharmacofobia, perché alcuni medicinali possono essere assunti con tranquillità durante la gestazione. In linea di massima l’unico medicinale che può essere assunto in gravidanza senza rischi è il paracetamolo, la tachipirina. Se il dolore persiste è opportuno consultare il proprio dentista.

Anche durante l’allattamento, prima di prendere qualsiasi farmaco è necessario un consulto medico, in quanto la donna che allatta al senso può facilmente trasmettere le sostanze che assume al proprio bambino attraverso il latte. Se il dolore è sopportabile sarebbe meglio non prendere alcun tipo di farmaco, in caso contrario il paracetamolo è ammesso. Anche alcune terapie antibiotiche se ben programmate possono essere effettuate durante il periodo della gravidanze e dell’allattamento al seno con la raccomandazione di evitare le tetracicline.

Ad ogni modo qualsiasi tipo di trattamento deve essere necessariamente concordato con il proprio ginecologo, in questi casi più che in altri la medicina fai da te può causare innumerevoli danni.

 

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La terapia ortodontica mediante allineatori trasparenti

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La risoluzione delle malocclusioni dentarie richiede solitamente l’utilizzo di apparecchi fissi visibili o non visibili attaccati ai denti. Un apparecchio fisso consente di risolvere tutte le malocclusioni con la massima precisione.

Qualora il paziente decidesse di optare per un apparecchio mobile e ve ne fossero le indicazioni cliniche, possono essere adoperati gli allineatori trasparenti. Questi ultimi sono realizzati in materiale termoplastico resistente per uso medico.

Scopri di più sulle mascherine trasparenti

In questo caso non possiamo parlare di terapie ortodontiche propriamente invisibili, come ad esempio lo è la terapia linguale fissa con o senza attacchi, ma quasi invisibili, in quanto l’effetto di pellicola trasparente sui denti è visibile così come lo sono gli attachments in composito (“formine bianche” attaccate ai denti) realizzati sempre sui denti, spesso indispensabili per ottenere gli spostamenti desiderati. Ad ogni modo rispetto ad una terapia fissa con attacchi vestibolari è molto più estetica e sicuramente difficile da notare a distanza non ravvicinata.

 

Perché scegliere una terapia con allineatori trasparenti?

Gli allineatori sono meno costosi rispetto alla terapie completamente invisibili con gli attacchi linguali o linguali senza attacchi. Ad alcuni pazienti piace la possibilità di poter gestire la propria apparecchiatura, pur sapendo che questo non deve incorrere nel rischio che poi non la usano.

Un ulteriore vantaggio consiste nella possibilità di poterla rimuovere in corrispondenza dei pasti, con una riduzione del rischio di distacco dell’apparecchio, evenienza che nelle terapie fisse si verifica qualora il paziente mastica cibi molto duri come il torrone, i confetti ecc (nel caso degli allineatori il rischio di distacco riguarda solo gli attachments). Inoltre i denti sono liberi dall’apparecchio nel momento in cui li laviamo e questo consente di poterli pulire più velocemente, mentre l’accuratezza dipende solo dalla bravura del paziente ad eseguire la procedura di igiene orale domiciliare mostratagli dal proprio dentista.

 

Se non abbiamo la necessità di eseguire un trattamento assolutamente invisibile e scegliamo gli allineatori trasparenti dobbiamo valutare attentamente i seguenti aspetti:

  • avere la garanzia che il trattamento realmente si risolva con gli stessi tempi e risultati delle terapie con attacchi, o comunque, seppure dovesse richiedere più tempo, sempre con lo stesso risultato finale.
  • chiedere la posizione ed il numero di attachments che dovranno essere realizzati sui propri denti, in quanto questo aumenta la visibilità dell’apparecchio.
  • sapere che il risultato della terapia dipende dalla collaborazione del paziente ad indossare gli allineatori, che devono essere rimossi solo in corrispondenza dei pasti e indossati nuovamente subito dopo aver lavato i denti.
  • richiedere un sistema che sia convalidato ed abbia il massimo dell’efficacia, come l’ Invisalign che oltre ad essere il primo sul mercato ha subito continue evoluzioni e perfezionamenti. Attualmente il materiale che tale sistema usa si chiama “SmartTrack” ed è estremamente elastico in modo da migliorare l’adattamento ai denti e consentire forze più costanti e prevedibili.

Sono molto frequenti le imitazioni “artigianali” che non sono guidate da un software di precisione o che comunque hanno dei limiti rispetto al sistema originale Invisalign.

Pertanto essendo già di base una terapia con la quale è più difficile raggiungere la perfezione è indispensabile affidarsi ad un sistema serio e convalidato.

 

Come possiamo avere la certezza di eseguire realmente un trattamento mediante allineatori trasparenti Invisalign?

E’ molto facile avere la certezza di eseguire una terapia Invisalign in quanto sugli allineatori vi è la stampa sia del marchio che di alcuni codici che indicano l’arcata dentaria, il numero progressivo di allineatore ed il numero seriale identificativo del paziente. Ovviamente in zone non visibili una volta indossati.

allineatori trasparenti

codice univoco di riconoscimento

allineatori trasparenti

marchio di riconoscimento degli allineatori Invisalign

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Perché un dente diventa nero?

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In un blog dedicato alla salute odontoiatrica è giusto spiegare perché un dente diventa nero. La prima cosa a cui si potrebbe pensare è la carie. Il dente è intaccato e ha preso un colorito che oscilla tra il grigio e il nero, e questa può essere una prima valutazione. In realtà ci sono altre spiegazioni dietro alla presenza di un dente nero.

Dobbiamo distinguere innanzitutto un dente scuro perché sporco o macchiato da un dente che ha cambiato il suo colore. Spesso lo scurimento del dente e la presenza di macchie nere o marroni sono fattori che riguardano la presenza di elementi che intaccano la cromia dello smalto. Fumo, caffè, tè e altre sostanze possono causare questo effetto ma non hanno nulla a che fare con un dente nero a causa di una patologia.

Dente nero dentro: la carie

La prima causa di un dente nero può essere la carie, come già accennato. Questa condizione consuma il dente all’interno e nelle sue fasi più gravi dà un colorito nerastro al dente che dovrebbe essere subito curato. In realtà con un controllo periodico dal dentista è difficile sviluppare carie così grandi da caratterizzare un dente in questo modo, ma in ogni caso è una possibilità che deve essere valutata dal paziente.

Devi curare una carie?

 

C’è da dire che spesso i denti neri sono anche dovuti alla presenza di vecchie otturazioni in piombo, decisamente antiestetiche e che devono essere sempre controllate.

Dente nero a causa di traumi

Una delle cause principali per cui si presenta un dente nero: c’è stato un trauma, magari un colpo o una caduta su un terreno duro. Il danno alla polpa del dente fa perdere vitalità a questo elemento così si ha una necrosi della polpa che porta ad un annerimento del dente.

I bambini con denti da latte sono particolarmente colpiti da questa casistica, anche perché sono soliti cadere e prendere colpi in viso, ma il dente da latte una volta caduto non crea più problemi. Per un adulto, invece, la situazione è diversa: l’intervento del dentista è indispensabile e si deve pianificare il prima possibile.

Pulpite irreversibile e denti scuri

Perché un dente diventa nero? Una delle cause principali si ritrova nella pulpite irreversibile, infiammazione della polpa causata da focolai batterici scaturiti dalla carie o da traumi e che possono provocare la pulpite. Che può avere due sviluppi sostanziali.

  • Reversibile
  • Irreversibile

Nel primo caso c’è una sensazione di sensibilità al freddo e un leggero dolore durante il morso. Il secondo, invece, è una condizione più grave e riguarda dolore che si propaga per diverso tempo e spesso è difficile da localizzare. In quest’ultima condizione la polpa va in necrosi, con relativo mal di denti, e si presenta l’annerimento del dente.

Devitalizzazione e dente nero

In realtà una devitalizzazione ben fatta non comporta la presenza di denti neri. Questo avviene nel momento in cui non si puliscono correttamente i canali  lasciando tracce di materiale pulpare in necrosi che determina lo scurimento del dente nel tempo, o se si usano materiali inadeguati  come i cementi canalari di formaldeide e coni d’argento.

Per questo motivo è fondamentale eseguire oggi le devitalizzazioni con l’ausilio del microscopio. Quest’ultimo infatti permette di controllare in modo preciso l’interno dei canali permettendo la rimozione di tutto il materiale organico pulpare. Alla fine, il colore scuro assunto dal dente devitalizzato male, è proprio dovuto a tracce di sangue e quindi pigmenti ematici lasciati all’interno del dente. In modo assolutamente semplicistico, la colorazione scura assunta dal dente è come un livido ad un ginocchio di colore scuro.

Oggi, con una buona devitalizzazione, questa situazione è scongiurata.

Terapia: Curare e sbiancare un dente

Le possibilità sono diverse.

Se il dente è di colore nero a causa di macchie, pigmenti, tartaro, la soluzione è sottoporsi ad una buona igiene orale. Non lasciarti ingannare dai metodi fai da te per ridare il colore bianco ai denti, rivolgiti al tuo dentista e pianifica anche una buona pulizia dei denti.

Carie e relative patologie come la pulpite, ma anche la parodontite, si prevengono con controlli periodici, otturazioni corrette eseguite con utilizzo della diga di gomma e con le pulizie dei denti. Queste ultime consentono di togliere il tartaro nero dai denti e ridare un aspetto sano alle gengive che spesso possono risultare nere proprio per la presenza di tartaro sottogengivale.

Ma come curare un dente che ha cambiato colore e che è diventato scuro? Per prima cosa bisogna rimuovere la causa che lo ha reso scuro. Qualsiasi terapia che non rimuova la causa sarà destinata a fallire e l’annerimento si ripresenterà. Per questo motivo bisogna eseguire una devitalizzazione corretta dell’elemento dentario non vitale o eseguire una nuova devitalizzazione ritrattando il dente curato male. La cura canalare (o devitalizzazione) va eseguita sempre utilizzando la diga di gomma. La diga isola il campo operatorio dal respiro del paziente stesso e dai fluidi salivari e con l’aiuto del microscopio si può ottenere uno svuotamento preciso ed accurato dei canali del dente perpoterli riempire con materiale biocompatibile.

Eseguita la devitalizzazione, si può procedere allo sbiancamento dentale.

Le tecniche di sbiancamento oggi per quanto molto efficaci non sempre permettono di ottenere un risultato perfetto. Infatti, spesso si sbianca il dente ma si ottiene un colore leggermente più opaco e non perfettamente uguale all’elemento vicino. Per questo motivo spesso in zone ad alta valenza estetica si rende necessario applicare  una faccetta dentale per coprire la superficie esterna dente e restituirle il suo aspetto iniziale.

Quindi, in buona sintesi, con un’adeguata terapia si può risolvere il problema dei denti neri.

 

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Gengive sanguinanti, cause e rimedi

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Dal colore e dalla forma delle gengive si può capire molto del loro stato di salute. Le gengive sane infatti sono compatte, con un bordo regolare e hanno un bel colore rosa corallo, mentre quando c’è un’infiammazione in atto si presentano rosse, gonfie e sanguinanti.

la pulizia dei denti deve farla un parodontologo

Il sanguinamento gengivale quindi può essere il sintomo di disturbi, anche molto gravi, come la gengivite e la parodontite.

 

Cause delle gengive sanguinanti

Il sanguinamento può avere diverse cause, come lo spazzolamento troppo energico, i cambiamenti ormonali durante la gravidanza o la menopausa, la cattiva igiene orale.

Quando i denti vengono spazzolati poco o male lungo il solco gengivale si deposita la placca batterica che con il tempo mineralizza è diventa tartaro. Questa situazione porta a un’infiammazione gengivale, o gengivite, che in soggetti predisposti può arrivare a svilupparsi in parodontite di cui uno dei sintomi è proprio il sanguinamento.

 

La gengivite

Una delle principali cause del sanguinamento delle gengive è proprio la gengivite, dovuta a un’infezione batterica che può dipendere sia dal modo in cui ci si lava i denti, sia da una pulizia dei denti fatta male perché non eseguita in  modo accurato. Un parodontologo sicuramente pone un attenzione completamente diversa alla rimozione della placca e del tartaro.

Fattori di rischio che portano allo sviluppo della gengivite sono lo stress, l’alcolismo, il tabagismo, l’assunzione di alcuni tipi di farmaci, la gravidanza.

La gengivite si cura e previene con una corretta igiene orale giornaliera e una regolare pulizia dei denti professionale. Il dolore può essere gestito tramite farmaci che devono essere sempre prescritti dal dentista come gli anti infiammatori non steroidei, l’acido acetilsalicilico o il naproxene, mentre chi preferisce i rimedi naturali può provare con:

  • Gel di aloe vera
  • Malva
  • Altea
  • Calendula
  • Echinacea
  • Astragolo

Farmaci e rimedi naturali possono solo alleviare la sintomatologia della gengivite, l’unico modo per risolverla ed eliminare il sanguinamento delle gengive è sottoporsi a una visita dal dentista che provvederà ad eliminare gli accumuli di placca e tartaro dai denti con appositi strumenti.

 

La parodontite

Spesso la gengivite e il sanguinamento gengivale vengono trascurati dai pazienti pensando siano disturbi che si risolvono da soli. Questo comportamento espone i soggetti predisposti a un rischio maggiore, cioè che la gengivite evolva in parodontite, patologia infiammatoria e degenerativa che se non trattata in modo adeguato e tempestivo porta a:

  • formazione di tasche parodontali,
  • perdita dell’osso intorno al dente,
  • mobilità dentale,
  • sanguinamento delle gengive
  • spostamento e quindi migrazione dei denti con l apertura di spazi.
  • perdita degli elementi dentali coinvolti.

Tuttavia non è detto che per curare la parodontite anche se si trova in una fase abbastanza avanzata sia necessario estrarre il dente e sostituirlo con un impianto dentale. L’obiettivo principale di un buon parodontologo infatti deve essere sempre tentare di salvare il dente naturale del paziente. Il primo approccio alla cura della malattia parodontale infatti dovrebbe essere sempre quello non chirurgico, che prevede la rimozione del tartaro sottogengivale in modo da favorire la guarigione dei tessuti. Se con l’approccio non chirurgico non si dovessero ottenere risultati soddisfacenti, si passerà alla chirurgia.

 

Altre cause

Oltre alla gengivite e alla parodontite dovute alla scarsa igiene orale, il sanguinamento delle gengive può essere collegato alla presenza di altre patologie come il diabete, la leucemia, l’assunzione di farmaci come gli antidepressivi, antiepilettici e cortisonici.

Nelle donne il sanguinamento gengivale può essere collegato a variazioni ormonali dovute alla gravidanza o alla menopausa ma la causa primaria è sempre il tartaro.  In periodi così delicati dunque è ancora più importante per le pazienti non solo avere un’igiene orale domiciliare impeccabile, ma sottoporsi a periodiche visite di controllo in modo tale da scongiurare la comparsa di altre patologie gengivali. In gravidanza ad esempio è consigliabile fare una visita e una pulizia dei denti ogni trimestre.

 

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Come scegliere un dentista ad agosto

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Sei in vacanza, lontano dal tuo studio dentistico che di solito cura la tua salute odontoiatrica. E non pensi ai problemi che potrebbero sorgere all’improvviso, però la realtà è questa: c’è qualcosa che non va. Una carie che ha deciso di darti fastidio proprio quando sei in ferie o un dente si spezza a causa di una caduta. Quindi, come scegliere un dentista ad agosto?

Questo è un punto che i nostri pazienti ci chiedono, perché magari sono a chilometri di distanza e un’emergenza deve essere tamponata nel minor tempo possibile. Non sempre è possibile aspettare il ritorno a casa. Ad esempio, cosa fai se hai mal di denti in aereo proprio quando sei in partenza per le ferie? I problemi ai denti in estate sono un dramma perché vorresti goderti le ferie.

Esigenza sacrosanta. Ma a volte non ci sono scappatoie e non puoi rimandare: devi intervenire. Quindi, come scegliere un dentista ad agosto? Ecco una serie di consigli per valutare e contattare un valido sostituto del tuo fidato dentista.

Cerca informazioni su internet

La prima valutazione che puoi fare: un controllo delle recensioni su internet, magari incrociando fonti differenti. Sul sito web potrebbero esserci informazioni relative ai servizi offerti e alle tecniche messe a disposizione. Qui puoi capire se, ad esempio, c’è un servizio specifico per chi cerca un dentista aperto ad agosto.

Così puoi avere una conferma in più sul fatto che questo professionista è abituato a lavorare con turisti e villeggianti che si trovano in vacanza.

Sul sito web puoi trovare informazioni specifiche sulla specializzazione, sugli studi e sulla presenza in sede di uno specialista: tutto questo è utile per capire se è la persona adatta a risolvere il problema che ti affligge durante le ferie. Su internet puoi fare anche ricerche dedicate ai singoli dottori per verificare la presenza di eventuali pubblicazioni e partecipazioni a eventi del settore.

dentista ad agosto

Ecco una scheda Google Scholar.

Avere delle certezze in più in questo caso può aiutarti a scegliere nel modo giusto. Un buon consiglio è fare una ricerca su Google Scholar, l’archivio del motore di ricerca dedicato alle pubblicazioni ufficiali. Se il nome del dentista è presente hai una conferma in più: ecco un esempio di scheda su Google Calendar che ti consente di verificare le pubblicazioni.

Controlla se è veramente un dentista

Può sembrare assurdo dover fare un controllo del genere, ma sei fuori casa, magari in un paese diverso dall’Italia, e vuoi essere sicuro di quello che fai e della persona che dovrà visitare i tuoi denti per risolvere un problema che non ti dà pace. O almeno per tamponare in attesa di tornare dal tuo dentista di fiducia. Che dovrebbe essere sempre la prima opzione utile.

come scegliere un dentista ad agosto

Ecco i risultati di una ricerca di verifica.

Quindi, come controllare che la persona in questione sia realmente un professionista iscritta all’albo? Basta andare sul sito fnomceo.it per verificare le anagrafiche che ti restituiscono titoli di studio, specializzazioni e iscrizioni all’albo. Se ti trovi in un paese diverso dall’Italia puoi fare una ricerca su internet e trovare il database dei medici e degli odontoiatri ufficiali.

Per approfondire: come riconoscere i falsi dentisti

Valuta le recensioni lasciate dai pazienti

Sul sito web potresti trovare le prime opinioni dei pazienti, ma è chiaro che saranno sempre positive. Quindi conviene fare un controllo sui vari forum dedicati alla salute medica: se trovi una buona quantità di recensioni positive sei sulla strada giusta. Quelle negative riguardano solo il prezzo troppo alto? Non è un problema se cerchi un dentista che sappia fare il suo lavoro.

Visita lo studio e valuta il modo di operare

Hai preso una decisione e vuoi visitare lo studio del professionista. Come scegliere un dentista ad agosto? A volte devi lasciare che la valutazione passi anche da una visita allo studio: la prima impressione è importante, assicurati che siano rispettate le principali norme igieniche e che ogni dettaglio sia curato. Quali sono i punti che puoi verificare per assicurarti che sia il dentista giusto? Uno dei passaggi più semplici e immediati è verificare l’uso della diga di gomma durante l’operazione.

Prima di iniziare qualsiasi cura canalare o di carie assicurati che sia prevista. Se cercano di convincerti a procedere senza questo elemento puoi abbandonare lo studio: rischi di vanificare il lavoro a causa di contaminazioni del campo operatorio.

Strumenti e macchinari di ultima generazione

Uno dei principali problemi nel rivolgerti ad un dentista che non è il tuo in caso di emergenza, è che a visitarti sarà uno specialista che per quanto bravo non ti ha mai visto prima, soprattutto non è il professionista che è già intervenuto sui tuoi denti fin ora. Per questo motivo è importante che lo studio al quale ti rivolgi disponga delle tecnologie operative e diagnostiche più avanzate, come il microscopio ottico per operare nel massimo allineamento sulla condizione esistente e l’attrezzatura Dentalscan che restituisce immagini precise, accurate e di altissima qualità in 3d con il vantaggio una minore emissione di raggi x rispetto alla tac (fino a 6 volte di meno). Quest’ultimo passaggio è davvero importante in estate, periodo in cui i villeggianti sono molto più esposti alle radiazioni solari rispetto al resto dell’anno.

Come scegliere un dentista ad agosto

Qui trovi una serie di informazioni su come scegliere un dentista ad agosto. Un passaggio non semplice che comunque deve essere affrontato quando sei in vacanza e devi risolvere un problema nel minor tempo possibile. Anche tu cerchi un dentista aperto ad agosto a Napoli? puoi contattarci per avere maggiori informazioni: siamo aperti tutto il mese per risolvere i tuoi problemi.

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Chirurgia guidata in odontoiatria, quando serve?

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In medicina, la chirurgia guidata comprende una serie di innovative procedure chirurgiche che utilizzano tecniche radiologiche tridimensionali e softwares dedicati, al fine di eseguire le convenzionali operazioni chirurgiche con interventi minimamente invasivi ed altamente precisi, così da ridurre sensibilmente il decorso post-operatorio ed il discomfort dei pazienti.

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In implantologia, in particolare, ci si riferisce alla cosiddetta chirurgia implantare computer guidata, che permette il posizionamento di impianti ad uso odontostomatologico la cui posizione viene stabilita mediante una simulazione al computer dell’intervento chirurgico. La chirurgia guidata permette di intervenire sia su pazienti con denti residui che su pazienti completamente edentuli.

La pianificazione di un intervento di chirurgia implantare sulla base di reperti radiologici bidimensionali (es. ortopantomografia, radiografie endorali, etc.) presenta limiti legati all’impossibilità di valutare la volumetria del tessuto osseo, in particolare spessore ed altezza nelle diverse regioni anatomiche; ciò può causare imprecisioni ed errori operatori anche gravi.

Viceversa, in chirurgia guidata, le immagini tridimensionali della zona su cui intervenire (sia essa una limitata porzione delle arcate dentarie o l’intera cavità orale) vengono ottenute mediante tomografia computerizzata (CT o TAC) di tipo tradizionale (Dental Scan) o a basso dosaggio (Cone Beam). Una volta importate in ambiente virtuale mediante specifici softwares (files DICOM), tali immagini permettono di ricostruire modelli bi- e tridimensionali molto fedeli dell’anatomia del paziente.

L’esame TAC deve essere effettuato con una specifica mascherina radiologica o con una protesi opportunamente modificata, realizzate sulla base di precisi parametri estetici e funzionali e sulla registrazione di impronte dei tessuti orali, andando a simulare quella che sarà la posizione definitiva degli elementi dentari di sostituzione.

Una volta importati in softwares specifici, il modello anatomico del paziente e la posizione degli elementi dentari definitivi vengono abbinati mediante una sovrapposizione tridimensionale precisa ed attendibile, pur presentando un minimo limite di imprecisione variabile da sistema a sistema. Questa sovrapposizione, permette di pianificare quella che dovrà essere la posizione ideale degli impianti in base allo spessore ed all’altezza dell’osso disponibile. Inoltre, la visualizzazione della completa anatomia del paziente permette di identificare strutture anatomiche a rischio (es. nervi alveolari inferiori, seni mascellari, etc.) e di pianificare la posizione degli impianti mantenendosi a distanza di sicurezza. In sintesi, il paziente viene operato virtualmente mediante il computer e gli operatori clinici ottengono tutte le informazioni necessarie per la realizzazione di una dima chirurgica prodotta a livello industriale per mezzo di stampanti tridimensionali o tecniche stereolitografiche.

La dima chirurgica è una mascherina che viene posizionata nel cavo orale del paziente e fissata mediante diversi sistemi di ancoraggio, in modo da permettere al chirurgo di preparare i siti implantari mediante kit chirurgici specifici e frese calibrate e di inserire gli impianti attraverso fori di precisione e guaine metalliche che permettono un posizionamento pressoché identico a quello simulato al computer direttamente nel cavo orale del paziente. La pianificazione effettuata al computer permette di ridurre sensibimente la durata dell’intervento chirurgico.

La chirurgia guidata necessita della convenzionale anestesia plessica locale e non richiede manovre aggiuntive rispetto agli interventi tradizionali né, tanto meno, terapie farmacologiche accessorie. Al contrario, a meno che non si rendano necessarie manovre di rigenerazione ossea e/o tissutale mirate al ripristino dei coretti volumi anatomici in caso di deficit severi, la maggior parte degli interventi di chirurgia guidata non richiede l’incisione dei tessuti molli (flapless) e viene effettuata senza punti di sutura. Di conseguenza, rispetto ad un intervento convenzionale, il decorso post-operatorio è sensibilmente meno gravoso per il paziente, dal momento che dolore e gonfiore sono fortemente ridotti se non del tutto assenti e che i tempi di guarigione dei tessuti molli sono più rapidi.

In molti casi, la pianificazione guidata riguarda non solo le procedure chirurgiche ma anche quelle protesiche, permettendo di realizzare già prima dell’intervento una protesi provvisoria a carico immediato, ossia avvitata agli impianti immediatamente dopo l’intervento chirurgico o, comunque, entro 72 ore dalla sua realizzazione.

La chirurgia guidata si sta affermando sempre più nella pratica clinica quotidiana in virtù dei seguenti vantaggi:

pianificazione chirurgica predicibile, accurata e prova di rischi;

– approccio minimamente invasivo;

riduzione della durata dell’intervento chirurgico;

riduzione dei tempi di guarigione (nel caso di chirurgia flapless senza punti di sutura);

riduzione delle incisioni chirurgiche;

– decorso post-operatorio molto confortevole con sensibile riduzione di sanguinamento e gonfiore;

– riduzione della necessità di procedure di aumento del volume osseo (es. innesti, rialzo del pavimento del seno mascellare, etc.);

– possibilità di effettuare protesizzazioni a carico immediato.

Ciò nonostante, la chirurgia guidata presenta delle limitazioni, quali quelle di seguito riportate:

– necessità di utilizzare macchinari radiologici di tipo CT;

ridotta visibilità diretta del campo operatorio con limitata possibilità di intervento in caso di complicanze intraoperatorie; – aumento dei tempi di pianificazione dell’intervento da parte degli operatori clinici;

– costi relativi ai software di chirurgia guidata;

– costi relativi alla realizzazione della dima radiologica e chirurgica;

curva di apprendimento nell’utilizzo dei softwares di pianificazione guidata;

– curva di apprendimento nell’utilizzo dei kit chirurgici dedicati.

A fronte di quanto sopra riportato, trattandosi sempre di interventi chirurgici, va sottolineato che l’utilizzo delle tecniche di chirurgia guidata richiede la partecipazione di operatori esperti ed altamente qualificati e che non sempre l’impiego di tali procedure è possibile in tutti i pazienti ma è strettamente legato alle condizioni di salute generale dei pazienti stessi nonché alle peculiarità anatomiche locali.

 

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Impianto a carico immediato, si può spendere poco?

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La maggior parte dei pazienti è spaventata dall’operazione di implantologia dentale, non solo per la paura del dolore e dal post intervento, ma anche dall’eventualità di rimanere senza denti nel periodo che va dall’inserimento della radice in titanio all’applicazione della protesi.

Vuoi vedere gli impianti che facciamo?

Tuttavia questa situazione può essere evitata ricorrendo all’impianto a carico immediato che prevede l’inserimento delle corone sui perni nello stesso giorno. La bella notizia è che oggi è possibile risolvere subito il problema spendendo poco, con un risparmio economico che per la qualità delle attrezzature impiegate e la competenza degli operatori, regala un rapporto qualità prezzo mai visto prima. Vediamo di cosa si tratta e chi può usufruirne.

Cos’è l’implantologia a carico immediato

L’implantologia dentale “tradizionale” prevede un’attesa che va dalle 4 alle 12 settimane prima di posizionare la protesi. Dopo aver effettuato l’intervento è infatti necessario attendere che cominci il processo di osteointegrazione che blocca la superficie implantare  all’interno del tessuto osseo. È fondamentale che in questo periodo di guarigione (circa 3 mesi per l ‘arcata superiore dove l’osso è più morbido e circa 1,5 mesi all’arcata inferiore) l’impianto non subisca micromovimenti, altrimenti si ha una fibrointegrazione e non un osteointegrazione: la conseguenza è che l’impianto si deve rimuovere. Anche con gli impianti Straumann SLActive che osteointegrano in un  tempo dimezzato bisogna aspettare 6 settimane per l’arcata superiore e 3 settimane per l’arcata inferiore.

L’implantologia a carico immediato invece consente di posizionare la corona sull’impianto in un periodo di tempo compreso tra il giorno stesso dell’intervento e 72 ore dal posizionamento degli impianti. Questo perché gli impianti solidarizzano tra di loro impedendo la possibilità di micromovimenti che inficerebbero la possibilità di un osteointegrazione corretta.

Normalmente il sistema più preciso, esteticamente valido e sicuro per poter mettere degli impianti a carico immediato è eseguire l’intervento – spesso senza punti – mediante la chirurgia guidata. Attraverso questa procedura è possibile sapere in anticipo la posizione esatta dell’inserimento degli impianti. Il tutto è pianificato tramite Tac al computer così da poter costruire le protesi prima dell’intervento e poterle avvitare anche il giorno stesso dell’operazione.

È importante sapere che tutte le protesi a carico immediato sono protesi provvisorie che spesso sono vendute come definitive, ma non sono in ceramica.

È possibile risparmiare eseguendo l’inserimento degli impianti attraverso una chirurgia tradizionale. Eseguiti gli impianti si trasforma la protesi mobile in protesi fissa forandola in corrispondenza degli impianti una volta eseguito l’intervento e permettendone quindi l’avvitamento sugli impianti stessi ed eliminando porzioni fastidiose della protesi mobile come flange e palato.

Questa soluzione non ha le caratteristiche di precisione ed estetica della precedente ma è una soluzione molto più economica e comunque valida.  Infatti un intera arcata comprensiva della protesi mobile, di 4 impianti (All On Four), 4 monconi provvisori e trasformazione della protesi mobile in fissa si aggira intorno agli 8000 euro.

Molti pazienti mantengono per molti anni la protesi provvisoria utilizzandola come definitiva. La vera definitiva può essere sempre eseguita in un secondo momento.

Quando è sconsigliata

L’impianto a carico immediato è sconsigliato in quei pazienti che presentano scarsa quantità di osso, come ad esempio può succedere nelle persone che hanno perso i denti da molti anni o che soffrono di osteoporosi. Il requisito principale per poter realizzare un intervento di implantologia a carico immediato è la stabilità primaria dell’impianto. L’osso deve essere adeguato sia in quantità che qualità.

In questi casi la protesi sarà posizionata solo a osteointegrazione avvenuta.

Quanto costa impianto dentale

Il costo medio di una riabilitazione di un intera arcata su impianti con carico immediato può quindi variare da 8000 euro fino a 30.000 euro con sei impianti, chirurgia guidata, carico immediato, protesi provvisoria e protesi definitiva con i materiali di ultimissima generazione..

I fattori che fanno raggiungere cifre così alte per un intervento di implantologia dentale sono diversi come ad esempio i costi delle visite e degli esami specialistici, le manovre di rigenerazione ossea, i materiali utilizzati, la marca dell’impianto, la quantità di impianti, l’onorario dell’implantologo che effettua l’operazione.

È possibile e conviene sempre risparmiare?

I costi dell’implantologia dentale dunque possono raggiungere cifre considerevoli che in alcuni casi possono risultare proibitive per i pazienti. Tuttavia alcuni studi dentistici riescono a far risparmiare i loro pazienti abbassando i prezzi dell’implantologia dentale grazie all’utilizzo di impianti non supportati da un adeguata letteratura scientifica e ad accordi con altri operatori del settore, come gli odontotecnici che costruiscono le protesi. Queste soluzioni non sono sempre soluzioni soddisfacenti in quanto rischiano di abbassare troppo la qualità del restauro. Se il restauro è eccessivamente impreciso e se gli impianti non hanno una qualità minima possono far perdere il lavoro già nei primi anni provocando la riduzione della quantità di osso. Ciò renderebbe poi molto più difficile intervenire per inserire nuovamente gli impianti.

 

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